Paul Bonnecarrére
Edizioni Il Maglio
pagg. 386
Per capire cosa avevo realmente appena finito di leggere tutto d'un fiato, mi sono dovuto soffermare nuovamente sull'introduzione di Federico Prizzi, noto polemologo e storico militare italiano. Solo allora, la convinzione di aver avuto a che fare con un bellissimo romanzo è definitivamente scemata, lasciando il posto a un senso di stupore (non per la mia ignoranza, ovviamente) per aver appreso un frammento di storia militare a me quasi ignoto, e di profondo rispetto per una realtà che, fino ad allora, avevo conosciuto solo superficialmente. In poche parole, la guerra d'Indocina e la Legione Straniera.
Il libro in questione è stato pubblicato da Bonnecarrére, un reporter di guerra francese la cui stessa (breve) vita meriterebbe un’opera a parte, nel lontano 1969. Tuttavia, per vederlo pubblicare in Italia si sono dovuti attendere quasi cinquant'anni, grazie alla Edizioni “Il Maglio”.
L’autore, con l'intento celebrare i Legionari e il loro glorioso Corpo, ha trascorso alcuni mesi immerso nell’atmosfera della “culla” della Legione Straniera, in cui ha organizzato tutto il materiale storico reperito e dove, soprattutto, ha raccolto molte testimonianze dirette, tutte verificate. Ciò che ne è scaturito consiste in una cronaca fedele, avvincente e appassionante, dei fatti d’arme di alcuni reparti della Legione, avvenuti nel Tonchino tra il 1946 e il 1950, durante la guerra di Indocina. Subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, infatti, il Vietnam, che fino allo scoppio di tale conflitto era stato un territorio francese, appena fu liberato dall'occupazione giapponese, dichiarò la propria indipendenza. I Legionari, inseriti in un poderoso corpo di spedizione inviato laggiù dalla Francia, al fine di ristabilire l'ordine, dovettero far fronte ai Viet Minh, politicamente capeggiati da Ho Chi Minh, militarmente comandati dal temibile generale Giap e particolarmente attivi nel nord del paese al confine con la Cina: i territori del Tonchino, appunto. In un crescendo di violenza e crudeltà, con il passare dei mesi, il conflitto passò dalla guerriglia in senso stretto, alla guerra su vasta scala vera e propria. I Legionari, forti della propria tradizione militare, tennero testa per molto tempo ai Viet Minh, sebbene quest'ultimi fossero in numero superiore neanche lontanamente comparabile e avessero dalla loro parte la perfetta conoscenza della giungla in cui si combatteva e l'appoggio (più o meno “spontaneo”) della popolazione locale. Solo con l'arrivo di ingenti “aiuti esterni”, in termini di armamento pesante, rifornimenti e addestramento, i Viet Minh furono in grado di prevalere definitivamente sul contingente francese.
Bonnecarrére ci restituisce uno spaccato di un Corpo senza eguali per tradizioni, per il modo particolare di interpretare il codice militare e per l'attitudine al combattimento dei suoi membri, spesso soldati di prim'ordine, con una lunga esperienza alle spalle, acquisita in forze armate di altri paesi. In particolare, l'autore ci fa entrare così in stretto contatto con gli uomini della 4^ compagnia del 3° reggimento, da permetterci di comprenderne la psicologia più profonda. Dal racconto, poi, emerge la straordinaria figura del capitano Mattei, comandante della citata compagnia. L’Ufficiale córso divenne quasi una leggenda vivente nella Legione, non solo perché in una circostanza fu dato per morto in battaglia, per poi riemergere dopo alcuni giorni dalla giungla ridotto come un fantasma, ma soprattutto perché guidò il proprio reparto distinguendosi in ogni circostanza per coraggio, spirito d'iniziativa, intelligenza e straordinario intuito. Mattei, infatti, riusciva a immedesimarsi così bene nel nemico, che puntualmente ne riusciva ad anticipare le manovre. Molti soldati devono la vita alle brillanti intuizioni del “Capitan” Mattei.
Una riflessione a margine del libro. Nella cronaca degli avvenimenti ci si imbatte anche in alcuni soldati italiani, arruolati come volontari nella Legione Straniera all'indomani della fine della seconda guerra mondiale. Uno dei meriti di questo libro, oltre a quello già citato di celebrare la Legione Straniera, è quello di restituire dall’oblio l’esistenza della storia, nella storia, di questi nostri connazionali. L'opera di Bonnecarrére, infatti, ha offerto lo spunto a Prizzi per ricordarci nella sua introduzione, che furono ben 10.000 gli italiani che combatterono in Indocina tra il 1946 e il 1954, dei quali più di un migliaio furono fatti prigionieri dai Viet Minh e circa 1.300 caddero in combattimento. “Alzi la mano” chi era al corrente di queste cifre. Grazie all'autore e alla Edizioni Il Maglio, forse un leggero velo è stato alzato su questa vicenda dimenticata, tutta italiana.
Ciro Metaggiata