Yemen: l’Arabia Saudita ad un passo dalla catastrofe militare

(di Giampiero Venturi)
29/03/17

Le ultime notizie parlano di tre missili Qahir M2 (gittata 400 km, derivato dal SAM 2 russo) lanciati dai ribelli houthi contro la base aerea King Kalhid, situata alla periferia della città di Khamis Mushait, nella provincia saudita di Asir a circa 150 km dal confine con lo Yemen. 

L'uso dell'arma balistica da parte dei miliziani rappresenta per i sauditi un autentico inferno a cui sembra sempre più difficile sottrarsi. Il fenomeno conferma un fatto preoccupante per Riad: la guerra, già impantanata da due anni sul terreno yemenita, si è trasferita ormai in modo permanente anche in territorio saudita.

I guerriglieri houthi occupano l’intera catena montuosa del lato occidentale della provincia del Najran, rendendo impossibile il controllo alle forze di Riad di un’area grande un terzo dell’Italia (anche se scarsamente popolata).

Anche la totale superiorità aerea della coalizione a guida saudita non è riuscita finora a incidere in modo sensibile sugli esiti della guerra. I bombardamenti massicci e i continui raid effettuati con F-16 ed elicotteri Apache, continuano a colpire infrastrutture e obiettivi civili, ma non riescono a stanare i miliziani fedeli all’ex Presidente Saleh, particolarmente abili nelle aree montagnose comprese tra il Nordovest dello Yemen e l’Arabia meridionale.

L’attuale strategia di Riad prevede l’arruolamento di migliaia di giovanissimi provenienti dalla costa meridionale dello Yemen, nell’area controllata dai sunniti compresa fra Aden e Shuqrah, duramente colpita dalla catastrofe economica seguita alla guerra. La disperazione e l’indigenza favoriscono l’afflusso di nuove leve che entrano nell’Esercito Nazionale fedele al Presidente Hadi in cambio di cibo e sostentamento primario.

Ai “teenager” della Coalizione araba si affiancano gruppi di miliziani jihadisti reclutati da Riad con il richiamo alla guerra contro il “pericolo sciita”. La paura di un aumento dell’influenza iraniana nella penisola arabica sembra l’unico collante ancora capace di tenere insieme un fronte sunnita sempre più demotivato.

Il quadro si fa ancora più nebuloso per la presenza nel fronte saudita di unità della Congregazione Yemenita per la Riforma (al Islah) legate ai Fratelli Musulmani e fedeli al controverso generale Ali Mohsen al-Ahmar. Il governo sunnita wahhabita di Riad ha un rapporto difficile con la Fratellanza Musulmana, tanto da averla inserita nella lista dei gruppi terroristi internazionali nel 2013. Il rapporto però è cambiato in virtù di interessi comuni proprio nello Yemen. Il generale Ali Mohsen al-Ahmar è un ex uomo di fiducia del Presidente sciita Saleh con cui condivise la repressione degli houthi nei primi anni 2000. Dopo lo scoppio della guerra civile le alleanze si sono ribaltate. I miliziani houthi, sciiti zayditi, appoggiano Saleh e il generale Al Ahmar è passato sul fronte sunnita del presidente Hadi. L’appoggio dei Fratelli Musulmani contribuisce però all’allontanamento dell’Egitto dall’Arabia Saudita che nel pantano yemenita si ritrova sempre più isolata (leggi articolo).

Dal punto di vista militare Riad sta cercando di aprire più fronti contemporaneamente così da allentare la pressione sul proprio territorio. In particolare, l’esercito saudita e i suoi alleati si stanno concentrando nell’area costiera dell’ovest, cercando di consolidare le posizioni conquistate nella città di Mocha e provando a porre l’assedio alla regione di Al Hudaydah completamente in mano dei miliziani pro Saleh.

Le perdite per la coalizione a guida saudita sono ingenti, sia in termini di materiali che di personale militare. Il corpo delle guardie di frontiera e la Guardia Nazionale (che annovera circa 100.000 effettivi e almeno 5 grandi unità meccanizzate) non hanno il controllo dei posti di confine tra il Mar Rosso e la città di Najran, per un tratto di più di 400 km. Per il resto della linea di demarcazione fra i due Paesi gli assalti mordi e fuggi dei miliziani houthi rendono la situazione estremamente difficile per i militari e i paramilitari di Riad.

La situazione dal punto di vista geopolitico resta molto complessa. La riduzione a ragione degli houthi sembra molto lontana, tanto più che le capacità militari degli sciiti (aiutati da Hezbollah e dall’Iran) continuano a migliorare. Nel grido di battaglia degli houthi c’è il richiamo alla maledizione di Israele e dell’America. Questo rende estremamente difficile ogni forma di compromesso con i ribelli per la coalizione capeggiata dall’Arabia che proprio dall’Occidente riceve supporto politico e militare.

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(foto: yemeniTV - web)