I raid compiuti questa notte (27 aprile) da aerei israeliani sull’aeroporto di Damasco, erano indirizzati contro depositi di armi e munizioni utilizzati da Hezbollah. Lo ribadisce Reuters dopo una prima conferma arrivata da fonti siriane (SANA) e israeliane (Galei Zahal, radio dell’esercito e Haaretz).
I raid, cominciati alle 2,25 (ora italiana) sarebbero stati cinque, tutti concentrati nei compound militari situati a sudest della capitale siriana, non lontani dall’aeroporto internazionale.
Inizialmente si era creduto ad un attacco interno al perimetro dell’aeroporto che è tuttora attivo con rotte internazionali e nazionali, ma la notizia è stata successivamente smentita (il primo volo di FlyDamas diretto in Kuwait è partito regolarmente alle 7).
I raid sarebbero stati compiuti con lancio di missili direttamente da aeree occupate (nel linguaggio militare di Damasco s’intende il Golan, nda), esterne allo spazio aereo siriano.
Non ci sarebbero vittime né si segnalano danni ingenti alle infrastrutture. Le esplosioni si sarebbero sentite però per diversi km tutt’intorno.
Secondo fonti israeliane, l’attacco di Tel Aviv va considerato nella logica di difesa dello Stato ebraico, secondo cui anche il sospetto di contrabbando di armi pesanti a vantaggio di Hezbollah, è sufficiente a far scatenare un’azione preventiva. Il governo israeliano ha ribadito che alla milizia sciita libanese alleata del Presidente siriano Assad non è consentito detenere armi capaci di nuocere ad Israele, intendendo con questo missili terra terra di medio raggio.
L’obiettivo di questa notte, secondo Reuters erano depositi di non meglio precisati materiali appena giunti via aereo dall’Iran, principale fonte di approvvigionamento per le milizie Hezbollah.
Solo venerdì scorso (21 aprile), i caccia di Tel Aviv avevano attaccato postazioni di milizie filogovernative impegnate contro gruppi armati affiliati ad Al Qaeda nei dintorni di Quneitra, a ridosso del confine israeliano.
(foto: Times of Israel)