Una delle filiali africane di Al Qaeda, lo JNIM (Gruppo per il Supporto per l’Islam e i Musulmani), ha annunciato la morte di sei soldati francesi in Mali. Né Parigi, né il governo di Bamako hanno ancora confermato.
Gli attacchi sarebbero due, avvenuti rispettivamente l’8 e l’11 luglio, ma solo ora sarebbe trapelata la notizia. Il primo sarebbe avvenuto con uno IED a nord di Tessalit, piccolo centro dotato di aviosuperficie nel nordest del Paese, a pochi chilometri dalla frontiera algerina; il secondo 400 km più a sud, nei pressi di Kidal. Sei soldati dell’Armée de terre sarebbero caduti nelle imboscate e due mezzi blindati sarebbero andati perduti.
Il gruppo JNIM è nato nel 2017 come fusione di già note fazioni integraliste: Al-Qaeda nel Maghreb Islamico, Ansar Dine, Al-Murabitun e Katiba Macina. I riferimenti ideologici richiamerebbero ancora Al Qaeda nel nome della jihad sunnita di ispirazione wahabita.
La recrudescenza nel martoriato Mali (vedi il reportage di Difesa Online puntata 1 e puntata 2) è ormai un dato di fatto da alcuni mesi. Le forze francesi sono presenti con poco meno di 4000 unità e operano in Mali sotto il nome di Opération Barkhane, l’evoluzione dell’Opération Serval, con cui nel gennaio 2013 Parigi dichiarò guerra aperta al terrorismo islamista in terra africana.
Parigi opera in parallelo allo sterile e criticatissimo lavoro delle Nazioni Unite, presenti con la missione MINUSMA dal 2013, forte di 15.000 caschi blu provenienti da ben 40 Paesi.
Il prezzo pagato dalla Francia è molto alto, ma l’impegno viene ritenuto necessario alla luce degli scarsi progressi dell’esercito maliano e del Forsat, il nuovo gruppo antiterrorismo di Bamako, nato dalle forze speciali della polizia.
Non si hanno notizie a quali unità appartenessero i soldati francesi caduti, ma nella base avanzata di Tessalit si parla di uomini appartenenti al Commandement des Opérations Spéciales.
Mentre ai tempi dell’Opération Serval la guerra aveva una precisa mappatura territoriale con le milizie islamiste attive dal nord, oggi le azioni terroristiche avvengono a macchia di leopardo su tutto il territorio del paese africano. In particolare la stessa capitale Bamako è stata oggetto recentemente di feroci attentati, spesso diretti contro i turisti occidentali (l’ultimo a giugno al Camping Kangaba).
L’afflusso di nuove giovanissime leve nelle fila della jihad sta allargando a macchia d’olio l’insorgenza islamista che richiede uno sforzo congiunto di tutti i Paesi dell’area. I governi di Mali, Ciad e Niger hanno già firmato un’intesa per una maggiore omogeneità giudiziaria nelle aree di confine, così da rendere più agevole la gestione delle operazioni contro il terrorismo.
Intanto gli scontri continuano.
(foto: Armée de terre)