Un pericolo per la Patria

(di Frank Montana)
12/07/18

Quale potrebbe essere un pericolo per la Patria e perché? Qualche volta bisogna porsi la domanda non solo dal punto di vista strettamente militare, ma anche dal punto di vista del comportamento umano, perché davanti e dietro ad un arma c'è sempre un uomo. Allora diventa importante capire e per capire bisogna fare anche delle ipotesi e delle proiezioni. Quanto descritto sotto è solo puro esercizio di ipotesi e per farlo sono state prese alcune frasi storiche che servono da supporto.

L'ipotesi di base: l'errato ascolto

Uno dei pericoli più grandi che corre la Patria è quello che il vertice dia ascolto agli "adulatori". Questo pericolo potrebbe incombere costantemente e il danno che ne conseguirebbe sarebbe proporzionato al ruolo ricoperto. In Italia oltre a moltissime brave persone potrebbero essercene anche altre, speriamo poche, che potrebbero fare della sofisticata arte dell'adulazione una ragione di vita (e di guadagno). In questa ipotetica situazione, se veramente nel Belpaese si volessero cambiare le cose e guardare al futuro in maniera rosea e propositiva, servirebbe prestare attenzione a non cadere vittima di questi soggetti.

La storia dimostra che questi personaggi abbiano sempre avuto come unico obiettivo quello di mantenere più a lungo possibile i loro guadagni. Il problema è che chi ha ascoltato gli adulatori, dunque la leadership, è stata allontanata piano piano dalla realtà ricevendo informazioni parziali e deformanti. Ne consegue che le decisioni che sono state prese non erano affatto ancorate alla realtà dei fatti e non hanno portano utilità al Paese, tranne che agli adulatori stessi che hanno continuato a beneficiarne.

È indubbio che il pericolo esterno può essere combattuto e contrastato con strutture adeguatamente preparate, mezzi adeguati e strategie chiare e funzionali allo scopo. Ma se il nemico del supremo interesse nazionale, perché di questo si tratta, in questo puro esercizio teorico (...), dovesse annidarsi all'interno delle gerarchie o fosse contiguo al potere, allora il pericolo sarebbe davvero elevato: qui stiamo parlando di persone che potrebbero avere una certa influenza sul decisore. Qui stiamo parlando di scelte che potrebbero coinvolgere lo Stato. Qui stiamo parlando, alla lunga, della possibile sopravvivenza economica dell'intera comunità italiana. Lo Stato italiano non è una entità intangibile e astratta, perché lo Stato siamo noi. Tutti quelli che hanno la cittadinanza italiana: lo Stato è questo!

La Peste!

Niccolò Machiavelli, che non era sicuramente uno sprovveduto, dedicò l'intero capitolo XXIII del suo famoso libro De Principatibus (il Principe) al problema “che con difficultà si defendano da questa peste”. L'uso del vocabolo peste da parte del grande pensatore è straordinariamente indicativo, perché a quei tempi aveva un valore molto più importante di quello di oggi, in quanto era davvero un pericolo spaventoso.

Il capitolo “Quomodo adulatores sint fugiendi”, riguardo al comportamento da tenere del principe regnante, riporta testualmente “ma lui debbe bene essere largo domandatore, e di poi circa le cose domandate paziente auditore del vero; anzi, intendendo che alcuno per alcuno respetto non gnene dica, turbarsene”. [N. Machiavelli, Il Principe, Ed. Demetra Srl, Acquarelli Saggi, ppgg.158-161].

Insomma, il travisamento della realtà, il dare e riportare informazioni addomesticate, il nascondere quello che non va bene è un pericolo che l'Italia ha conosciuto tramite il monito di Machiavelli già da diversi secoli e che tramite il passaggio storico delle conoscenze in tale materia si spera possa essere preparata e vaccinata per il futuro contro questa terribile peste.

Jean de La Bruyère, 1645-1696, scrittore, insegnante e tutore reale, dunque uno che conosceva bene l'ambiente di corte, fece una sintetica e illuminante descrizione dell'adulatore: “L'uomo che conosce le cose di corte è padrone dei suoi gesti, dei suoi occhi, delle sue espressioni; è profondo, impenetrabile, dissimula i cattivi uffici, sorride ai nemici, controlla l'irritazione, cela le sue passioni, nasconde ciò che ha nel cuore, parla e agisce contro i suoi sentimenti”. [Le 48 leggi del potere, Robert Greene, Baldini & Castoldi pag.281].

