David Galula: Counterinsurgency Warfare

David Galula, Counterinsurgency Warfare. Theory and Practice
Ed. Prager Security International, 20062
pp.128

Pubblicato per la la prima volta nel 1964 dalla Praeger Security International, Counterinsurgency Warfare. Theory and Practice di David Galula, un ex tenente colonnello dell'esercito francese stabilitosi negli Stati Uniti agli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso, rappresenta uno dei classici della cosiddetta dottrina francese della guerra rivoluzionaria, sebbene l'opera abbia avuto nel corso degli anni la sua diffusione quasi esclusivamente nell'ambito delle istituzioni militari degli Stati Uniti, tanto da diventare una delle opere di riferimento della moderna dottrina statunitense della Counterinsurgency (COIN) e costituire la fonte principale del manuale dell'esercito USA sulla controinsurrezione, l'U.S. Army / Marine Corps Counterinsurgency Field Manual 3-24, pubblicato nel 2006.

L'edizione del volume che qui recensiamo é quella apparsa nel 2006, sempre per i tipi della Praeger International, con una nuova prefazione dovuta a John A. Nagl, un ex tenente colonnello dell'esercito USA, autore di studi sulla controinsurrezione in Malesia e Vietnam, nonché uno degli estensori del citato manuale sulla Coin.

L'Autore definisce le leggi specifiche della controinsurrezione e delinea la strategia e le tattiche per vincere tale genere di conflitto sulla base delle esperienze e delle osservazioni sul campo che aveva maturato nel combattere le guerre rivoluzionarie in tre continenti, Europa, Cina Africa, ma ricorrendo anche a specifici esempi storici.

I primi tre capitoli costituiscono l'introduzione al libro, in cui sono analizzate le caratteristiche della “guerra rivoluzionaria” ─ che viene definita da Galula come “uno scontro tra forze controinsurrezionali e le forze insurrezionali ─, le condizioni per la vittoria degli insorgenti e la dottrina insurrezionale propugnata. Secondo Galula la guerra rivoluzionaria può originare solo per iniziativa degli insorgenti, poiché la controinsurrezione è solo una conseguenza dell'insurrezione.

Parafrasando la celebre massima di Clausewitz, Galula definisce l'insurrezione, come “il perseguimento della politica di un partito in un determinato Paese con ogni mezzo possibile”(p.1), ma precisa che l'insorgenza non è, come una guerra convenzionale, la "prosecuzione della politica con altri mezzi", poiché "un'insurrezione può iniziare molto prima che gli insorgenti facciano ricorso all'uso della forza”. Galula riecheggia anche la dottrina maoista là dove afferma che un'insorgenza è “una lotta di lunga durata condotta metodicamente, passo dopo passo, al fine di raggiungere obiettivi intermedi specifici che portino infine al rovesciamento dell'ordine esistente” (p.2).

Per Galula la caratteristica peculiare della guerra rivoluzionaria, in cui gli insorgenti mantengono l'iniziativa strategica, sta nella sua asimmetria. Le forze governative hanno una schiacciante superiorità in termini di risorse materiali, mentre la situazione è invertita nel campo delle risorse intangibili. Mediante la potente risorsa rappresentata dall'essere sostenitori di una causa politica di forte impatto gli insorgenti sono in grado di convertire i propri beni immateriali in risorse materiali.

I prerequisiti essenziali per condurre una strategia insurrezionale vincente sono una ideologia in grado di mobilitare la popolazione civile, un'amministrazione pubblica poco efficiente, un ambiente geografico favorevole o non troppo ostile, un supporto esterno.

L'autore analizza poi due modelli insurrezionali: il primo, chiamato “ortodosso” o comunista, è caratterizzato dalla presenza di un forte un partito rivoluzionario, che si pone come obiettivo la presa del potere per portare avanti una radicale trasformazione comunista della società, mentre il secondo, detto “modello borghese-nazionalista”, si fonda essenzialmente sul terrorismo cieco e selettivo praticato da un piccolo nucleo rivoluzionario, il cui obiettivo immediato e la conquista del potere per il potere, al fine di spezzare il legame tra la popolazione e i governativi.

Nell'ottica dei controinsorgenti, la guerra rivoluzionaria può essere divisa in due fasi: quella definita fredda (cold revolutionary war), quando le attività degli insorgenti restano entro i limiti della legalità; e quella detta calda (hot revolutionary war), quando diventa apertamente illegale e violenta. Da queste due modalità temporali dell'agire insurrezionale conseguono a loro volta due diverse modalità di risposta da parte delle forze controinsurrezionali. Nel primo caso, il pericolo sovversivo non appare sufficientemente visibile all'opinione pubblica e, quindi, l'eliminazione della minaccia con mezzi efficaci non è praticabile, perché verrebbe percepita come misura eccessiva dalla maggioranza della popolazione, mentre nel secondo caso i controinsorgenti apparirebbero legittimati nell'azione repressiva.

