E’ stato un bagno di sangue, con berretti verdi circondati da una “marea” di talebani per uno scontro a fuoco durato oltre un’ora. Gli Stati Uniti, in un’operazione classificata avvenuta in Afghanistan, hanno perso un operatore dei reparti speciali mentre altri due sono rimasti gravemente feriti. La loro missione è avvolta nel mistero, con Pentagono che si è rifiutato di dare spiegazione sul perché quelle unità fossero in azione nella città di Marja, nell’irrequieta provincia di Helmand, in Afghanistan.
Nonostante le lezioni di un passato ancora vivo nei ricordi, quella avvenuta poche ore fa ricorda tanto l’operazione Redwings, con i medesimi errori di valutazione del Pentagono. Questa volta, soltanto per un miracolo, l’operazione non si è trasformata in un massacro per gli USA.
La missione che si è svolta poche ore fa è classificata. Ciò significa che nemmeno i parenti più stretti del soldato morto sapranno mai la dinamica che gli ha tolto la vita.
Sappiamo che un team dei reparti speciali USA (quasi certamente berretti verdi), in supporto ad un piccola unità afghana, si trovava nei pressi della città di Marja. In un primo momento si era ipotizzato un semplice ruolo di consulenza per i soldati USA, ma quasi certamente quell’unità si trovava in zona in una missione di targeting leader. Le informazioni diramate dal Pentagono, lo ripetiamo, sono scarse.
Qualcosa sembra essere andato subito storto. Il team viene rilevato dalle forze ostili in pochi minuti. L’unità si ritrova (queste sono le parole utilizzate dal portavoce del Pentagono Peter Cook) “circondata da una marea di talebani”. Imbarazzo durante la conferenza stampa di Cook, considerando che la battaglia era ancora in corso con perdite sul campo.
Il Pentagono prova ad esfiltrare i propri berretti verdi e gli alleati, inviando in zona due elicotteri HH60 Pave Hawk. Il primo non riesce nemmeno a toccare terra a causa del fuoco nemico ed è costretto a ritornare alla base. Il secondo riesce ad atterrare, ma non può decollare a causa di un fuoco di sbarramento di artiglieria che proviene da Marja. La battaglia si protrae per più di un’ora con forze USA ed alleate che riescono a resistere ed a lasciare la zona soltanto dopo l’arrivo di una cannoniera AC-130 in ruolo di copertura. Gli USA perdono un operatore dei berretti verdi. Altri due sono gravemente feriti. Feriti anche numerosi soldati afghani coinvolti nell’operazione. La dinamica del loro coinvolgimento è avvolta nel mistero.
Ufficialmente, gli USA hanno ritirato nella provincia di Helmand le forze regolari. L’ultimo scontro conferma l’esclusivo impiego dei reparti speciali. Una forza invisibile che continua a svolgere missioni, spesso mortali come quella di poche ore fa. L’operatore morto a Marja segna il primo combattimento fatale degli Stati Uniti in Afghanistan nel nuovo anno.
E’ il settimo soldato ucciso in due settimane. Il 21 dicembre scorso, sei soldati sono stati uccisi appena fuori la base aerea di Bagram, a 30 miglia a nord di Kabul. Il Pentagono non è tenuto a diramare dettagli sugli operatori dei reparti speciali ne può essere obbligato a farlo. Il piano degli Stati Uniti di ritirare la maggior parte delle sue 9.800 truppe entro la fine del 2016 rimane ancora in vigore.
Per il Pentagono in Afghanistan sono stati compiuti enormi progressi contro i talebani. Gli ultimi episodi sembrano smentire categoricamente queste affermazioni.
(foto: US DoD)