La didattica entra nel vivo: il rimedio antico

Dunque da una parte c'è l'adulatore e dall'altra la leadership. Se la prima tende a mistificare la realtà, la seconda tende ad inebriarsi di potere e a perdere il contatto con la realtà.

Un vecchio rimedio contro l'uso improprio del potere persuasorio degli adulatori è la frase “Memento mori! Memento te hominem esse! Respice post te! Hominem te esse memento!” ("Ricordati che devi morire! Ricordati che sei un uomo! Guardati attorno! Ricordati che sei solo un uomo!"). Nell'antica Roma il triumphator si sentiva ripetere queste parole all'orecchio durante tutta la cerimonia solenne ed erano pronunciate dallo schiavo che gli reggeva la corona di alloro.

Ai tempi avevano capito che serviva una voce che ti riportasse alla realtà.

L'antidoto moderno

Nel moderno caso in questione la voce che ripete “Memento mori!” è l'attività giornalistica fatta con serietà e senza paura di dispiacere al potente di turno e alle alte gerarchie militari. Risulta chiaro a tutti di come i Media siano fondamentali allo sviluppo della democrazia, ma nessuno ha il coraggio di ammettere che il prezzo da pagare è quello di avere giornalisti scomodi che dicano la verità.

Stampa amica? E perché mai! La Stampa deve essere libera di fare bene il suo lavoro. La possibilità di avere giornalisti qualificati al seguito delle FFAA, i famosi embedded, è il valore aggiunto dello Stato. L'arma in più dei cittadini!

Un test: se per ipotesi l'intelligence fallisse...

Mettiamo che l'intelligence creasse un disastro dietro l'altro e la politica estera idem. Che quadro ne verrebbe fuori? Perdite di interi settori economici, allontanamento dai Paesi amici e storici partner commerciali. Una situazione che non porterebbe sicuramente miglioramenti al nostro Paese.

Un vero esercizio deve essere complesso...

Supponiamo, tanto per complicare l'esercizio, che nelle edicole di oggi che alcuni quotidiani pongano l'accento sul costo e sui tagli alle FFAA e alla rinuncia di alcuni sistemi d'arma troppo costosi, ma nessuno pubblica una riga di potenziare seriamente l'intelligence così da renderla veramente moderna ed efficiente. In uno scenario del genere, quale sarebbe la via d'uscita più razionale?

Inizia il ragionamento

Può anche andare bene limitare l'acquisto di sistemi d'arma modernissimi, ma a condizione che quello che abbiamo al momento in dotazione sia in grado di essere all'altezza del ruolo perché l'intelligence ha fornito le giuste valutazioni. Se c'è solo una cartuccia da sparare, deve per forza centrare il bersaglio giusto tra i tanti falsi bersagli. Se l'intelligence non è all'altezza, questo non avverrà mai.

Altra complicazione: quei "guastafeste" degli embedded!

I giornalisti embedded, per chi non lo sapesse sono giornalisti specializzati nelle tematiche della Difesa e formati appositamente per seguire le FFAA in tutti i teatri operativi del mondo, sono dei guastafeste: mangiano a sbafo, vogliono solo fare una vacanza originale e non hanno voglio di fare nulla, secondo alcuni. Insomma, un vero peso! Eppure hanno un ruolo che pochi hanno capito e apprezzato: sono utili al J2 (Intelligence operativa, nrd).

Il Banco vince!

Che cosa lega i giornalisti embedded all'intelligence? Un articolo! Infatti i giornalisti fanno il loro lavoro scrivendo e l'intelligence fa il suo leggendo. Perché come giustamente ha evidenziato Max Hastings (storico e giornalista) “Esistono due tipi di giornalismo: quello che cerca di dire la verità e quello che tratta le notizie come se fossero merce”. [David Randall, il Giornalista quasi perfetto, Editori Laterza] Sintetizzando: Io Stato ti porto via come embedded con le FFAA e tu scrivi quello che hai visto e capito. Provate a fare due semplici conti sulle possibilità intrinseche e sui costi e vedrete che l'affare è di chi tiene il banco: lo Stato.

