“Israele è orgoglioso di essere il primo paese nell’area a ricevere ed utilizzare l’F-35: il migliore aereo al mondo. È evidente e ovvio per noi e per l’intera regione che l’F-35, l’Adir, sarà in grado di garantire una vera deterrenza e di accrescere le nostre capacità per un lungo lasso di tempo”. È quanto ha commentato poche ore fa Avigdor Liberman, Ministro della Difesa di Israele per il rollout del primo F-35A Lightning II dell’Israeli Air Force.
È stato considerato un momento fondamentale per il futuro della difesa nazionale del paese. È ritenuto da Israele come il game changer del Medio Oriente. Se considerassimo le attuali capacità, comunque in divenire, tale affermazione potrebbe essere azzardata e dovremmo posticiparla al 2020/22. Se, invece, la considerassimo proprio dal punto di vista di Israele potremmo, a diritto, accettarla. Il motivo è storicamente intuibile. L’F-35 di Israele sarà profondamente diverso, ad esempio, da quello che volerà per l’Italia o comunque da tutte le piattaforme JSF fuori dagli Stati Uniti. Modifiche che lo differenzieranno anche per il 40% dagli altri F-35.
Tel Aviv, dopo lunghe ed estenuanti trattative, è stata autorizzata ad implementare (secondo prassi consolidata) hardware indigeno e svariati sistemi di guerra elettronica. L'esatta natura delle alterazioni (esterne ed interne) non è chiara, ma alcune di queste dovranno essere scritte nel prezioso codice sorgente, gelosamente custodito dagli USA. Proprio Israele sarebbe riuscita ad implementare le nuove funzionalità senza richiedere l’assistenza degli Stati Uniti. Sarà un’eccezione per l’alleato nel Medio Oriente, che non sarà mai consentita ad altri partner.
Non è comunque una novità per Tel Aviv, basti guardare le cellule degli F-15 e F-16 profondamente stravolte per incontrare le richieste israeliane. Ufficialmente, Lockheed Martin eseguirà una particolare esigenza del Ministero della Difesa israeliano: estendere il raggio d’azione dell’F-35 di almeno il 30%. Tutte le altre modifiche saranno realizzate in patria. L’attuale raggio d’azione di un F-35 è di circa 1150 km. Se l’F-35 israeliano incrementasse del 30% il suo ‘flight range’ potrebbe colpire obiettivi iraniani. Tuttavia, anche con questa maggiore capacità, il caccia avrebbe sempre necessità di un rifornimento in volo, considerando che gli obiettivi iraniani si trovano ad una distanza minima di almeno 1000 km.
L'F-35 è tecnologicamente più avanzato rispetto all' F-16I (la ‘I’ sta per Israele) ed è considerato uno dei più potenti caccia in produzione. Il velivolo della Lockheed Martin, diventerà il primo aereo stealth in forza all'IAF. A differenza di altri contesti, come il Canada ad esempio, Israele punta molto sulla bassa osservabilità e l'avionica.
Per molti anni, la tecnologia stealth è stata ritenuta troppo costosa per essere implementata sui piccoli aerei, motivo per cui fu utilizzata solo sui bombardieri più grandi e costosi come il B-2, il B-1 e l' F-117. Il recente sviluppo dell’F-35 consente l'incorporazione delle caratteristiche a bassa osservabilità ad un prezzo “contenuto”.
L'F-35, infine, è stato progettato per essere equipaggiato con migliori sistemi elettronici di bordo al mondo: essi saranno parte integrante del velivolo e non come dotazione supplementare così come avviene per altri caccia tattici. Tecnologia stealth ed avionica che hanno già un ipotetico avversario: l’S-300 russo acquistato dagli iraniani. L’Almaz-Antey S-300PMU-1 è un sistema di difesa progettato per la difesa tattica contro bersagli ad ampio spettro come missili balistici, velivoli ed elicotteri. Secondo la Almaz-Antey, società russa che produce il sistema, l’S-300 dovrebbe essere letale contro tutti i caccia di quarta generazione e, comunque, contro tutti i vettori non dotati di tecnologia stealth. L’azienda russa sostiene anche che gli S-300 hanno una certa capacità di identificare i caccia di quinta generazione, ma queste sono soltanto supposizioni.
La versione S-400, invece, è stata progettata proprio per intercettare le minacce stealth occidentali.
(foto: Lockheed Martin)