L'India acquista armi “made in Russia” e sfida il regime di sanzioni “made in USA”

(di Andrea Gaspardo)
22/10/18

L'annuncio é arrivato puntualissimo e con un tempismo tale da far sospettare a molti che si tratti in realtà di un vero e proprio guanto di sfida lanciato da Nuova Delhi a Washington. Secondo quanto annunciato dal portavoce ufficiale del Cremlino Dmitry Peskov, il 5 di ottobre India e Russia hanno firmato un contratto da 6,2 miliardi di dollari per la fornitura di armamenti; in particolare la parte del leone la recita un sub-contratto da 5,4 miliardi di dollari per la consegna di 5 squadroni di missili anti-aerei e anti-balistici S-400, unanimemente considerati i migliori sistemi di questo tipo attualmente in servizio al mondo. Compresa nel maxi contratto è poi la fornitura di 48 elicotteri Mi-17-V5 mentre é stata momentaneamente posticipata la firma di un contratto da 2,2 miliardi di dollari per l'acquisto di 4 fregate classe Talwar ed un altro da ulteriori 2 miliardi per il leasing di un sottomarino a propulsione nucleare classe Akula II.

Tali mosse però non dovrebbero stupire un attento osservatore. Nel 2017, India e Russia hanno festeggiato il settantesimo anniversario dell'instaurazione delle relazioni diplomatiche e, nel corso di questo arco temporale, l'India ha acquistato dalla Russia il 78% dei propri arsenali bellici. Nonostante negli ultimi decenni la potenza asiatica abbia notevolmente differenziato le proprie fonti di approvvigionamento ed abbia creato dal nulla uno dei complessi militar-industriali più grandi al mondo, il paese dipende ancora dalla Russia per il 62% delle proprie importazioni di armi. Sembra poi che tale “relazione speciale” potrà addirittura crescere in futuro per il grande interesse dimostrato dall'India per tutta una serie di sistemi d'arma di progettazione russa, ormai prossimi all'entrata in produzione di serie, che Nuova Delhi vorrebbe acquistare o addirittura coprodurre, magari avendoli prima modificati mediante l'installazione di componentistica di origine indiana, israeliana o occidentale.

Il successo degli armamenti russi in India non poteva non attirare l'attenzione dell'amministrazione Trump, da oltre un anno impegnata nel contrasto dell'attivismo russo a livello mondiale anche attraverso l'applicazione di sanzioni rivolte ai paesi rei di acquistare armi russe (CAATSA).

Il regime di sanzioni CAATSA (Countering America's Adversaries Through Sanctions Act, ndr) ha avuto una sua prima applicazione contro la Cina nel coso dell'estate di quest'anno, tuttavia è stato da molti notato che una sua applicazione nei confronti dell'India contribuirebbe a minare i rapporti, storicamente non sempre lineari tra Nuova Delhi e Washington, specialmente in un momento storico nel quale l'importanza dell'India come argine all'espansionismo cinese è aumentata esponenzialmente.

Ad una domanda precisa da parte dei cronisti, nel corso dell'incontro con la stampa tenutosi alla Casa Bianca il 10 di ottobre, su come gli Stati Uniti avrebbero risposto all'iniziativa indiana, il presidente americano Donald Trump ha così risposto: “L'India lo scoprirà presto. Prima di quanto immaginiate”. Non resta quindi che aspettare le prossime mosse dell'amministrazione americana anche se, nello specifico, è facile notare che la contesa rappresenta per Washington la classica alternativa del diavolo. Qualora gli Stati Uniti decidessero di applicare pesantemente il regime sanzionatorio, l'India se la legherebbe decisamente al dito e, conoscendo la prassi della politica indù, attenderebbe la prima occasione buona per fargliela pagare. Se invece Trump dovesse decidere di esentare Nuova Delhi da qualsiasi ritorsione, il CAATSA verrebbe definitivamente compromesso e le minacce degli USA perderebbero qualsiasi credibilità. In entrambi i casi il vincitore finale sarebbe Putin.