Gli adulatori non stanno a guardare

Ma il vero problema sono gli adulatori, ovvero coloro che raccontano le cose secondo i loro interessi personali (ricordiamo il monito di Machiavelli!). Cercando di rendere l'ipotetico esercizio un po' meno noioso, possiamo entrare nel campo delle ipotesi coinvolgendo magari una piccola testata specializzata che fornisce magicamente informazioni serie e attendibili. Le stesse poi corroborate e ampiamente confermate dal verificarsi degli eventi, mentre le strutture preposte alla raccolta delle medesime informazioni magari continuano a fare quasi cilecca? E se il quadro poi dato in pasto alla pubblica opinione non fosse quello ipotizzato dai Servizi? Insomma se non avessero fatto quasi cilecca, che cosa significherebbe? Una ipotetica risposta potrebbe essere che strada facendo l'informazione potrebbe aver incrociato un adulatore che l'ha raccolta e rivista a suo uso e consumo.

Secondo il bravo giornalista e scrittore Harold Evans: “Nessun servizio segreto, nessuna burocrazia, può fornire le informazioni garantite da un giornalismo competitivo; neanche i più abili agenti segreti della polizia di Stato sono all'altezza di un giornalista che lavora per la democrazia”. [David Randall, il Giornalista quasi perfetto, Editori Laterza]

Tacere o parlare? Questo è il dilemma!

Questo esercizio serve a creare degli ipotetici scenari anche sulla difficile scelta di parlare o non parlare con i Media.

Vogliamo una Italia sicura, forte e competitiva? Bene, iniziamo col risistemare tutte le cose nel verso giusto. "Parole sante!" - potrebbe dire qualcuno. Facile a dirsi, ma poi...

Tanto per fare un esempio, come può un alto ufficiale avere paura di un uomo armato di penna, quando per tutta la vita non ha fatto altro che addestrarsi ad affrontare la morte in battaglia? Non sarà per caso che abbia paura di rovinarsi la carriera perché dice qualcosa di vero ma sconveniente al politico di turno?

Il valore di un militare non si misura solo con le medaglie, ma anche dai suoi gesti contro la decadenza imperante e gli adulatori. Il GENERALE francese che ha dato le dimissioni perché in disaccordo col governo agli occhi della opinione pubblica francese ha sicuramente più valore di una persona che invece ha preso una decisione perché imposta dal sistema politico.

Il GENERALE De Villiers deve aver letto molto bene il vecchio manuale di formazione militare “L'Arte del Comando”, del capitano André Gavet. Nel libricino Gavet spiega chiaramente che un ufficiale non deve aver paura di fare un passo falso se questo è dettato dalla buona fede e che nemmeno dovrebbe aver paura di prendere l'iniziativa. Anzi, proprio questa ultima risulterebbe fondamentale nel campo militare, dunque al suo Paese.

La disciplina non è servilismo, ma un dovere dell'uomo libero. E l'autorità del capo si manifesta con la fiducia nella quale viene riposta perché supportata da due pilastri: valore morale e intellettuale. E il GENERALE francese deve aver fatte sue le massime di Gavet, tanto che le ha applicate polemicamente contro il governo in carica.

Il dover demandare alla forza politica il permesso a rilasciare una intervista o no, oppure a tacere di fronte ad una scelta che vista dal punto di vista militare non è utile al Paese risulta svilente per i vertici militari? Questo interessante spunto di riflessione contemporaneo risulta utile all'esercizio in corso. Si potrebbe arrivare a dire che i militari, nel senso più tecnico del temine, hanno dedicato tutta la loro vita a studiare e perfezione le loro capacità e poi si trovano così a chiedere il permesso magari a qualche funzionario politico che fino al giorno prima faceva tutt'altro lavoro. Sono di fatto due valori che non stanno sullo stesso piano e che hanno anche caratteristiche diverse.

Fine lezione. Esercizi per casa!

Es.1) Se tutto sta passando sotto traccia. Tutto! Se non arrivano le informazioni corrette, si corre il pericolosissimo rischio che le uniche disponibili siano sempre quelle degli adulatori?

Solo per i più bravi

Es. 2) 482-0623; 19191; 2525404640. Che cosa sono? Codici identificativi? Password? Combinazioni di qualche cassaforte? Coordinate? Numeri di telefono?

   

Soluzioni

Es. 1) Sì, gli adulatori avrebbero vita facile. Machiavelli parlava di "peste".

Es. 2) Sono tre numeri di telefono che corrispondono ai servizi di intelligence americani, serbi e somali. I numeri si trovano nei loro siti internet. Sicuramente due servizi dei tre elencati non possiamo certo definirli di prima grandezza ovvero del Primo Mondo. Quello dei servizi italiani? Non c'è!

(foto: Difesa Online / Difesa / web / MBDA / U.S. DoD)