La Georgia nel mirino dello Stato Islamico

(di Giuliano Bifolchi)
11/12/15

La minaccia dello Stato Islamico si allarga e dopo Parigi gli uomini di al-Baghdadi sembrano prendere di mira anche il Caucaso meridionale, nello specifico della Repubblica di Georgia. Il 23 novembre 2015, in un video in lingua georgiana con sottotitoli russi apparso sul web, un gruppo formato da quattro combattenti caucasici afferenti all’ISIS, armati di fucili AK-47 e di un lanciagranate, ha invitato i musulmani georgiani ad unirsi allo Stato Islamico e minacciato gli “infedeli” di morte.

I media georgiani affermano che i combattenti apparsi in video sarebbero originari della Repubblica Autonoma di Adjara a maggioranza islamica situata nel sud della Georgia ai confini con la Turchia; tra i militanti si riconoscono il ventiduenne Khvicha Gobadze e tre residenti della regione occidentale di Guria, dove erano migrati con le loro famiglie  dall’Adjara.

L’accusa dell’ISIS alla Georgia sarebbe quella di aver perseguitato i musulmani in Iraq ed Afghanistan con la partecipazione di Tbilisi alle operazioni della coalizione guidata dagli Stati Uniti in Iraq e all’International Security Assistance Force (ISAF) della NATO in Afghanistan. In aggiunta il video attacca i leader spirituali musulmani in Adjara, definiti “schiavi degli infedeli” perché confondono i musulmani locali e li distolgono dal loro vero compito, prima della delirante conclusione con cui si sostiene che il Califfato sarebbe più vicino al Paese di quanto si pensi e che il “tempo per tagliare le vostre teste arriverà presto”.

Il giorno prima della pubblicazione del filmato i Servizi di Sicurezza della Georgia (SSSG) avevano arrestato Davit Borchashvili, ventinovenne originario della Gola del Pankisi, già estradato dalla Turchia con l’accusa della Corte Cittadina di Tbilisi di affiliazione allo Stato Islamico in Siria e di aver violato l’articolo 328 del codice georgiano che concerne i contatti fra cittadini e organizzazioni terroristiche. Ad incastrare Borchashvili sembrerebbe sia stato un video anonimo pubblicato su Youtube che ritrae il ragazzo in compagnia di uomini armati mentre attraversa un’area non specificata della Siria con una bandiera simile a quella dell’ISIS.

La difesa di Borchashvili si fonda sul fatto che in Siria avrebbe combattuto tra le fila del Free Syrian Army (FSA), esercito di opposizione al Governo di Bashar al-Assad e quindi non contrario alle norme contenute nell’articolo 328. E’ interessante però notare come Aiuf Borchashvili, abitante dello stesso villaggio di Davit Borchshavili, sia stato arrestato lo scorso 14 giugno 2015 con le accuse di reclutare combattenti per l’ISIS nell’area della Gola del Pankisi.

In risposta alle preoccupazioni suscitate dai media e dagli esperti locali circa l’aumento dei combattenti georgiani o residenti in Georgia tra le file dell’ISIS, i Servizi di Sicurezza georgiani, tramite il Vice Ministro Levan Izoria, hanno affermato che il numero di cittadini impegnati nelle attività dei gruppi terroristici in Siria non supererebbe le 50 unità e starebbe diminuendo; differente quanto riportato invece dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti all’interno del 2014 Country Reports on Terrorism che estimerebbe il numero tra 50 e 100 unità.

Non solo la Repubblica Autonoma di Adjara potrebbe rappresentare un territorio fertile per i reclutatori dello Stato Islamico, ma anche la Gola del Pankisi, territorio che confina con l’instabile regione del Caucaso del Nord (interno alla Federazione Russa), nello specifico la Cecenia, dove l’“Emirato del Caucaso” e negli ultimi tempi lo stesso Stato Islamico sono molto attivi. Nella Gola del Pankisi ricordiamo essere radicata la nutrita comunità cecena dei Kist, popolazione musulmana che parla un dialetto del Vainakh (Ceceno-Inguscio).

