Guy Mettan
Ed. Sandro Teti, Roma 2016
pagg. 399
L’autore, giornalista, storico e politico svizzero, in questo saggio descrive il percorso storico della russofobia, partendo da Carlo Magno per arrivare ai giorni nostri, con l’intento di smontare il castello di pregiudizi su cui essa si fonda.
"Il percorso storico della russofobia occidentale è quello di un sentimento che nacque dalla diffidenza verso Bisanzio, per accanirsi poi contro l’imperialismo zarista […] e infine approdare alla demonizzazione della tirannide zarista durante tutto l’Ottocento, ripresa poi del tutto, e senza soluzione di continuità, per venir tradotta in termini antisovietici." E che oggi è destinata ad aumentare. "Sta emergendo con chiarezza un interesse geopolitico che tende a riprodurre grossomodo, mutatis mutandis, i lineamenti della Guerra fredda dell’immediato dopoguerra."
In passato è esistita anche la russofilia, ma per brevi periodi. È stata russofilia quella degli Stati Uniti, dall’estate del 1941 a quella del 1945, quando bisognava sconfiggere il Giappone e la Germania nazista. È stata russofilia anche quella dell’Inghilterra dal 1812 al 1815 e dal 1904 al 1917. Ma la russofobia sicuramente ha predominato e continua a predominare. "E così, durante tutto il 2014, l’establishment e i media occidentali non hanno mai smesso di insistere su una e una sola tesi: tutto ciò che è accaduto in Ucraina è colpa dei russi. La corruzione del governo Janucovyč, il rifiuto di firmare l’accordo con l’Unione europea, gli scontri di Maidan, l’”annessione” della Crimea, lo schianto del volo MH17, la rivolta del Donbass: tutti questi eventi sono altrettanti fuochi appiccati da Mosca. Sottinteso: gli Stati Uniti e l’Unione europea non hanno colpa alcuna, e i nazionalisti ucraini nemmeno, hanno solamente cercato di spegnere l’incendio. La manovra è abile: basta fare in modo che si scambi l’effetto per la causa."
Nessun opinionista occidentale ha mai menzionato il fatto che la crisi ucraina è iniziata quando il governo provvisorio di Kiev ha deciso di vietare la lingua russa nelle parti russofone del Paese. La manipolazione dell’informazione è continuata con l’attentato alla scuola di Beslan, nel settembre del 2004, ad opera degli islamisti ceceni: circa 400 morti tra insegnanti, bambini, militari e sequestratori. "Ma non appena […] il sangue si asciuga su muri, ecco che i media occidentali si scatenano. Non contro i carnefici islamisti, come sarebbe stato naturale, ma, paradossalmente, contro le vittime e i loro liberatori."
Bisogna colpire la Russia e soprattutto Putin, che comunque dirige un Paese molto più democratico della Cina, anche se contro il suo presidente nessuno si è permesso simili attacchi. Un atteggiamento questo, nei confronti della Russia, che viene da lontano, evidenziando però una profonda ingratitudine. "Cosa sarebbe stato se, dal XIII al XV secolo, la Russia non avesse assorbito, infranto, fiaccato l’aggressività dei khan mongoli e dell’Orda d’oro? Mentre la metà meridionale della Russia veniva ridotta in schiavitù dai mongoli e la metà settentrionale li logorava con operazioni di guerriglia inframmezzate da trattati di pace, mentre i bizantini si battevano disperatamente contro gli ottomani, l’Europa medievale ebbe tutto il tempo di ricostruirsi politicamente e culturalmente, di innalzare cattedrali, di dedicarsi all’amor cortese e di coltivare le raffinatezze della scolastica.[…] Senza Bisanzio non ci sarebbe stato nessun Rinascimento italiano; ma senza Bisanzio e senza la Russia non ci sarebbero state né l’Europa cristiana né la civiltà Europea."
In Europa chi contribuì in maniera fondamentale a nutrire la Russofobia è stata la Francia, alimentando il mito dell’espansionismo e del dispotismo orientale, soprattutto attraverso il libro “La Russie en 1839”, del barone Astolphe de Custine, pubblicato nel 1843. La russofobia inglese, invece, si manifestò nel 1815, quando, dopo la sconfitta di Napoleone, il Regno Unito si ritrovò senza nemici, né per mare né per terra, tranne la Russia che, avendo sconfitto Napoleone nel 1812, occupato Parigi nel 1814, e dominato anche il Congresso di Vienna, rappresentava, per la sua dimensione e il suo esercito, una potenza europea di primaria importanza, divenendo quindi, dopo 1815, una minaccia. La russofobia tedesca nacque più tardi, alla fine del XIX secolo e, nel dopoguerra, fu alimentata dal mantenimento dell’ambiguità tra comunismo e Russia, mentre, "come Solženicyn, Zinov’ev e numerosi militanti anticomunisti hanno dimostrato,è possibilissimo essere anticomunisti senza essere russofobi."
Mentre i crimini e gli aspetti più foschi del comunismo vennero attribuiti ai russi, fu invece sminuito, fino all’oblio, il contributo sovietico alla sconfitta del nazismo al fine di "mettere in atto un ostracismo della memoria teso a escludere la Russia dalla sfera occidentale e a screditarla, riducendo l’opposizione Occidente – Urss a uno scontro democrazia – comunismo."
C’è infine la russofobia americana che compare dopo il 1945 "e si scatena nel corso di tutta la Guerra Fredda, dal feroce maccartismo degli anni Cinquanta fino alle articolatissime tesi della lotta antitotalitaria degli anni Ottanta, e al loro riciclo nella lotta anti Putin a partire dagli anni Duemila."
Oggi però se gli europei vogliono impegnarsi a comprendere la Russia, per non continuare a considerarla "altro-da-noi" bisogna convincersi "del fatto che non è necessario odiare la Russia per parlare con essa." Infatti se nel 1939 Churchill descriveva la Russia come un rebus avvolto in un mistero che sta dentro un enigma, oggi "il mistero russo non esiste più: è tutto a disposizione di chi voglia occuparsene."
Gianlorenzo Capano