Com’era facile prevedere, il fragile “cessate il fuoco” in vigore per poco più di una settimana in Siria è completamente saltato. Gli scontri in tutto il Paese sono ripresi con la stessa intensità di prima. Alle armi si aggiunge il black out diplomatico tra USA e Russia che si accusano reciprocamente di aver contribuito a rompere la tregua.
Preparata da settimane, è iniziata l’onda d’urto delle Forze Armate siriane intorno ai sobborghi est di Aleppo, circondati ma ancora in mano ai miliziani jihadisti. Le aree coinvolte negli scontri di queste ore sono quelle immediatamente a est della Cittadella di Aleppo e la zona nord di Handarat, dove sarebbero ingaggiate le forze di Jabhat Fateh Al-Sham (ex al Nusra), il cosiddetto Free Syrian Army e altri sottogruppi della galassia jihadista che opera nel Governatorato di Aleppo.
Insieme alla Guardia Repubblicana siriana sono impegnate in prima linea le Forze di Difesa Nazionali (NDF), milizia territoriale organizzata con l’aiuto dell’Iran particolarmente adatta ad operazioni in aree urbane, e un consistente numero di miliziani Hezbollah.
L’offensiva su larga scala sarebbe scattata dopo 4 giorni di attacchi aerei congiunti russo-siriani e un intenso sbarramento d’artiglieria sulle posizioni jihadiste.
Rombi di guerra riprendono anche più a sud, nel Governatorato di Hama. Unità dotate di carri T-90 delle Qawat Al-Nimr (Forze Tigre) e reparti della rinomata 4a Divisione corazzata (i cui ufficiali sono tradizionalmente alawiti) avrebbero attaccato la postazioni di Jabhat Fateh Al-Sham data in rapido progresso in tutta l’area da alcuni giorni.
(foto: Al-Firqat ur-Rābaʿah, SAA)