A questo si aggiungono "le leggi specifiche e i principi della contro-insurrezione": il sostegno della popolazione è fondamentale tanto per i governativi quanto per gli insorti; questo sostegno è ottenuto dall'azione di una minoranza attiva. Infatti solo una minoranza sostiene le forze controinsurrezionali che devono fare affidamento su di essa per convincere la maggioranza spesso neutrale; il sostegno della popolazione potrà essere ottenuto solo se i governativi daranno prova di essere in grado di vincere; l'intensità degli sforzi e la quantità di mezzi e risorse impiegati sono essenziali, ma devono essere concentrati in un'unica regione e successivamente spostati in un'altra, non devono essere diluiti in tutto il paese.

Di particolare rilievo nell'analisi della strategia controinsurrezionale è l'affermazione netta del principio militare dell'unità di comando. Il controinsorgente deve svolgere diversi compiti, militari, giudiziari, di polizia e politici. Galula spiega che "il risultato finale cercato, e cioè la sconfitta degli insorti, è il prodotto di tutte queste diverse attività. Ognuna è essenziale, e se una di essa dà un risultato pari a zero, il prodotto sarà zero. La guerra insurrezionale, più di ogni altro tipo di guerra, deve rispettare il principio dell'unità di comando: un solo capo deve dirigere le operazioni dall'inizio alla fine” (p.61). Questo capo deve essere un politico, perché in una guerra rivoluzionaria “è in gioco il regime politico di un Paese e difenderlo è un affare politico. Una guerra rivoluzionaria è per il 20 per cento azione militare e per l'80 per cento politica" (p.63).

L'ultimo capitolo del libro è dedicato al processo di pianificazione delle operazioni, che viene articolato in otto fasi: distruzione o espulsione delle forze insurrezionali per liberare l'area; dispiegamento di unità militari a protezione e sostegno della popolazione; transizione dalle operazioni militari a quelle politiche, al fine di ristabilire l'autorità dei governativi sulla popolazione, l'isolamento della popolazione dagli insorgenti, la raccolta di informazioni; la distruzione dell'organizzazione politica insurrezionale; l'organizzazione delle elezioni per eleggere un governo locale; la verifica delle capacità di questi nuovi leader locali. Chi non supera la verifica, in quanto incapace o corrotto deve essere estromesso; l'organizzazione di un partito politico nazionale contro insurrezionale. Infine, la fase finale consiste nell' accattivarsi gli ultimi insorti (anche attraverso la concessione di un'amnistia) o eliminarli fisicamente.

Il pensiero strategico di Galula espresso in questo libro, dopo un'iniziale larga circolazione negli ambienti militari degli Stati Uniti e di alcuni Paesi dell'America Latina, era caduto nel dimenticatoio fino a quando in anni recenti il generale americano David H.Petraeus, comandante della Forza multinazionale in Irak , non ha pubblicamene dichiarato di essere tributario dell'opera galuliana nella redazione del citato Manuale FM3-24. E lo stesso generale Petraeus, nella prefazione, scritta a quattro mani con Nagl, alla edizione francese del lavoro di Galula (Contre-insurrection. Théorie et pratique, Economica, 2008), lo ha definito il più grande e importante libro mai scritto sulla guerra non convenzionale, la “bibbia della counterinsurgency”.

L'originalità del pensiero di Galula sta senza dubbio nell'affermazione del primato della politica rispetto all'azione militare: le operazioni militari devono essere pianificate tenendo conto dei loro effetti politici e viceversa.

Un altro punto fondamentale dell'analisi galuliana è quello di aver individuato come principale obiettivo della guerra controinsurrezionale quello di ottenere l'appoggio o perlomeno la neutralità della popolazione. La "centralità della popolazione" è alla base della sua dottrina.

L'approccio population-centric galuliano, che è stato fatto proprio dalla moderna dottrina americana della counterinsurgency e adottato in Irak e Afghanistan, è oggetto di dibattito tra gli analisti e gli storici militari, al pari dell'approccio enemy-centric. Di recente alcuni studiosi (Christopher Paul. et al., Moving Beyond Population-Centric vs. Enemy-Centric Counterinsurgency, Small Wars & insurgencies, vol.27/2016 - issue 6) hanno sostenuto infatti che la strategia controinsurrezionale necessita di un approccio bilanciato che vada oltre la dicotomia population centric contro enemy-centric, suggerendo un approccio a matrice declinato secondo due dimensioni: azioni (uso della forza fisica contro attività politica) e obiettivi (insorti contro chi supporta gli insorti). Questo approccio multidimensionale genera quattro assi strategici che rappresentano ciascuno una parte fondamentale per condurre efficaci campagne controinsurrezionali secondo un approccio ibrido ideale.

In conclusione, Counterinsurgency Warfare. Theory and Practice, offre una dottrina originale e ben strutturata della controinsurrezione, che va collocata naturalmente nel contesto storico dell'epoca della decolonizzazione e della guerra fredda tra comunismo e democrazie occidentali. Ma sebbene le insurrezioni del 21°secolo differiscano in modo significativo a livello di politica, strategia e tattica da quelle precedenti, il libro di Galula presenta ancora oggi rilevanti elementi di riflessione sul tema della guerra irregolare.

Nicola Festa