La Russia tra terrorismo islamico ed anarchico

(di Andrea Gaspardo)
01/03/19

Come giustamente notato da numerosi analisti, all'indomani dell'inizio delle proprie operazioni militari in terra mediorientale, nel 2015, la Russia è diventata un obiettivo prioritario del terrorismo islamico sponsorizzato dall'ISIS e da altre organizzazioni fondamentaliste facenti capo alla galassia di al-Qaeda e non solo. Sebbene ad oggi la Russia, o i suoi cittadini all'estero, sia stata oggetto di quattro attentati riusciti, la vigorosa politica di azione preventiva attuata dai servizi segreti e dalle forze di sicurezza della Federazione Russia ha permesso al paese di venire sinora risparmiato dal bagno di sangue (con conseguenti contraccolpi politico-istituzionali) avvenuto in gran parte dei paesi dell'Europa Occidentale.

Nel corso dei primi 9 mesi dal 2018, secondo dati pubblicati da Nikolay Patrushev, segretario del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, i servizi di sicurezza hanno nel complesso sventato 15 attentati terroristici e prevenuto altri 26 atti criminosi con finalità terroristica. Nel mese di ottobre 2018, inoltre, in due diverse operazioni antiterrorismo, l'FSB ha smantellato due cellule terroristiche pronte a compiere attentati nell'area di Mosca e nella Repubblica del Tatarstan. La cellula moscovita era composta da 6 membri mentre la seconda da 18 membri.

Sebbene i dati del 2018, come quelli degli anni precedenti, dimostrino l'efficacia con la quale i servizi di sicurezza stiano affrontando la minaccia terroristica, non si deve cadere nella tentazione di ritenere che il problema sia stato risolto o che non possa essere oggetto di recrudescenze future. Nel corso di una conferenza tenutasi a Novosibirsk, il 24 ottobre 2018, Patrushev ha infatti lanciato l'allarme a proposito della recrudescenza del fenomeno terroristico nel Distretto Federale di Siberia. Nonostante il fatto che, negli ultimi 15 anni, la Siberia sia stata il territorio più calmo della Russia, tale situazione potrebbe presto cambiare visto il deterioramento della situazione della sicurezza in Asia Centrale, in particolar modo in Kazakistan. L'elevato numero di immigrati provenienti dalle ex-Repubbliche Sovietiche dell'Asia Centrale ed il basso livello di allarmismo antiterroristico sono ulteriori fattori che potrebbero giocare contro la strategia di contenimento del Cremlino. Il risultato è che, mentre nel corso del 2018 i crimini connessi alle attività terroristiche siano diminuiti del 10,5% a livello federale, in Siberia sono aumentati del 70%, con 56 casi giudiziari aperti dalle autorità russe e ben 9.000 violazioni registrate delle leggi antiterrorismo.

Tuttavia, quello del terrorismo islamico non è l'unico mal di testa che tormenta il sonno degli inquilini del Cremlino. Negli ultimi tempi ha fatto nuovamente capolino qualcosa che si pensava appartenesse ormai al passato ottocentesco della Russia: il terrorismo di matrice anarco/nichilista. Il 22 aprile 2017 un giovane di 18 anni legato ad ambienti anarchici e neo-nazisti ha attaccato l'ufficio dell'FSB della città di Khabarovsk (foto) uccidendo due persone prima di venire ucciso. Il 27 settembre 2017 un altro giovane legato ad ambienti anarchici ha fatto esplodere una bomba in un supermercato di San Pietroburgo ferendo tredici persone. Più recentemente, il 31 ottobre 2018, un altro giovane anarchico radicale, Mikhail Ilobitskiy, ha tentato di introdurre una carica di esplosivo artigianale nell'ufficio dell'FSB di Arkhangelsk (Arcangelo) rimanendo ucciso. Ma l'attacco di matrice anarchica più grave è stato registrato il 17 ottobre del 2018 a Kerch, nella Repubblica di Crimea, quando il diciottenne Vladislav Roslyakov, studente del politecnico locale, ha aperto il fuoco contro professori e studenti all'interno della struttura uccidendone 20 e ferendone altri 70 prima di togliersi la vita. La tragedia di Kerch, denominata “La Columbine Russa” ha inoltre portato drammaticamente in risalto il problema della violenza nelle scuole, dato che nel solo 2018 ci sono stati almeno cinque casi analoghi di aggressioni “scolastiche” ma tutti caratterizzati dall'utilizzo di coltelli o pistole stordenti, e per questo sottovalutati dalle autorità.

Se le autorità centrali del paese ritenevano che l'unica minaccia terroristica alla stabilità della Russia provenisse dal fondamentalismo islamico, non avevano ancora fatto i conti con i moderni giovani eredi di Mikhail Bakunin e Nikolay Chernyshevsky.

Foto: MoD Fed. russa / euronews