Quarant'anni fa, per la precisione l'11 febbraio del 1979, a compimento di un processo iniziato già nel 1963 e cresciuto mano a mano come un'onda di marea, gli ultimi soldati della Guardia Imperiale Iraniana ancora fedeli allo Shah Mohammad Reza Pahlavi deposero le armi di fronte alle forze rivoluzionarie facenti riferimento al Fronte Islamico guidato dal Gran Ayatollah Ruhollah Mūsavi Khomeini portando in tal modo al trionfo della Rivoluzione Islamica Iraniana e alla fine di 2500 anni di dominio monarchico in Iran.
Guardandoci indietro, il rovesciamento della dinastia dei Pahlavi in Iran nel 1979 e l'istituzione della Repubblica Islamica al suo posto ha avuto implicazioni considerevoli non solo per gli Iraniani, ma per tutti i popoli del “Medio Oriente allargato” negli ultimi decenni.
L'Occidente non solo perse il suo più grande partner regionale (una potenza nucleare emergente che, sotto la guida dello Shah Mohammad Reza Pahlavi, aveva anche costituito quello che all'epoca era indiscutibilmente il più potente esercito del Medio Oriente e forniva agli Stati Uniti estese strutture militari proprio a ridosso del confine sovietico), ma assistette contemporaneamente all'ascesa di un formidabile avversario che si sarebbe opposto ai suoi disegni politici nella regione, forte di una piattaforma ideologica che (caso unico in quel momento storico) rigettava tanto il modello liberale e capitalista dell'Occidente quanto quello ateo e comunista dell'Unione Sovietica.
Per un'interessante coincidenza storica, la Rivoluzione Islamica Iraniana giunse al trionfo poco dopo il crollo del “Nazionalismo Arabo”, con la firma degli accordi di pace di Camp David (1978) e la successiva “defezione” dell'Egitto verso il blocco occidentale che pose fine all'unità tra gli Stati arabi, lasciando al contempo la Siria, la Libia e lo Yemen del Sud quali unici paesi alleati dell'Unione Sovietica nella regione.
L'adozione da parte della Repubblica Islamica di una politica estera mirante a contrastare sia il “Sionismo” israeliano sia quello che percepiva come “Imperialismo” occidentale portò alla sua immediata identificazione, da parte delle forze locali in Medio Oriente, come il principale pilastro dell'opposizione contro l'Occidente ed i suoi alleati. L'Iran avrebbe infatti gradualmente costruito una nuova alleanza centrata intorno a sé, creando forti legami con i resti del blocco nazionalista arabo comprendente la Libia socialista e nazionalista del colonnello Gheddafi, la Siria baathista degli Assad, elementi di sinistra nell'ex-Yemen del Sud comunista oltre a partiti e fazioni di ispirazione islamica Sciita sparse dovunque nell'area mediorientale.
L'impatto di questa nuova politica estera registrò il primo importante contraccolpo nel corso della Guerra del Libano del 1982, quando la disintegrazione pressoché totale dello Stato libanese e la corruzione ed il settarismo imperanti all'interno delle Forze Armate Libanesi fecero si che il “Paese dei Cedri” non riuscisse ad organizzare neppure una resistenza di natura simbolica all'invasione israeliana mirante tanto ad eliminare la presenza dell'OLP in terra locale che ad installare a Beirut un “regime cliente” nella persona di Bachir Gemayel.
Con la Libia impegnata nella sua guerra in Chad e con l'Egitto, l'Arabia Saudita e gli Stati del Golfo tutti saldamente allineati all'Occidente, il blocco nazionalista arabo non era che un pallido ricordo e l'unica opposizione militare degna di nota fu quella della Siria, appoggiata dai Sovietici. Tuttavia, la strapotenza militare e tecnologica israeliana nel contesto dell'operazione “Pace in Galilea” fu tale che sia le forze siriane che quelle dell'OLP vennero rapidamente travolte e costrette ad arretrare mentre le forze armate israeliane (Tzahal) avanzarono in profondità nel territorio libanese fino ad assediarne la capitale Beirut.
All'epoca della dinastia dei Pahlavi, l'Iran era stato ostile verso i regimi nazionalisti arabi (ostilità per altro “cordialmente” ricambiata) e, sebbene anche la nuova Repubblica Islamica vedesse il nazionalismo arabo come un'ideologia “empia” oltre che una potenziale minaccia per la propria sicurezza nazionale (vedi la coeva Guerra Iran-Iraq), essa era nondimeno disposta a cooperare con quanto restava delle potenze nazionaliste per combattere contro il comune nemico. Tale scelta di campo si tradusse nel sostegno finanziario e militare fornito da Teheran, in coordinamento con il governo della Siria baathista, a tutte le fazioni libanesi in lotta contro lo Stato ebraico.
