Migliaia di soldati dell’esercito turco appartenenti al 7° Corpo d’armata convergono verso il posto di confine di Akçale nella provincia di Sanliurfa tra Turchia e Siria. La città, sede della 20a Brigata meccanizzata, è posta proprio sulla frontiera, a poche centinaia di metri dalla siriana Tall Abyad, controllata dai miliziani curdi.
Verso Tall Abyad stanno convergendo anche colonne di miliziani filoturchi provenienti da Jarablus. Le milizie passerebbero attraverso il territorio turco, aggirando la curda Kobane che si trova proprio sulla strada parallela al confine con la Turchia tra Jarablus e Tall Abyad. Fonti indipendenti parlano di centinaia di mezzi e uomini armati.
Jarablus si trova immediatamente a ovest dell’Eufrate, a 1 km dalla Turchia, con cui ormai non c’è più soluzione di continuità territoriale. Attualmente, al valico di frontiera di Karkamis (provincia turca di Gaziantep), al posto della bandiera della Repubblica Araba di Siria, sventolano i tricolori del Free Syrian Army, i ribelli riarmati da Ankara attivi nel nord della Siria.
L’offensiva turca non è ancora partita, ma voci non ufficiali parlano di “preparativi imminenti”. Questione di giorni.
Le truppe turche, dotate di importanti reparti corazzat,i attaccherebbero in profondità il territorio controllato dai curdi con cui lo scontro è ormai totale.
Secondo Ankara l’eventuale offensiva in territorio siriano (seguito di Scudo dell’Eufrate del 2016, ormai archiviata) sarebbe una risposta ai continui attacchi delle Syrian Democratic Forces che solo negli ultimi due giorni (26 e 27 aprile, nda) avrebbero assaltato 13 posti di confine fra Siria e Turchia, distruggendo ben 5 carri armati turchi tra Derassiye e Senyurt.
I turchi dal canto loro, grazie all’intervento massiccio delle forze aeree (leggi articolo), avrebbero ucciso “decine di miliziani” e distrutto “una serie di veicoli armati”.
L’escalation tra turchi e forze a prevalenza curda (le SDF sono composte anche da arabi, nda) sta creando scompiglio nel fronte nord est della Siria. Centinaia di miliziani curdi impegnati contro l’ISIS sul fronte di Raqqa (distante solo 90 km dal confine turco) sarebbero stati richiamati per proteggere la retroguardia e le postazioni a ridosso della Turchia.
Non a caso in queste ore l’offensiva contro lo Stato Islamico su Tabqa e Raqqa sarebbe stata sospesa, ufficialmente per permettere agli sminatori di bonificare le aree liberate. In realtà i continui attacchi dei caccia turchi avrebbero distolto le forze curde, concedendo indirettamente respiro ai miliziani del Califfato.
L’imbarazzo degli Stati Uniti è palpabile. Sia la Turchia che i curdi sono stretti alleati USA. L’enorme quantitativo di armi controcarro di cui dispongono le SDF è alla base degli importanti successi ottenuti in poche ore contro le truppe corazzate turche; a questo si aggiungono i 6000 soldati americani impegnati sul territorio siriano al fianco delle milizie arabo-curde.
Mentre cresce l’attrito fra Ankara e Washington, Damasco gongola. La guerra tra ISIS, Turchia e forze curde appoggiate dall’America, non può che fare gioco.
(foto: Türk Kara Kuvvetleri)