"Bullets & byte". Da slogan a realtà

(di Filippo Del Monte)
15/03/24

La presentazione del Piano industriale 2024-2028 di Leonardo offre principalmente due spunti di riflessione, al di là delle dinamiche prettamente legate all'evoluzione della principale industria AD&S italiana.

Il concetto di trasformazione del modello di business da Difesa a Sicurezza Globale è un diverso modo di chiamare l'ampliamento della difesa "tradizionale" (quella propriamente individuata come un affare militare) a quella adatta a contrastare le minacce ibride e multidominio proprie del XXI secolo.

Digitalizzazione, interconnessione multidominio, sviluppo dell'intelligenza artificiale e sistema di "globalizzazione competitiva" - che ha definitivamente archiviato, come la guerra d'Ucraina, l'instabilità africana, la competizione USA-Cina, il conflitto di Gaza, la crisi del Mar Rosso ed anche i risvolti politici della transizione energetica e della corsa alle terre rare stanno drammaticamente portando a galla, il globalismo tradizionale ed il meccanismo securitario centrato sull'Occidente - hanno enormemente ampliato il concetto di "guerra" per come avevamo imparato a conoscerlo tramite la declinazione clausewitziana di "continuazione della politica con altri mezzi", quasi ribaltandola e trasformandola in una realtà immanente si rapporti tra Stati e comunità umane di qualunque tipo.

Normale che lo slogan "Bullets & byte", spesso ripetuto dall'AD di Leonardo, Roberto Cingolani, abbia poi rappresentato l'ossatura "dottrinaria" attorno alla quale è stato costruito il Piano Industriale di Piazza Monte Grappa. Ma, nei fatti, la commistione tra proiettili (da leggere come armi convenzionali o "guerra tradizionale") e tecnologie digitali (la "guerra ibrida" cyber, economica, infrastrutturale e via dicendo) sta già determinando le trasformazioni della politica internazionale.

La sempre più ampia capillarità delle reti infrastrutturali e le trasformazioni del sistema economico mondiale, che richiede interconnessioni maggiori a fronte di una competitività sempre più strutturata e “sistemica”, hanno ormai causato l’annacquamento della linea di faglia tra affari militari ed affari civili, estendendo motivi di conflitto e strumenti a disposizione per condurlo. Chiaramente, lo sviluppo di tecnologie sempre nuove, specie quelle “dual use” – e lo sguardo non può che concentrarsi sui droni aerei, navali e sottomarini, nonché sui sistemi di navigazione ed osservazione satellitari – è parte integrante di questo sistema.

E nella sfida tecnologica un ruolo di primo piano la corsa allo spazio, che ha ricevuto nuova linfa proprio dallo sviluppo delle telecomunicazioni e dalla necessità di trovare sempre nuove risorse naturali per le produzioni terrestri anche - nel prossimo futuro - fuori dal pianeta Terra.

Il Piano Industriale di Leonardo ha individuato una questione che gli analisti e gli esperti di politiche spaziali e space economy ancora non hanno evidenziato a sufficienza: è vero che i privati stanno avendo un ruolo sempre più importante nella corsa allo spazio e che, anzi, molto spesso ne stiano dettando tempi e modi; ma si tratta di un fenomeno principalmente extra-europeo.

Nel Vecchio Continente sono ancora gli Stati ad avere la quota di maggioranza sui processi decisionali per lo Spazio, molto spesso - come accade per la Difesa - con risorse limitate rispetto agli altri blocchi imperiali. Ecco perché in questo contesto servirebbe investire su una vera "space alliance" continentale proprio come su meccanismi di difesa comune, rafforzando consorzi e progetti cooperativi in tal senso.

Foto: Difesa Online