Gli Stati Uniti hanno potenziato ulteriormente la presenza in Iraq di un gruppo scelto di operatori poco noti all’opinione pubblica chiamati “Phoenix Ravens”. Sono un’unità altamente addestrata con un unico compito: creare un perimetro difensivo e proteggere, ad ogni costo, ogni tipo di velivolo con una bandiera americana.
Nato nel 1997, il programma Phoenix Raven prevede una forza specializzata in grado di fornire protezione degli aeromobili USA contro ogni tipo di nemico durante un ponte aereo: dai gruppi terroristici alla criminalità organizzata, dalle milizie locali alla popolazione disperata che ha appena vissuto un disastro naturale. I Phoenix Ravens sono ritenuti l’unica difesa che si frappone tra queste minacce e un grande, costoso e vulnerabile bersaglio alato con un bandiera americana sulla sua coda.
Solo per fare un esempio. Contrariamente a quanto si possa pensare, non sono i Servizi Segreti americani a proteggere l’Air Force One, ma i Phoenix Ravens. Integrati solitamente con l’equipaggio di missione, operano per garantire la sicurezza dei velivoli sotto molteplici aspetti: dall’intelligence ai piani di fuga, dal luogo di atterraggio fino alla potenza di fuoco in caso di imprevisti. L’intera forza Ravens si basa su 200 operatori.
Negli ultimi venti anni soltanto 2000 soldati hanno superato le prove di selezione. Un numero relativamente piccolo considerando i molteplici teatri in cui sono impegnati gli Stati Uniti.
Il maggior numero di Phoenix Ravens si trova in Iraq ed Afghanistan, ma anche in alcuni paesi dell’Africa e del Sud America. Le missioni della Phoenix Ravens sono classificate alla stregua dei Seal e della Delta. Il loro impiego in un campo di battaglia non è mai stato documentato ne tantomeno esistono prove che possano dimostrare il loro determinante coinvolgimento in alcuni teatri operativi ad alto rischio. Sappiamo però che sono esperti nella controffensiva insurrezionale e nella guerriglia non convenzionale.
I soldati che superano il corso, provenienti da tutti i rami delle forze armate, ricevono un numero. Quest’ultimo indica l’ordine in cui l’operatore è stato accettato nel gruppo: più basso sarà il numero, maggiore il rispetto ricevuto tra tutti i soldati americani. Le già elevate capacità dei Phoenix Ravens sono state ulteriormente potenziate dopo gli attacchi dell’undici settembre. Le unità sono state trasformate a tutti gli effetti in piccoli nuclei di fuoco in grado di contenere un’offensiva nemica.
Così come avviene per i Seal (il pensiero va, ad esempio, agli esoscheletri testati in Afghanistan), anche gli operatori della Phoenix Ravens ricevono equipaggiamento classificato. Non si spiegherebbe, altrimenti, il loro esiguo numero e la loro incredibile capacità di fuoco, ritenuta in grado di saturare un’area con un alto numero di ostili. Ogni team Phoenix standard è formato da quattro operatori.
Aggiungono dall’Air Force: “Ogni volta che vedete in tv un nostro aereo in chissà quale luogo del pianeta, lì sarà operativa la Phoenix”.