Nel corso dei primi anni '80, i combattenti libanesi furono addestrati ed armati dall'Iran e condussero un'efficace insurrezione contro l'esercito israeliano, e l'ex-alleato persiano si dimostrò così per la prima volta una spina nel fianco per le ambizioni geopolitiche dello Stato ebraico, senza contare che, in tale frangente, anche le forze armate americane e francesi schierate in Libano furono prese di mira dagli insorti locali filo-iraniani tanto da essere obbligate al ritiro.
Dalla successiva amalgama di tutte queste variegate milizie sarebbe poi emerso nel 1985 lo Hezbollah che continuò ad attaccare implacabilmente per i successivi 15 anni le forze israeliane rimaste nel Libano del Sud a guardia della cosiddetta “Fascia di Sicurezza” fino a provocarne il ritiro nel 2000. Tuttavia, i successi militari di Hezbollah sarebbero stati altamente improbabile senza il sostegno iraniano e la stessa Teheran si accollò pure l'onere di pagare l'ampia assistenza che la milizia sciita ricevette dalla Corea del Nord dove gran parte della leadership militare del movimento si addestrò alle tecniche di guerriglia.
Parallelamente, Hezbollah si è anche costituita come organizzazione politica e, a partire dal 1992 ha partecipato a tutte le tornate elettorali nazionali in Libano. Sebbene sia stata dichiarata organizzazione terroristica sia da Israele che dagli Stati occidentali, essa ha continuato a veder crescere il suo profilo internazionale e ad instaurare una collaborazione proficua persino con la Russia.
Hezbollah ha inoltre ampliato la propria rete di sostegno interno facendo ampio utilizzo di programmi di assistenza sociale volti ad ottenere il sostegno della popolazione locale, rafforzando nel contempo le proprie capacità militari sia convenzionali che non convenzionali in previsione di futuri conflitti con Israele, diventando così una forza combattente di tutto rispetto, come gli stessi Israeliani impararono a proprie spese nel corso della guerra del 2006, quando lo Stato ebraico subì la sua prima e, finora, unica sconfitta militare. In tal modo, L'Iran è stato in grado di proiettare indirettamente la propria potenza attraverso il suo principale “proxy” regionale.
Dato che, se Teheran fosse rimasta alleata dell'Occidente, il Libano meridionale probabilmente non si sarebbe mai trasformato in un focolaio della militanza sciita, si può affermare che, per il tramite di Hezbollah, la Rivoluzione Islamica Iraniana ha causato allo Stato ebraico la prima sconfitta militare della sua storia e ha permesso al movimento sciita libanese di acquisire capacità militari che oggi superano quelle della maggior parte degli Stati mediorientali veri e propri.
La presenza iraniana come contrappeso strategico al potere del blocco occidentale si è infine manifestata in tutta la sua interezza a partire dal 2011 in tre diverse aree di guerra. Sul fronte siriano, quando il massiccio schieramento di milizie di Hezbollah e di altre fazioni sciite irachene, afghane e persino pachistane, oltre allo schieramento di unità militari sia dell'Artesh (le forze armate iraniane”) che del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (Pasdaran) si è dimostrato determinante prima per contenere e poi per sconfiggere l'insurrezione islamista inizialmente sostenuta dall'Occidente e poi degenerata negli orrori dell'ISIS.
Prima che la Russia intervenisse a gamba tesa sul fronte siriano, a partire dal 30 settembre 2015, l'Iran, assieme a Hezbollah ed alla Corea del Nord, era stato uno dei pochissimi attori internazionali che avevano dispiegato ingenti risorse sul terreno a sostegno del governo locale. Parallelamente, a partire dal giugno 2014, Teheran ha fornito un determinate appoggio al fragile Stato iracheno nell'arginare l'avanzata dell'ISIS, riportando al contempo l'Iraq stabilmente nella zona d'influenza iraniana.
Infine, quando la strisciante guerra civile in Yemen si è tramutata in un conflitto internazionale in piena regola, la Repubblica Islamica non ha lesinato aiuti alla causa degli Huthi, movimento politico-militare espressione delle istanze della numerosa comunità sciita zaidita locale, sotto pesante attacco militare da parte dell'Arabia Saudita.
Il fatto che tutti questi focolai di guerra non si stiano estinguendo, ma anzi si stiano espandendo, è un ulteriore attestato che, gli effetti della rivoluzione che 40 anni fa sconvolse il mondo non sono ancora finiti.
Foto: web / IDF / MoD Fed. russa