La politica estera giallo-verde: perché facciamo sempre la figura dei “soliti italiani”?

(di David Rossi)
18/05/18

L’appartenenza all'Alleanza atlantica, con gli Stati Uniti d’America quale alleato privilegiato, con una apertura alla Russia, da percepirsi non come una minaccia ma quale partner economico e commerciale. A tal proposito è opportuno il ritiro immediato delle sanzioni imposte alla Russia, da riabilitarsi come interlocutore strategico al fine della risoluzione delle crisi regionali (Siria, Libia, Yemen). È inoltre necessario rifocalizzare l’attenzione sul fronte del Sud. Non costituendo la Russia una minaccia militare, ma un potenziale partner per la Nato e per l'UE, è nel Mediterraneo che si addensano più fattori di instabilità quali: estremismo islamico, flussi migratori incontrollati, con conseguenti tensioni tra le potenze regionali. Nell’area l'Italia dovrebbe intensificare la cooperazione con i Paesi impegnati contro il terrorismo.

Ormai, anche i bambini conoscono il programma di governo che Lega e Cinque Stelle intendono sottoscrivere nei prossimi giorni. Quello che abbiamo posto in testa al Presente è una parte dell’articolo relativo alla politica estera. Chi scrive non intende addentrarsi nella valutazione della genesi e della legittimità delle sanzioni internazionali contro la Federazione Russa1 e delle relative contro-sanzioni: ha le sue opinioni e se le tiene per sé. Per questo, si limiterà, per così dire, a tirare quattro sassi nella piccionaia della politica italiana, esponendo valutazioni in merito alle conseguenze concrete della messa in atto si quanto esposto sopra dalla maggioranza giallo-verde.

  • Il ritiro delle sanzioni da parte italiana è nelle parole del documento “immediato”, ma anche unilaterale, pare di capire. Queste tre parole (ritiro, immediato e unilaterale) sono, purtroppo, le stigmate della politica estera e delle decisioni strategiche dell’Italia unita… Vogliamo ricordare, limitandoci solo alla prima metà del Novecento, l’abbandono della Triplice Alleanza nel 1914, il rifiuto di seguire le potenze occidentali nel 1935, l’abbandono dell’Austria indipendente nel 1938, l’armistizio con gli Alleati nel 1943... Pare quasi di sentire le parole che riecheggiano nelle cancellerie occidentali: “Sono i soliti italiani”. Già, perché su questo punto il nuovo (possibile) futuro Governo non chiede né di ridiscutere il metodo di imposizione delle sanzioni (nel caso della crisi del gas nervino, c’erano abbastanza elementi per lo meno per prendere tempo e richiedere una presa di posizione comune dell’Unione Europea, anche con finalità procrastinatorie) né di voler prendere la guida di uno schieramento di Paesi scettici verso questo strumento di pressione: le toglie. Sic et simpliciter.

  • La seconda sassata discende dalla prima: pare di capire che la rimozione delle sanzioni - e la nomina a partner di primo livello - sia un atto di liberalità dell’Italia verso la Federazione Russa, nel senso che non si parla né di avviare negoziati né di porre condizioni (per esempio, relativamente a non “piccole” questioni come gli accordi di Minsk o la legittimazione dell’annessione della Crimea, che coinvolgono altri Paesi sovrani i quali potrebbero un po’… prendersela2). Semplicemente, si cancellano con un colpo di spugna quattro anni di conflitti e discussioni. Ora, per quanto si possano ritenere le sanzioni ingiuste o sproporzionate, non si capisce perché non si parli, come minimo, di rimozione delle contro-sanzioni: Salvini ne ha parlato con Putin durante le visite a Mosca e sa per certo che saranno rimosse in modo selettivo a nostro favore? Oppure grillini e leghisti lo suppongono, perché in fondo la Russia finirà per renderci il favore? Hanno valutato eventuali proposte “indecenti” pubbliche della Russia e quanto potrebbero indispettire gli alleati, anche quelli “privilegiati”? E che dire poi delle reazioni degli altri “tenenti causa”?

