L'Italia ha più di 1000 uomini in Iraq. A riportarlo è un documento del CRS (Congressional Research Service), think tank che opera nel ramo legislativo e collabora principalmente con il Congresso degli Stati Uniti.
Oltre alle 450 unità che il nostro paese ha schierato a difesa della diga di Mosul, altre 300 unità sono impegnante in compiti di "Training and Advising Mission Contributions" nelle basi di addestramento di Baghdad e Erbil, e 260 unità sono addette alle operazioni di volo di 4 cacciabombardieri Panavia Tornado IDS (Interdiction and Strike), 1 aerocisterna Boeing KC-767A, e 2 UAV MQ-1 Predator (aeromobile a pilotaggio remoto). Queste cifre vengono segnate come 'approssimative' nel documento che riporta per filo e per segno il completo dispiegamento di forze della 'Coalizione Internazionale' che da due anni prende parte alla 'campagna globale' con l'obiettivo di contrastare distruggere il sedicente Stato Islamico (noto sotto gli acronimi di IS, ISIS, ISIL e in arabo dispregiativo Da'esh). Esso tiene conto solo ed esclusivamente delle informazioni 'non classificate' come segrete.
A somme fatte, delle 66 nazioni che hanno preso parte all'operazione congiunta, l'Italia compare come quarto contingente per numero di unità dopo Stati Uniti, Francia ed Australia. Le 22 nazioni che hanno aderito militarmente alla coalizione suddividono i propri sforzi in 3 attività principali: coordinated air strikes, training and equipping local security forces, e special operations. L'Italia ha negato il proprio contributo solamente nel primo di essi: "attacchi aerei coordinati", insieme a Germania, Portogallo, Nuova Zelanda, Norvegia, Spagna e Svezia.
La Gran Bretagna, che dopo gli Stati Uniti è il paese più attivo nel "cordinated air strike" ha 905 uomini impiegati nella campagna anti-IS, ma solo 275 uomini sono in Iraq. Gli USA, dopo l'ultimo annuncio del segretario del Pentagono Ash Carter, sono arrivati a 4.087 unità e ad oggi hanno investito 6.4 miliardi di dollari in operazioni militari contro l'IS (una media di 11.5 milioni al giorno nel 2016). Il Congressional Research Service sottolinea che “ogni paese sta contribuendo alla Coalizione in maniera commisurata agli interessi nazionali (...). Tali contributi sono dunque classificabili come di natura militare o assistenziale. Paesi come la Svizzera e il Giappone , ad esempio, vengono citanti per aver donato all'Iraq aiuti per un valore di 9 e 6 milioni di dollari. L’Italia, in aggiunta allo sforzo di uomini e mezzi, ha donato all'Iraq armi per un valore di 2,5 milioni di dollari: mitragliatrici, lanciarazzi e 1 milione di munizioni di vario calibro.
Secondo il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, i 66 stati che fanno attualmente parte della coalizione sono: Afghanistan, Albania, Lega Araba, Australia, Austria, Bahrain, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Canada, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Egitto, Estonia, l'Unione europea, Finlandia, Francia, Georgia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Iraq, Irlanda, Italia, Giappone, Giordania, Kosovo, Kuwait, Lettonia, Libano, Lituania, Lussemburgo, Macedonia, Malesia, Moldova, Montenegro, Marocco, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Nigeria, Norvegia, Oman, Panama, Polonia, Portogallo, Qatar, Repubblica di Corea, Romania, Arabia Saudita, Serbia, Singapore, Slovacchia, Slovenia, Somalia, Spagna, Svezia, Taiwan, Tunisia , Turchia, Ucraina, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti.
(foto: Esercito)