Andrea Lopreiato
Mursia Editore, Milano, 2016
pagg. 269, euro 15,00
Il combattimento urbano rappresenta fin dall'antichità un evento da evitare se non costretti dall'andamento della guerra. Più di 2500 anni fa, Sun Tzu, nel suo trattato su l'Arte della Guerra, ammoniva i comandanti sui pericoli e le insidie della guerra in città: "La tattica più rischiosa è assediare le città. Assediale soltanto se non hai altra alternativa".
Ma sebbene gli strateghi abbiano durante i secoli consigliato di tenersi alla larga dalle città, generali e eserciti nel corso della storia hanno continuato ad attaccare e difendere le città, che sono state sempre considerate un obiettivo tattico e strategico. E la crescente urbanizzazione della popolazione mondiale – si stima che entro il 2050 i tre quarti dell'umanità vivranno in ambiente urbano – fa ritenere molto probabile che le città, in particolare le grandi metropoli costiere, saranno i teatri di guerra dei prossimi conflitti armati.
"Le città saranno i campi di battaglia del 21° secolo", sostiene Louis Di Marco, già tenente colonnello dell'esercito statunitense, docente di storia militare e di teoria della guerra urbana presso l'US Command and General Staff College di Fort Leavenworth, nonché autore di alcuni manuali specialistici, compreso l' FM 3-06 Urban Operations del 2002.
Alle operazioni militari in aree urbane nel secondo dopoguerra è dedicato il volume Guerra nelle Città di Andrea Lopreiato, in cui l'autore ricostruisce settant'anni di conflitti, dalla guerra arabo-israeliana nel 1948, alle sanguinose battaglie di Saigon e Hué nel 1968, alle battaglie di Vukovar nel 1991 e Sarajevo nel 1992-95, all'intervento in Somalia nel 1993, passando per gli interventi in Cecenia, prima battaglia di Grozny nel 1994-95 e seconda battaglia di Grozny nel 1999-2000, alle due battaglie di Fallujah nel 2004, fino ai recenti scontri nel West Bank e nella Striscia di Gaza.
L'autore è stato molto selettivo nella scelta dei casi di studio, tralasciando ad esempio alcune battaglie importanti, come Budapest (1956), Algeri (1956-57) o Panama City (1989). Ma si tratta di una scelta che si può condividere, poiché i casi trattati sono ampiamente rappresentativi dei maggiori interventi militari condotti all'interno dei centri abitati dal 1945 ad oggi.
Per fronteggiare questa forma di combattimento, gli eserciti, nel corso degli anni, hanno sviluppato diverse tattiche e tecniche innovative, che vengono puntualmente descritte e analizzate nel volume. Tra le più efficaci, in particolare, quelle messe a punto dagli israeliani a partire dal primo conflitto contro gli arabo-palestinesi, e, precisamente, la tecnica del mouse-holing, ovvero l'avanzamento attraverso le brecce praticate nei muri degli edifici per passare di casa in casa, evitando le strade, potenziali luoghi d'imboscata. Attuata all'epoca dall'organizzazione terroristica Irgun Zwei Levi, la tecnica è stata affinata e largamente sperimentata dall'IDF (Israeli Defense Forces) durante l’operazione Defensive Shield (marzo-aprile 2002) in accoppiata con la tecnica dello swarming, dello “sciamare”. Mutuata dal comportamento di alcuni insetti, come formiche, cavallette e vespe, lo swarming consiste nell’avanzare e attaccare l'obiettivo muovendosi in massa come uno sciame dileguandosi poi velocemente prima che il nemico possa reagire. La tecnica del mouse-holing è stata successivamente impiegata anche dall'esercito Usa nel corso dell'operazione Phantom Fury (Fallujah 2004).
Nel capitolo conclusivo del volume, Lopreiato fa stimolanti considerazioni sulle guerre che le Forze Armate dei Paesi occidentali dovranno affrontare e sulle lacune che andrebbero colmate in termini di addestramento, risorse umane, mezzi, materiali e intelligence. E avanza una serie di interessanti proposte: alla guerra urbana, alla urban warfare dovrebbe corrispondere un nuovo tipo di soldato, in posseso di nuove specializzazioni. Forzando, ma non troppo la mano all'autore, si potrebbe affermare che gli appare ineludibile la costituzione all'interno degli eserciti regolari di un nuovo corpo militare, che potremmo definire degli urban warfighters. Inoltre, per Lopreiato nuovi mezzi e sistemi d'arma dovrebbero essere impiegati in questo particolare genere di combattimento, ad esempio bracci ed elevatori meccanici, in grado di portare armi pesanti ed operatori fino a 40 metri di altezza, il che consentirebbe di irrompere direttamene nei piani alti degli edifici da bonificare oppure armi termobariche portatili, molto efficaci contro strutture e manufatti, come si è visto durante la guerra in Cecenia.
Il volume si chiude con una bibliografia sufficientemente ampia e aggiornata, anche se, in qualche caso, non viene riportata l'edizione in lingua italiana di alcuni dei testi citati. Ma questo non è che un dettaglio di poco conto, che nulla toglie al valore e alla qualità dell'opera. A Lopreiato va il merito di aver trattato, in modo agile e documentato, un argomento su cui esiste una vasta bibliografia in lingua straniera, ma ancora poco frequentato dagli studiosi italiani di cose militari.
Guerra nelle Città, resta uno dei pochissimi lavori sul tema, se non forse l'unico, finora scritto da un autore italiano ed edito in Italia.
Nicola Festa