  • E con questo passiamo alla terza sassata: questo atto di liberalità così immediato e spontaneo, quanto ci costerà? Già, perché questa rottura del fronte occidentale contro la Federazione Russa non sarà salutata da Parigi, Londra, Washington e Berlino come una “italianata” con una scrollata di spalle. Nel caso del Regno Unito, sarà percepita come minimo come un’offesa grave, dato che il Governo di Sua Maestà lamenta che la Russia abbia compiuto nei suoi confronti un atto di guerra o di terrorismo di Stato. Roba seria: qualcuno lo spieghi ai nostri nuovi governanti… A Washington, come reagirà il presidente Donald Trump, uno che non è famoso per ragionevolezza e moderazione? Ci permetterà ancora di sedere al tavolo della NATO e di contribuire nel nostro piccolo alle decisioni3? Direte: fanno fare alla Turchia quello che vuole. Sì, ma Ankara ha le seconde forze armate d’Europa e esercita un peso strategico che noi ce lo sogniamo da ottant’anni… Siamo sicuri che gli Americani si ricorderanno delle visite amichevoli e considereranno come rassicurazione l’esser considerati “alleato privilegiato”? Quanto spazio strategico guadagnerà la Francia a nostro danno da questa nostra “ritirata” immediata e unilaterale? La Germania come reagirà? Lo chiedo soprattutto perché questi quattro Paesi rappresentano quasi la metà delle nostre esportazioni. Se si tolgono le sanzioni a Mosca in questo modo e con la giustificazione che danneggiano il commercio italiano, siamo proprio certi che, in un mondo sconvolto da guerre dei dazi, le imprese italiane non saranno le vittime? Lo dico con franchezza: la Russia non potrebbe, neanche volendo, sostituirsi a USA, Regno Unito, Francia e Germania come compratore dei nostri beni di consumo, degli armamenti, degli autoveicoli e di tutto il bello e il buono che noi vendiamo in giro per il mondo.

  • Infine, c’è l’invito caloroso a Mosca a intromettersi anche nelle questioni di Yemen e Libia. Nemmeno l’Egitto del Sisi, partner strategico di Mosca, si era spinto a tanto. Anzi… Verrebbe da chiedersi se chi ha redatto questo programma abbia per lo meno una idea delle conseguenze dell’intervento di Mosca nel cortile di casa dell’Arabia saudita, lo Yemen. Chi scrive, ritiene che Putin non voglia nemmeno sapere dove si trova lo Yemen e se qualcosa sta succedendo in loco. La Libia e i Russi: se potesse leggere questo programma, Gheddafi si rivolterebbe nella tomba, ovunque essa si trovi. Ma più che altro, c’è da domandarsi che cosa pensino, leggendolo, i leader di Cina, Egitto e Algeria (tre partner strategici come minimo a livello di Mosca, per l’Italia: pensiamo alle loro massicce forniture di gas…) della volontà di appoggiare un intervento russo nella Sirte. Tutto questo al netto delle diverse opinioni delle fazioni in lotta nella nostra ex colonia… Ma queste non sono domande che qualcuno si è posto: il Mediterraneo per qualcuno è solo un’autostrada per i nuovi barbari in cui far intervenire il gendarme russo.

Quello che consiglio, per imparare a gestire i rapporti con Mosca, è di passare da Ankara e Budapest per una lezione accelerata. E urgente…

  

1 Stupisce, a questo proposito, che nel documento vergato dagli sherpa di Luigi Di Maio e Matteo Salvini si parli di “Russia”, mentre sulla scena internazionale quel Paese ha il nome ufficiale di “Federazione Russa” e come tale si definisce in tutta la documentazione ufficiale. Ma tant’è…

2 Lascio a chi legge di giudicare quanto il governo di Madrid gradirà il riconoscimento di fatto dell’annessione della Crimea alla luce dei problemi col separatismo catalano… Per non dire dell’opinione di Polonia, Romania e Ucraina che - lungi dall’esser considerate solo Paesi fornitori di badanti e idraulici - hanno udienza come e meglio di noi a Washington…

3 Va ricordato che da mesi si lamenta con Roma per il nostro scarso contributo finanziario…

(foto: Cremlino)