Annalisa Strada
Ed. Einaudi Ragazzi
pagg. 138
“Avrei voluto essere una persona felice, giusta, utile e perbene. Non me ne hanno dato il tempo”. È con questa frase che Annalisa Strada termina il libro “Io, Emanuela - agente della scorta di Paolo Borsellino”. Lei, Emanuela, è Emanuela Loi, la prima donna agente di polizia morta in servizio il 19 luglio del 1992.
25 anni da quella che fu una delle pagine più tristi della storia italiana, in quel duello Stato-Mafia che ancora oggi non accenna ad arrestarsi e dove, oltre a lei, persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e gli agenti Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Ma chi era Emanuela? Annalisa Strada lo racconta in modo semplice, scorrevole ed entusiasmante. Emanuela Loi era di Sestu, una cittadina vicino Cagliari. Una famiglia umile la sua: padre ferroviere, mamma casalinga e un fratello e una sorella maggiori, Maurizio e Claudia. Emanuela non ha neanche vent’anni quando sua sorella, dopo il diploma magistrale, la convince a tentare il concorso per entrare in Polizia: un’idea azzardata, ma che si rivelerà poi appartenerle, grazie a quel senso del dovere che da sempre la contraddistingue. Una scelta che la fa crescere in fretta e lontano dalla sua terra, a Trieste prima, a Palermo poi.
Una narrazione veloce e leggera ci permette di conoscere da vicino quelli che erano i sogni, le aspettative e i timori di una giovane ragazza, ma anche la sua forza e determinazione. Fin dalle prime pagine, Emanuela mette in riga chi comincia a leggere il libro: “prima di iniziare ti spiego una cosa: non stai per leggere la storia di tutta la mia vita né un diario, ma il racconto dei momenti più importanti. Quelli che mi hanno fatto diventare la persona che scoprirai”.
Ed è proprio così: vale davvero la pena poter conoscere chi è stata Emanuela Loi e quanto di buono e giusto, seppur in breve tempo, abbia fatto. Lo dobbiamo a lei e a tutte quelle persone, servitori dello Stato e non, che sono morte per mano della mafia.
Anita Fiaschetti