Andrea Adorno, Gastone Breccia: Nome in codice: Ares

Andrea Adorno, Gastone Breccia
Ed. Mondadori
pagg. 176

Un libro che sa di vita. Di quella che inizia nel sud Italia, a Catania, e che poi vola al freddo di Bolzano. Una vita fatta di dolori per gli affetti prematuramente mancati, di cadute vere e metaforiche, di licenze forzate per motivi di salute e di altre piacevoli per amore. Una vita che ha il sapore della fatica degli addestramenti, del coraggio nelle missioni all’estero, del colore delle amicizie vere. La vita di un soldato: l’allora caporal maggiore capo del 4° reggimento “Monte Cervino” dell’Esercito Italiano, Andrea Adorno.

Una vita che cambia in un attimo: quello del 16 luglio 2010 quando, durante un’operazione di rastrellamento nel villaggio di Bozbai situato sulla riva destra del fiume Murghab, Adorno viene sorpreso insieme ai suoi compagni dalla violenta reazione degli insurgents afghani. Nello scontro a fuoco rimane ferito gravemente, ma continua a combattere per proteggere i militari del suo plotone fino a quando non sono tutti al sicuro. Un atto di eroismo che solo un soldato dedito e fedele può compiere e per cui, il 4 novembre del 2014, Adorno riceve, all’Altare della Patria, la medaglia d’oro al valore militare.

Nome in codice: Ares” inizia da qui, dalla medaglia d’oro e da come quella onorificenza abbia cambiato la vita di Adorno; per poi tornare indietro, come una macchina del tempo, alla sua storia. Un libro intenso, dove traspare la determinazione, la forza e il coraggio di un uomo che trascorre le sue giornate al grido di “Mai strac!”, che sceglie come nome in codice quello di Ares, il dio della guerra, “perché nella vita bisogna sempre mirare in alto” scrive nel libro e che oggi, oltre a prestare servizio al 62° reggimento fanteria “Sicilia” è membro del Gruppo Sportivo Paralimpico Difesa. Un Gruppo che approccia con diffidenza, ma che, con la convocazione agli Invictus Games di Orlando, gli cambia la vita: “torno a casa con il cuore più leggero. Continuerò ad allenarmi. Migliorerò, se possibile, le mie prestazioni. Sfiderò i miei limiti. Ho voglia di farlo: il resto verrà col tempo. Magari anche un nuovo incarico, un nuovo orizzonte”.

Un libro che consiglio di leggere, perché ogni azione o gesto fatto non resti invano, perché è nelle storie altrui che possiamo trovare il motivo di andare avanti, lo stesso che Adorno cita all’inizio del libro: “Nessuno ha amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).

Anita Fiaschetti