Scatta il cessate il fuoco in Siria e mai come ora la situazione sembra essere convulsa. I risultati sul campo di battaglia danno ragione all’asse Damasco-Mosca e il nervosismo generale aumenta.
Dal fronte le novità vengono ancora da Khanaser, città strategica sulla principale via di collegamento tra Hama, la Siria interna e Aleppo.
Nella regione desertica a ridosso dell’oasi naturale di Jaboul, in un’area salina paesaggisticamente lunare (e bellissima… n.d.a.), in queste ore si sta chiudendo uno scontro cruciale fra governativi e terroristi del Califfato. Aiutati da incessanti raid aerei russi, le unità governative delle Forze Tigre, della Guardia Repubblicana e della Forze di Difesa Nazionale avrebbero sbaragliato miliziani dell’ISIS riprendendo il controllo dell’unica strada che dall’interno porta rifornimenti al Governatorato di Aleppo. Si parla di scontri violentissimi.
I raid aerei russi oltre che lungo la piana di Khanaser, sarebbero incessanti anche nella periferia nord di Aleppo, dove Al Nusra conterebbe gravi perdite.
Fonti militari locali confermate dalle dichiarazioni ufficiali di Mosca ribadiscono l’intenzione russa di continuare a martellare non solo i terroristi dello Stato Islamico ma anche tutte le fazioni cosiddette ribelli che si oppongono al governo di Damasco. Proprio in queste ultime ore, l’attività delle Forze Aeree russe sarebbe aumentata considerevolmente per intensità.
Anche le notizie che giungono da nord ovest al confine con la Turchia sembrano dare una sintesi univoca della situazione militare. Per la prima volta da 9 mesi sarebbero rientrate truppe governative nel Governatorato di Idlib dando seguito all’offensiva che dura da mesi (articolo). Tra Latakia e Idlib mancherebbero pochi kilometri da “bonificare” prima di raggiungere di nuovo il confine turco.
In sostanza si va verso la divisione delle forze islamiste (sia fazioni ribelli che ISIS) in due tronconi: i terroristi dell’area Aleppo-Idlib a nord sarebbero presi in una grande sacca che li divide dalle restanti forze islamiste concentrata tra Raqqa e il sud est, verso l’Iraq.
Le conseguenze politiche sono enormi. Se nei prossimi giorni fossero confermati i successi delle Forze Armate siriane e le loro posizioni venissero consolidate, la parola passerebbe alla comunità internazionale.
I possibili scenari sono essenzialmente due:
- accettare l’idea che Damasco con l’aiuto russo continui a recuperare terreno senza fare distinzioni fra terroristi e “ribelli moderati”
- pretendere che siriani e russi facciano una scrematura, limitandosi ad attaccare i miliziani in base al gruppo di appartenenza
La prima ipotesi sarebbe una sconfitta politica per gli USA e per tutti i Paesi della coalizione ufficialmente anti ISIS ma sostanzialmente anti Assad.
La seconda sembra più che altro fantasia: basti pensare che nei sobborghi di Aleppo l’FSA combatte insieme alle Brigate di Al Nusra. L’esercito siriano e gli aerei russi dovrebbero selezionare i bersagli prima di combattere…
Cosciente della difficoltà della situazione, il Presidente degli Stati Uniti Obama avrebbe ammesso che dall’estate 2015 lo Stato Islamico sia in grave difficoltà, senza menzionare però iniziative contro i gruppi fondamentalisti attivi soprattutto nel settore nord.
Avrebbe anche dichiarato che le responsabilità dell’eventuale fallimento della tregua ricadrebbero però sulla Russia e sul governo di Damasco, intenzionati a continuare la guerra “contro tutti i nemici senza distinzioni”.
Mentre Washington mette le mani avanti preparandosi a puntare il dito e a trovare soluzioni alternative per la Siria, semmai fosse necessario la Turchia mette benzina sul fuoco: in una dichiarazione ufficiale, Ankara sostiene che le operazioni di terra dei siriani e i continui bombardamenti russi sono l’unica vera potenziale causa di fallimento del cessate il fuoco. La Turchia ribadisce tra l’altro il suo diritto a colpire i curdi dell’YPG qualora si sentisse minacciata.
Il cessate il fuoco inizia. Forse lo spettacolo comincia ora.
(Foto: SAA)