Si chiama “Penetrating Counterair” o PCA ed è l’unica piattaforma, ancora coperta da segreto militare, che entrerà in servizio con l’Air Force entro il 2030.
E’ stata pubblicata poche ore fa, la nuova strategia ufficiale dell’Aeronautica statunitense per i prossimi 15 anni. Nelle linee guida per garantire la superiorità aerea e contrastare le minacce reali che si prospettano fino al 2030, il Pentagono non prevede la realizzazione di un nuovo caccia. La flotta combattente degli Stati Uniti si baserà sulle attuali piattaforme (aggiornate) ed implementate da un crescente numero di F-35 e bombardieri B-21.
Andiamo con ordine. L’Air Force ha una piano per sostituire i suoi caccia tradizionali, ma siamo ancora nella fasi esplorative, mentre le specifiche del caccia di sesta generazione sono ancora sulla carta (sebbene alcuni prototipi le stiano testando in parte).
Quello che l’Air Force chiama “family of capabilities”, nel suo documento strategico “Air Superiority 2030 Flight Plan”, include una serie di capacità integrate tra diverse piattaforme esistenti. Il Pentagono prevede, almeno fino al 2030, una forza aerea combattente di prima linea formata dagli F-22, supportati dagli F-15. Sebbene non menzionato nel documento strategico, conosciamo il nuovo ruolo dell’Eagle, destinato a diventare il moltiplicatore di forze dell’F-22.
Il programma F-15 2040C è stato concepito per l’Air Dominance fino all’avvento della prossima generazione di velivoli. Nello specifico, l’F-15 2040C potrà trasportare 16 missili aria-aria e sarà dotato del Talon HATE, una completa suite di comunicazione integrata con il Raptor. Il pacchetto comprende anche il radar attivo a scansione elettronica Raytheon APG-63 (v)3 ed i sistemi di guerra elettronica Eagle Passive/Active Warning Survivability System (EPAWSS). Appare evidente che il pacchetto 2040C nasce dalla necessità di integrare e potenziare le capacità dell’F-22. Ad oggi gli Usa dispongono di 250 F-15. Considerando gli upgrade, F-15 e F-16 resteranno in servizio almeno fino al 2045.
I 300 F-16, invece, sono in fase ammodernamento ed estensione della vita delle cellule. Almeno fino al 2035, la strategia proposta dell’Air Force prevede l’impiego massiccio di F-15 e F-16 per i compiti di fascia bassa, riservando agli F-22 le sole missioni di fascia alta. Appare evidente che quei 123 Raptor sono fin troppo pochi per garantire, tra venti anni, i livelli ottimali di presenza nelle aree di crisi nel globo.
Il problema principale è che l’Air Force, considerando le minacce attuale ed i contesti dove è necessaria la presenza di una piattaforma di quinta generazione, avrebbe bisogno di 382 Raptor. Gli Stati Uniti dispongono di sei squadriglie operative di F-22, ma queste sono sottodimensionate rispetto alle altre unità combattenti.
L’F-15 2040C, dovrebbe diventare il primo moltiplicatore di forze, aprendo l’era dell’ arsenale volante. Uno dei principali limiti della configurazione a bassa osservabilità, è determinato dal carico interno delle piattaforme di ultima generazione. La capacità di trasportare internamente i sistemi d’arma è prerogativa essenziale per un profilo stealth pulito. Il problema è che l’F-22, ad esempio, trasporta soltanto sei missili BVR, l’F-35 soltanto quattro. La soluzione prospettata dell’Air Force è “l’arsenale volante” che si basa su una piattaforma, verosimilmente sarà il B-52, in grado di trasportare dalle retrovie decine di missili e bombe di precisione. Nella nuova dottrina, al caccia di quinta generazione spetterebbe l’avanscoperta oltre il raggio visivo grazie all’avionica di ultima generazione. Una volta identificata la minaccia, il caccia collegato in rete con “l’arsenale volante”, trasferirebbe le informazioni di puntamento. Il B-52, infine, lancerebbe il missile contro il bersaglio.
