Negli ultimi anni l’India si sta affermando come potenza globale, anche se deve concentrarsi sulla gestione di una popolazione che supera ampiamente il miliardo di persone.
L’India persegue una politica estera che cerca di fondare un ordine regionale su un equilibrio di potere in un’area che si estende dal Medio Oriente a Singapore, e a nord fino all’Afghanistan. Tuttavia, è indubbio che le relazioni con Pechino domineranno la sua politica estera; i due giganti asiatici sono separati da un confine di 2.600 km, caratterizzato dalla catena montuosa più alta del mondo: l’Himalaya.
Molto probabilmente, se non ci fosse questa barriera naturale, i rapporti fra i due stati sarebbero ben più problematici.
Per migliaia di anni, i territori corrispondenti all’India e alla Cina contemporanee si sono potute ignorare per via della conformazione geografica. L’espansione dell’una attraverso il territorio dell’altra, attraverso la catena dell’Himalaya, era impossibile.
Oggi, il notevole sviluppo industriale, fa si che entrambi i Paesi necessitino di ingenti quantitativi di risorse energetiche, quindi hanno dovuto espandere i loro orizzonti e avventurarsi negli oceani.
Proprio per controbilanciare l’espansionismo della Cina nel Mar Cinese Meridionale, Nuova Delhi sta rafforzando i suoi legami con il Myanmar, le Filippine, la Thailandia ma soprattutto con il Giappone e il Vietnam.
La Marina Militare indiana sta cercando di contrastare quella della Cina, nella rotta che attraversa i mari della Cina e lo stretto di Malacca, per uscire nel Golfo del Bengala e costeggiare l’India fino al Mare Arabico, in direzione del grande porto che Pechino ha costruito a Gwadar, in Pakistan, come base d’appoggio per la nuova via della seta marittima.
Lo strumento navale indiano risulta in costante aumento, sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo.
Ciò è evidente dall’ingresso in servizio (la terza unità è stata consegnata alla fine del 2016) di tre nuovi DDG stealth classe KOLKATA (foto), progettati e realizzati localmente ed equipaggiati con sistemi di produzione nazionale, o fabbricati su licenza in loco.
Le unità hanno un dislocamento, a pieno carico, di 7.500 tonnellate, con una lunghezza di 163 metri e un equipaggio di 360 uomini.
Il propulsore COGAG (Combined Gas And Gas), è articolato su due gruppi M36N, ciascuno composto da 2 turbine a gas DT-59 che permettono ai caccia di raggiungere una velocità massima peri a 30 nodi e una velocità di crociera di 18.
L’armamento è costituito da un pezzo prodiero Oto-Melara da 76/62 mm SR, in torretta stealth prodotta su licenza da Bharat Heavy Electricals Limited; un sistema di lancio verticale (2 moduli da 8 celle) per 16 missili land attack (possono colpire sia bersagli navali che terrestri) trisonici BrahMos con una gittata di circa 300 km (il missile è stato sviluppato da un join venture russo-indiana).
La difesa antiaerea è assicurata da 4 moduli VLS (8 celle) con 32 missili Barak, fabbricati in India con componenti israeliane, hanno una velocità di Mach 2 e una gittata massima di 70 km; 4 CIWS (Close-In Weapon System) antimissile AK-630M a sei canne rotanti da 30/65 mm.
2 sistemi RBU-6000 RPK-8E (ogni impianto comprende il complesso di lancio a tamburo con 12 canne) per il lancio di razzi antisommergibile.
2 impianti binati per il lancio di siluri dual use da 533 mm (antisom/antinave).
La possibilità di imbarcare due elicotteri medi (KAMOV Ka.28) armabili in funzione AsW.
L’intenzione della Marina indiana è quella di mettere in campo un dispositivo navale in grado di tutelare gli interessi nazionali e garantire l’apertura delle vie di rifornimento energetico, con una flotta di superficie formata da 10 cacciatorpediniere, 20 fregate e la nuova portaerei, di fabbricazione nazionale, VIKRANT, che dovrebbe essere consegnata entro il 2019.
Tale dispositivo dovrà costituire una risposta valida ai nuovi detroyer cinesi Type-055 (immagine sotto) da 13.000 tonnellate che entreranno in servizio nel prossimo futuro.
Foto: Indian Navy / U.S. Navy / web