Danilo Pagliaro, con Andrea Sceresini
Ed. Chiarelettere
pagg. 220
Non saremo dei chierichetti, ma non siamo nemmeno assassini spietati che fanno il lavoro sporco per la Francia. La Legione straniera, in primis, è una branca dell’Esercito francese che accetta le varie nazionalità. In questo senso è un Corpo aggregante, qui non sei bianco, nero o giallo, non sei cattolico, islamico o animista, hai un kepì bianco, sei un legionario.
Per Danilo Pagliaro spiegare cosa sia la Legione straniera francese e, soprattutto, cosa non è, quindi raccontarla senza i miti e le leggende metropolitane che si accostano al termine Légion étrangère, è una missione.
Missione ribadita a Roma, l’8 novembre, nella sezione dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia, ANPd’I, durante la presentazione del suo secondo libro, “La Scelta. La mia vita nella Legione straniera”, scritto con Andrea Sceresini. (il primo, “Mai avere paura”, è diventato un best seller). Moderatore della presentazione Raffaele Capoferro, vice presidente della sezione, strapiena di gente di ogni età, segno tangibile che la Legione straniera è un argomento che interessa.
Danilo Pagliaro, 61 anni, veneto, a 37 anni si è arruolato in Legione straniera in Francia... Ha partecipato a molte missioni, tra cui ex Jugoslavia, Afghanistan, Libano, Repubblica Centrafricana. Ricopre il grado di brigadier chef (caporal maggiore scelto, ndr). In un certo senso il libro è autobiografico: l’autore cita episodi, aneddoti, storie vissute in prima persona. Ma è soprattutto la biografia della Legione raccontata attraverso la sua esperienza, dal primo giorno a Aubagne fino ad oggi.
Non esito a dire che il contenuto del primo e di questo secondo libro sono in linea con lo spirito della nostra associazione, cioè nel credere in determinate cose, nel non raccontarsi favole, fare il proprio dovere e cercare di farlo bene. Questo è lo spirito che emerge dalla lettura dei libri di Danilo, ossia un ridimensionamento di certi aspetti “mitologici” del soldato che non vanno bene, perché non servono, perché creano illusioni in persone che poi si sentono di non poter fare quelle cose che poi, tutto sommato, non sono state mai fatte da nessuno... - il commento del presidente della sezione Anpd’I di Roma, Adriano Tocchi, presentando l’autore.
Tra i ricordi citati da Pagliaro, l’episodio della vecchietta che quando lo vede, spaesato con poca conoscenza della lingua francese, nel ’94 a Marsiglia, capisce che sta andando ad arruolarsi e gli prende il viso tra le mani baciandolo in fronte, come una madre. Oppure in Africa, quando si trova a puntare l’arma su di un passante, che potrebbe essere uno dei ribelli che hanno appena teso un agguato e per fortuna l’ordine di sparare non arriva, perché quell’uomo è solo uno spaventato contadino che passa nel posto e nel momento sbagliati.
Sono vari gli episodi raccontati nel libro, tutti vissuti in prima persona, compresa la condivisione cameratesca dell’essere legionario.
Vorrei sottolineare, sicuramente non serve ma mi piace farlo, che per trovare degli ufficiali ottimi e valorosi, non serve venire in Legione straniera”, continua Pagliaro. “Gli ufficiali con le “palle quadrate” ci sono in Legione straniera come nelle Forze Armate, sono in Italia e sono dovunque. Io parlo della mia esperienza lì ma perché da 25 anni non sono negli Alpini o nella Folgore ma sono in Legione straniera. Se avessi passato 25 anni tra gli Alpini o nella Folgore – e questa dove mi trovo è un’associazione di paracadutisti – parlerei comunque di soldati validissimi e di altri da dimenticare, come ce ne sono ovunque.
Qui sono italiano, lì sono un legionario. Il regolamento della Legione straniera è lo stesso delle Forze Armate francesi. Da noi la disciplina è davvero ferrea. In Legione il regolamento di disciplina è talmente codificato che si chiama “tariffario”, le tarif. Non devi spostare una cosa e la sposti? Le tarif è una settimana di cella. E così via. E lo sai.