L’Air Force spinge per avere in linea delle “forze da combattimento integrate”, in grado di svolgere svariati compiti in una sola missione. Gli aerei stealth, che non avrebbero più la necessità di “macchiare” il profilo, continuerebbero a coordinare molteplici attacchi dagli arsenali volanti operativi nelle retrovie. Considerando che la flotta B-1 è stata denuclearizzata, è facile ipotizzare che tale compito sarà svolto dai 76 B-52H ancora in servizio.
L’asset tattico spetterà agli F-35 che resteranno in servizio almeno fino al 2050 e che sappiamo essere in alcuno modo dei dogfighter. Eppure nel nuovo documento strategico figurano quelle tre lettere, PCA, acronimo per Penetrating Counterair.
Si legge nel documento: “Il PCA dovrà massimizzare una serie di compromessi tra autonomia, carico utile, sopravvivenza, letalità, accessibilità, e sostenibilità. L’Air Force emetterà una AoA, Analysis of Alternatives, nel 2017. Coerentemente con una mentalità di acquisizione agile progettata per l’entrata in servizio secondo i tempi richiesti, si richiede uno sviluppo rapido che possa rispondere alle minacce future”.
Il PCA dovrà rispondere alle “crescenti piattaforme ed asset aerei e di superficie avanzati che si stanno diffondendo in tutto il mondo”.
Ma cosa sarà il sistema PCA? Escluso possa trattarsi di un nuovo caccia, sarà quasi certamente un drone a bassa osservabilità che sfrutterà il know how acquisito con le piattaforme testate (pubblicamente e non). Potrebbe trattarsi dell’SR-72.
Sappiamo che la Skunk Works, divisione per i progetti speciali della Lockheed, ha consegnato un progetto finale al Pentagono per una piattaforma in grado di raggiungere la Corea del Nord in 90 minuti, sorvolare l’intera penisola in due minuti, effettuare rilevazioni ad altissima risoluzione e comportarsi come un velivolo standard, senza la necessità di un velivolo di lancio o di richiamo. Si baserebbe sul concetto di motore a ciclo combinato. Quest’ultima aggira le limitazioni tradizionali di reattori, statoreattori e scramjet, che possono operare soltanto a diversi regimi di velocità. Il nuovo sistema propulsivo mira a risolvere questo problema utilizzando un motore a turbina per la bassa-velocità ed uno scramjet a velocità elevate.
Del dimostratore della Lockheed conosciamo le dimensioni, le medesime del Raptor ed il costo, circa un miliardo di dollari (parliamo del primo prototipo operativo). Il Penetrating Counterair potrebbe quindi rispolverare il concetto della ricognizione persistente. Invisibile ai radar (a gran parte di essi), potrebbe volare in profondità nello spazio aereo nemico ed aggirerebbe il problema dei satelliti, confinati dalle loro orbite.
Se armati, gli SR-72 potrebbero colpire qualsiasi bersaglio del pianeta in 90 minuti. Ci si chiede, però, il costo reale di una flotta operativa considerando le alternative esistenti. La prima e, probabilmente, la più realistica, sarebbe quello di armare i sottomarini con missili ipersonici. Nel documento strategico non si fa riferimento alcuno al presunto Programma Fenice che dovrebbe riportare in vita l’F-22 Raptor (già ritenuto non-starter).
Non sono menzionati, infine, gli altri programmi. Solo per l’Air Force, gli USA si ritrovano a dover finanziare nello stesso periodo nuovi aerocisterna, bombardieri stealth, aerei radar ed elicotteri di ricerca e salvataggio. C’è poi un nuovo Air Force One, ovviamente l’F-35 e l’aggiornamento per F-22, F-15 e F-16. C’è, infine, il programma AX per sostituire gli A-10.
(foto: Lockheed Martin / U.S. Air Force)