Vi descriviamo il misterioso “disegno intelligente” che impongono alla Siria

(di David Rossi)
18/10/19

A volte il diavolo non è come lo si vuole rappresentare. Per capirsi, la micidiale aggressione della Turchia alla regione autonoma curda in Siria sembra sempre più un ammasso di interessi contrapposti e in apparenza inconciliabili che una serie di menti (più o meno) intelligenti sta cercando di mettere a posto, ognuna secondo interessi particolari ma non completamente divergenti, per supplire a terribili errori compiuti nell’assegnazione delle sfere di influenza e dei territori nella Repubblica araba non di recente, ma almeno negli ultimi cento anni. Quello che appare, insomma, è un bel po’ diverso da quello che è.

In attesa che arrivino maggiori informazioni, quello che pare evidente è che:

  • La Turchia ha una corposa minoranza di turcomanni (tra 900.000 e 1.200.000 di individui) che il trattato di Sevres (1919) e, a seguito della guerra di indipendenza turca, il trattato di Ankara (1921) avevano lasciato alla Siria, insieme a importanti simboli della Nazione turca presenti in quel Paese.
  • La popolazione curda in Siria è composta da un minimo di 1.600.000 a un massimo di 2.400.000 di persone, per lo più concentrate nelle regioni attorno a Kobane e A’zaz, ma soprattutto nell’estremo Nord Est del Paese. Detta cifra include anche una minoranza nella minoranza di Azidi.
  • A confronto, la Turchia appare come un gigante, venti volte più popoloso.
  • Nella regione oggetto dei più pesanti attacchi turchi vive una parte della minoranza assira (meno di un milione di cittadini siriani), la più comunità cristiana più a settentrione di tutto il Medio Oriente.
  • Rojava, vale a dire l’autogoverno curdo fino al mese scorso controllava quasi un quarto del Paese, pur avendo circa un decimo della popolazione residente, praticamente fino alla regione petrolifera di Deir Ez-Zor, anche a causa delle recenti insistenze americane in tal senso.
  • L’attacco turco, partito con ampio dispiegamento di forza aerea, sul terreno pare trovare ostacoli, tanto è vero che nelle ultime ore molti villaggi a nord-ovest della regione di al-Hasakah, abitata da tenacissimi assiri cristiani e da curdi, sono stati sottratti alle forze turche, spesso rimaste sotto assedio a pochi chilometri dal proprio confine e che l’autostrada M4 che collega il nord della Siria con Raqqah e altre province è stata riconquistata e viene tenuta dai curdi.
  • Gli scontri sul campo e i micidiali bombardamenti stanno forzando molti civili a spostarsi verso sud.

Qui, il “disegno” sembra prendere corpo: la creazione della famigerata “fascia di sicurezza” richiesta dai turchi, pare sempre più un tentativo, maledetto per i mezzi usati ma non nella sostanza dalle maggiori potenze, di trovare uno status quo diverso, spostando con la forza popolazioni (non solo curdi e assiri a ben vedere) che altrimenti non si sarebbero mosse, allo scopo non solo di coprire le spalle alla Turchia ma anche di dare al governo di Damasco e alla stessa Rojava dei territori, per così dire, più maneggevoli. Per chi ha dimestichezza con la Storia, è quello che è successo per esempio in Polonia, Bielarussia, Cecoslovacchia, Croazia e Bosnia Erzegovina nel Novecento,

Il “disegno” sfida gli interessi delle parti: i Curdi vogliono tenere le regioni centrali della Siria, ricche di risorse minerali? Allora, seguendo la logica di detto “disegno”, devono cedere qualcosa (non poco e a caro prezzo) al Nord, lasciando che Ankara costruisca una “fascia” di territorio, a dire il velo non molto ricca economicamente, ma strategicamente importante per le montagne e l’alto corso dei grandi fiumi mesopotamici presenti, al di là del suo potenziale utilizzo come “scatolone” per gli arabi sunniti rifugiatisi in Turchia. In cambio, oltre agli idrocarburi, ai Curdi rimane un territorio comunque più facile da difendere, soprattutto con la Turchia più lontana. L’incubo di una super-Rojava gestita da appena tre milioni di abitanti diversi dai musulmani sunniti sembra sfumare…

Il Governo di Assad da solo non può sperare, pur con l’aiuto dei Russi, di tenere di nuovo tutta la Siria. Tuttavia, alla luce del “disegno”, a Mosca non disgarba l’idea di mettere sotto il mantello le vie del gas e del petrolio dalla Siria centrale al Mediterraneo, con la giustificazione di proteggere Curdi e Cristiani.

Gli Americani, infine, godono del vantaggio di continuare a alimentare un fuoco di crisi in Siria, nel cuore della Mezza Luna sciita e non lasciando che Putin e Erdogan dormano sogni tranquilli e facciano gli stessi sogni. Riescono anche, in questa fase, a tirare fuori dal cilindro il cessate il fuoco proposto da Mike Pence e accettato da Erdogan, prossimo a imbarazzanti rovesci sul campo.

Restano a guardare Israele, Egitto, Arabia saudita ed Emirati arabi, la cui influenza nel conflitto si vede improvvisamente ridotta. Senza dubbio, loro si sentono traditi dagli Americani, per non averli neppure sentiti. E forse quello che di meno intelligente c’è in questo “disegno”, a cui Washington non è estranea, è proprio questo: come una coperta troppo corta, l’intelligenza americana ha lasciato scoperti e preoccupati i tradizionali alleati e amici, tutti in un modo o nell’altro allarmati sia dal “tradimento statunitense” sia dall’avventurismo turco.

Foto: U.S. Army / SANA