La Legione è nata il 10 marzo del 1831. La regola per cui bisogna consegnare un documento di riconoscimento valido è scritta dal 1831. Il problema è che, evidentemente, non si può negare che siano entrati criminali da noi, ma la realtà non è che la Legione straniera li vuole, la legge è quella. Oggi, anche se sei cittadino italiano o europeo, non vogliono la carta d’identità ma il passaporto, perché più difficilmente falsificabile. Quarant’anni fa, falsificare un documento era molto più semplice. Oggi non lo è più, l’identificazione è facile, un’immagine la trasmetti dall’altra parte del mondo in tempo reale. Per cui, sicuramente in Legione c’è stata gente equivoca, ma non è mai stata volontà del governo nascondere qualcuno, tutt’altro.
Ci tengo. Perché, realmente, non è mai stato vero che in Legione straniera si entra e si sparisce. E vado oltre: per motivi che sono propri al Comando, la gente ha un’identità dichiarata, io stesso ero con un’altra identità per alcuni anni (Pedro Perrini, nda) ma non perché avessi ucciso qualcuno, ma perché in Legione straniera, è il mio esempio, ti puoi arruolare se sei celibe. Danilo Pagliaro era sposato. Ma dopo pochi anni ho ripreso la mia vera identità.
Pagliaro porta le prove, per mostrare cosa sia davvero la Legione: il foglio di arruolamento, il documento che certifica le tasse, lo stipendio, etc.
Si dice che siamo mercenari: io sono pagato dal ministero della Difesa francese, faccio parte dell’Esercito, nella specialità della Legione straniera. La Gendarmerie francese, ha la nostra stessa busta paga. E ho portato dei fogli che attestano che non siamo ricercati dalla Polizia ma che piuttosto lavoriamo insieme.
La Legione straniera fa parte delle Forze Armate francesi. Ha una libertà molto ampia ma all’interno delle regole. In Legione puoi arruolarti fino a 40 anni, io ne avevo 37. Mi avevano proposto di fare la scuola Sottufficiali e non ho voluto. L’autore avrebbe superato l’età pensionabile, ma ogni comandante che arriva gli chiede di restare ancora un anno. E un motivo ci sarà. Sono ancora dentro, in una posizione un po’ intermedia. A questo punto, pur essendo militare, posso dire quel che penso e me ne assumo le responsabilità. Io in 25 anni di carriera, a nessun livello della scala di comando, mai ho sentito dire “andiamo”, ma piuttosto, “seguitemi”, dal footing la mattina ai combattimenti. Ho 61 anni. A 55 anni in Legione straniera si è in pensione, non puoi chiedere di stare un giorno di più. È il generale comandante che, in casi che decide lui, può proporre a uno dei suoi legionari di stare qualche anno di più.
Il primo dovere assoluto di noi “vecchietti” è quello di essere di esempio. Il giovane deve guardarci e deve vedere un legionario, o un paracadutista, comunque un soldato, che ha l’obbligo di essere tale. Ed è sempre più difficile. Bisogna rispettare le istituzioni. Bisogna rispettare i nostri giovani. Bisogna rispettare quella bandiera. E ci vuole rispetto per chi ci paga e questo è valido anche in Italia. Io sono in Legione straniera ma anche nelle Forze Armate. Il mio stipendio è dato da voi, francesi, o italiani per le FF.AA italiane, da voi che pagate le tasse. Un militare è pagato con le tasse dei cittadini. E non può dire “sono stanco” o “sto male”: ripeto, è la mia idea dell’essere un soldato, ma penso che non puoi dire “ho un’età e ho mal di schiena”. Vai a casa. I cittadini non ti dicono che hanno un figlio malato e quindi non pagano le tasse. E tutto questo va rispettato. Ed è il motivo per cui, pian piano, sto uscendo anche io dall’attivo, perché in realtà da questo mondo non si esce mai. E questo mondo è quello del militare, però come lo intendo io. Il militare italiano, francese, paracadutista, cavaliere, poliziotto, iracheno, afghano, etc, a volte è il nemico, ma il soldato è il soldato. È differente la bandiera, la lingua è diversa, ma lo spirito è lo stesso. Siamo tutti di quella stessa pasta.
Giusy Federici