Russia e Giappone: il ponte che non si costruirà mai e le castronerie di un giornalista

(di David Rossi)
22/08/18

A volte si addormentava anche il buon Omero: figurarsi se non possono prendere delle cantonate colossali, forse frutto di colpi di calore, dei giornalisti italiani in questi ultimi giorni arroventati dell’estate. Capita, perciò, di leggere un articolo online1 e di stupirsi che l’autore, preso forse dalla pur legittima foga amorosa per il presidente russo2, dichiari, come se niente fosse, che il Cremlino ha già dato l’ordine di dare “il via ai lavori per la costruzione di un ponte per collegare la terraferma russa all’isola di Sakhalin”, definendola “una mossa dai notevoli risvolti politici, perché”, come ricorda giustamente, “Sakhalin e le isole Kurili furono occupate dall’Armata Rossa negli ultimi giorni della seconda guerra mondiale e sono tuttora rivendicate dal Giappone”. Continua poi dicendo che”il ponte verso Sakhalin è indispensabile (N.d.R., al Cremlino) non solo per ribadire che l’isola appartiene alla Russia ma soprattutto per passare poi alla costruzione del collegamento ferroviario tra Sakhalin e Hokkaido che, a sua volta, è già collegata” al cuore del Giappone. E qui, mi si passi la boutade, casca l’asino: perché mai Tokyo, al di là del rivolgere inchini e cortesie ogni volta che negli ultimi vent’anni l’opera è stata proposta, sempre dai Russi, dovrebbe accettarla? Al di là dei discutibili effetti commerciali3, il ponte (o il tunnel, come indicato in alcuni progetti) comporterebbe il riconoscimento politico dell’occupazione sovietica delle isole Kurili, una ferita ancora oggi aperta nella coscienza civile e politica dei Nipponici e una vergogna per l’ex nazione sovietica seconda solo a Katin.

Chi conosce la nazione del Sol Levante sa quanto sia lunga e profonda la memoria storica di questo popolo e della sua classe dirigente: nelle parole del “Jewel Voice Broadcast”, cioè il primo discorso al Paese dell’imperatore Hirohito, ancora risuonava l’eco dell’umiliazione subita dal Giappone all’indomani della conclusione del Trattato di Shimonoseki (1895), quando la triplice alleanza di Francia, Germania e Russia obbligò i vincitori nipponici a rinunciare al meglio delle conquiste della Prima guerra sino-giapponese (la penisola del Liaodong e Port Arthur). L’umiliazione patita fu alla base di una vera e propria “Operazione Ira di Dio” scatenata da Tokyo contro questi tre Paesi: la guerra russo-giapponese (1905-1906), la Prima guerra mondiale (1914-18) e l’occupazione giapponese dell’Indocina (1940) altro non furono che tre passi della vendetta contro, rispettivamente, Russia, Germania e Francia. Per la stessa indisponibilità a piegarsi a una violenza percepita come ingiusta, il Giappone ha negato l’onore di un trattato di pace prima all’Unione sovietica e poi alla Federazione russa: i nipponici hanno ammesso le loro colpe verso tutti quanti, tranne che la grande nazione slava a cui… nemmeno avevano dichiarato guerra durante il secondo conflitto mondiale!

Ciò detto, a chi scrive pare a dir poco ridicolo quanto dato in pasto dal noto quotidiano al lettore online, ora magari convinto che tra pochi anni potrà andare in treno da Milano a Tokyo. Ma va da sé che, probabilmente, all’autore premeva, più che parlare di un ponte di carta, far passare l’idea, oggi molto di moda, che la Russia di Vladimir Putin è un grande mercato strategico e un Paese aperto e amico, a differenza di chi per quasi mezzo secolo ha difeso Germania, Italia e Giappone, non tanto tramite la NATO, quanto opponendo la presenza fisica del proprio personale militare a un’eventuale offensiva sovietica, con la presenza di basi di U.S. Navy e U.S. Air Force. Già, oggi sono solo gli Stati Uniti e l’organizzazione del Patto atlantico ad essere aggressivi: lo dice Internet, c’è da credergli!

 

P.S. Caro direttore, so già che per il presente articolo mi prenderò come minimo del “Piddino”, del “russofobo” e del “complice di Soros”, io che non ho mai votato il centrosinistra, ho sempre amato la Storia e la letteratura russe e sto persino dalla parte di Orban. Ma tant’è, ho il viziaccio di fregarmene dei troll.

  

http://www.occhidellaguerra.it/ponti-russia/

2 Una povera vittima “del rovesciamento del governo legittimo dell’Ucraina e… della presenza aggressiva della NATO”, nonché delle mire a “dividere i Paesi e spezzettare i continenti”.

3 L’articolo afferma che “se le diverse opere venissero infine realizzate, il Giappone diventerebbe uno Stato continentale e le sue merci avrebbero un accesso enormemente facilitato a un mercato come quello russo, con 145 milioni di potenziali consumatori, e poi anche a quello europeo… un scenario capace di restituire alla Russia il ruolo di grande ponte”, salvo trascurare la conseguenza, non banale, che Mosca sarebbe intermediario unico di Tokyo per le sue relazioni economiche con l’Eurasia, il che conviene molto alla Russia, molto poco al Giappone.