Secondo le fonti locali sarebbero centinaia i giovani ceceni del Pankisi che combattono in Siria; tra loro spiccano ovviamente Tarkhan Batirashvili (aka Abu Omar al-Shishani, ossia il Ceceno), comandante di Jaish al-Muhajireen wa al-Ansar, gruppo affiliato prima ad al-Qaeda poi allo Stato Islamico, e Murad Margoshvili (aka Muslim Abu Walid al-Shishani), entrambi inseriti dagli Stati Uniti nella lista dei terroristi internazionali.

I due leader, il cui carisma fa presa su molti giovani ceceni del Pankisi e su musulmani residenti in Georgia, hanno una storia differente.

Abu Omar al-Shishani è originario della Gola del Pankisi, ma secondo quanto affermato dal padre Timur Batirashvili ai giornali, sarebbe un cristiano convertito all’islam dopo le frequentazioni con la comunità cecena. Soldato dell’esercito georgiano impegnato nell’agosto del 2008 nella guerra contro la Russia (che ha favorito l’indipendenza de facto di Abkhazia e Ossezia del Sud), l’allora Tarkhan Batirashvili era stato poi congedato per malattia e successivamente scartato anche dalle forze di polizia georgiane. Deluso dal trattamento ricevuto, era stato arrestato per il possesso di armi illegali ma poi liberato nel 2012 grazie all’amnistia. All’età di 27 anni Tarkhan Batirashvili avrebbe deciso quindi di arruolarsi in Siria nel gruppo Jabht al-Nusra affiliato ad al-Qaeda, finendo col formare poi Jaish al-Muhajireen wa al-Ansar di cui è diventato leader. Con la proclamazione dello Stato Islamico Tarkhan Batirashvili, conosciuto ormai in Siria con il nome di battaglia Abu Omar al-Shishani, ha deciso di proclamare la propria alleanza all’ISIS entrando in contrasto con altri combattenti e leader caucasici che combattevano nel Paese mediorientale come Ruslan Machalikashvili (aka Feizulla al-Shishani) e Murad Margoshvili (aka Muslim Abu Walid al-Shishani).

Parlando proprio di Muslim Abu Walid al-Shishani, leader del gruppo Syrian Lions in cui combattono la maggior parte dei ceceni provenienti dalla Cecenia e dalla Gola del Pankisi, il suo background militare risale alla Prima e Seconda Guerra Russo-Cecena dove aveva combattuto nelle file dei ribelli. La decisione quindi di andare in Siria tra le file del Free Syrian Army, secondo quanto dichiarato dal cugino Khizri ai media locali, è stata data dalla necessità di scappare dalle forze di sicurezza georgiane che ne avevano pianificato l’arresto, perché accusato di aver cercato di infiltrare terroristi dalla Georgia in Dagestan, e dalla volontà di combattere ancora una volta la Russia ed il suo appoggio fornito al Governo di Bashar al-Assad. Una posizione differente rispetto a quella di Abu Omar al-Shishani che oppone i due leader e che, sempre secondo quanto affermato dai familiari di Murad Margoshvili, vede Muslim Abu Walid al-Shishani combattere non solo contro le forze di Assad ma anche contro lo Stato Islamico stesso.

Le storie dovrebbero allarmare il governo di Tbilisi, reo di aver fallito nella sua politica di integrazione della minoranza islamica anche se Abu Omar al-Shishani, Muslim Abu Walid al-Shishani ed i ceceni del Pankisi vengono etichettati dagli stessi abitanti della Gola come casi isolati, indottrinati dalle fondazioni religiose locali finanziate dall’Arabia Saudita.

Quello che appare chiaro è come il fenomeno jihadista basato sulla radicalizzazione di minoranze non integrate stia prendendo sempre più piede in aree di importanza strategica e si stia allargando a macchia d’olio riuscendo ad interessare non solo la Siria e l’Iraq, ma ormai anche il Caucaso.

(foto: Sak’art’velos Sakhmelet’o Dzalebi)