Lorenzo Peluso
Ed. Graus
pagg. 144
“Partire è speranza di trovare, conoscere, sapere. Partire è voglia di scoprire. Partire è anche consapevolezza di poter tornare, per poi ritrovare ciò che hai lasciato e che, però, vivrai con altri occhi… Partire è cambiare. Al ritorno nulla sarà più come prima, forse meglio o magari peggio, di sicuro sarà altro. Partire dunque…la metafora del vivere”. È con questa metafora che inizia “As-salāmu ‘alaykum”, il racconto di Lorenzo Peluso e della sua esperienza di giornalista embedded nei teatri operativi dell’Afghanistan, del Kosovo e del Libano.
Un libro nato dalla necessità di mettere nero su bianco volti, pensieri, emozioni che non hanno trovato spazio nelle pagine dei quotidiani. Un diario fatto di incontri e racconti, persone, ma soprattutto storie. Quella di Sima Pazhman, direttrice del carcere di Herat, struttura emblema di ciò che il contingente italiano ISAF è riuscito a produrre negli anni di attività in Afghanistan; quella di Maria Bashir, procuratore generale di Herat o quella di Suraya Pakzad, che dal 2001 opera attraverso “Voice of Women” a sostegno delle donne afghane oppresse.
L’Afghanistan, una terra dove sono oltre 1250 i progetti che il PRT – Provincial Reconstruction Team - ha realizzato nei suoi anni di attività ad Herat e dove le Forze Armate italiane hanno contribuito costruendo scuole, strade, ponti, canali di irrigazione e pozzi. E ancora, l’Ospedale Pediatrico di Herat, la biblioteca e il “Giardino delle donne”. Il Paese degli aquiloni, quello in cui 53 militari italiani sono rimasti uccisi, ma dove, a fronte di quanto fatto, è vivo il loro ricordo, come dice padre Mariano Asunis “il sangue versato rende la terra fertile”.
Storie fatte di desideri e speranze: come quelle per i bambini del villaggio di Bec, in Kosovo. Bambini che vivono la vita dei grandi ancor prima di aver vissuto quella dei bambini. Una vita di stenti, fame e malattie, tra l’indifferenza di molti, ma non degli italiani. Il valore umano, la solidarietà e la generosità sono tratti che da sempre contraddistinguono l’Italia e i militari ne danno prova portando in queste terre viveri e materiali di conforto.
Per raccontare bisogna vivere sul campo le esperienze: è questo il motivo che porta l’autore a raccontare a Radio Alfa, la vita dei militari italiani impegnati nella missione Leonte in Libano, dove, per la seconda volta in pochi anni, le Nazioni Unite hanno affidato all’Italia il comando della missione UNIFIL. Gli incontri e le interviste fatte nel Paese dei cedri chiudono il diario.
Un libro intenso, una testimonianza che mette in luce quanto le truppe italiane facciano per garantire uno stato di pace duraturo, un alternarsi emozionante di parole e immagini: quelle di persone locali, ma soprattutto di militari, uomini e donne che, lontano dai loro affetti, credono in un mondo diverso, un mondo possibile.
Anita Fiaschetti