Dopo la lettura di un articolo di marzo del generale Nicolò Manca (v.link), ho voluto approfondire l’argomento "mezzi" e ribattere alcuni punti aggiungendo qualche altra indiscrezione mai ufficialmente confermata o criticamente divulgata. Ho quindi intervistato l’ex comandante della Sassari, un uomo che può piacere o meno ma su cui il giudizio comune a chi lo ha conosciuto è “persona leale e ottimo Comandante”.
Primo comandante sardo della storica brigata Sassari, è oggi in congedo e vive a Sinnai, nel cagliaritano.
Sembra aver convertito la sua energia da generale in un’acuta osservazione delle vicissitudini del Paese che segue puntualmente, con una certa sofferenza e comprensibile senso critico.
Tra le righe, l’ex capo di stato maggiore dell’Esercito, generale Goffredo Canino, scriveva affettuosamente a Manca dopo la lettura del suo libro: …“Ho letto, riletto Da Calamosca a Calamosca Alla ricerca di un Esercito”. Ho riflettuto su di esso, per farmi una Idea corretta del Tuo lavoro, della Tua fatica e, soprattutto del Tuo pensiero e dei Tuoi sentimenti profondi, quelli che Ti hanno dato lo stimolo per il Tuo impegno, che Ti hanno spinto ad esprimere la Tua sofferenza ed un po’ la Tua rabbia da impotenza, la Tua solitudine. A mio avviso l’impresa è riuscita. Tu hai infatti dato voce ad una moltitudine di persone, tutte quelle della nostra generazione militare, che hanno vissuto per lunghi anni analoghe situazioni, disagi morali e frustrazioni”.
Il generale Manca passò alla cronaca nel 1997 quando si dimise come protesta per i continui attacchi dei media contro la brigata Folgore e successivamente nel 2013, non rimase in silenzio per le opinabili decisioni governative nei confronti dei due Marò prigionieri in India, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Con un gesto eclatante, quanto obiettivamente raro, restituì le onorificenze di Cavaliere e Commendatore alla Presidenza della Repubblica.
Una Fiat Campagnola slava e il ricatto di Fiat?
Non ho potuto sottrarmi a qualche cenno biografico sullo schietto ex comandante della Sassari, in quanto i punti da mettere sotto la lente d'ingrandimento sono diversi, alcuni noti, altri sconosciuti. Tra questi c’è una critica (non ufficiale) che circolava nelle caserme riguardante l'AR76. Ammetto che anche per me è una novità.
Sembrerebbe che la conosciutissima Fiat Campagnola AR76 fu commissionata dalla slava Zastava al gruppo torinese per offrire un mezzo LTV - Light Tactical Vehicle - all’esercito dell’ex Jugoslavia. Una piccola realtà operativa negli anni’80 con la guerra fredda.
La Campagnola l’abbiamo già trattata (v.articolo) e anche i collezionisti conoscono bene pregi, difetti e caratteristiche del veicolo.
Una commissione – presumibilmente militare – bocciò per inadeguatezza ai compiti militari il 4x4 italiano e Fiat si trovò dentro casa una massiccia partita di Fiat Campagnola da smaltire.
Se la notizia fosse confermata non rappresenterebbe certo un episodio felice per la Fiat, d'altronde non è neppure la prima volta che la fabbrica torinese ha prodotto veicoli "poco fortunati", magari per un debutto in un periodo sbagliato o per una qualità discutibile rispetto alla concorrenza.
Ruote al cielo ma c’è dell’altro…
Il rifiuto da parte dell’esercito slavo verso il nostro 4x4 portò, stando sempre alle indiscrezioni, a una sorta di gioco forza - conosciuta come formula ricatto - tra la dirigenza Fiat e le Forze Armate italiane: “O la compra l’esercito italiano o un buon numero di operai finirà in cassa integrazione”.
Oltre al ben conosciuto problema dell’inclinazione di giunti e crociere, modificati in seguito, sotto la lente è finita - rispetto all’AR 59 - la sua scocca portante: un particolare non da poco conto - ricordano alcuni militari - per un mezzo da combattimento dove è più indicato per una questione di masse e rigidità, un caratteristico telaio portante.
Il generale Manca fu vittima di un incidente a bordo della AR76 allestita come posto comando di brigata e probabilmente con sistemi radio - pesanti - tipo RV3 e 4 RH5/478 impilati l’uno sull’altro, piuttosto che le antecedenti americane AN/GRC -3/4/5.
A causa dello scoppio di una ruota il generale insieme a un maresciallo radiofonista aiutante di campo e il caporale conduttore, si ribaltarono durante un’esercitazione. Il particolare telaio fu tra gli imputati maggiori come concausa dell’incidente.
Anche Il tentativo di montare il cannone cc da 106 sr, questa una realtà confermata, ebbe scarso successo in quanto, durante il fuoco del pezzo, il semiasse del mezzo rimaneva danneggiato diversamente a quanto succedeva sull’obsoleta ma più adatta militarmente AR59.
Altra nota riguarda la scarsa escursione delle sospensioni indipendenti, che a voce di molti avrebbero penalizzato l’AR76. Tuttavia se la teoria del telaio fosse attendibile, mi sembra doveroso spezzare una lancia a favore della Fiat campagnola, la quale come rappresenta il suo nome, è nata come auto da campagna, quindi per sterrato seppur offra un apprezzabile range in un off road leggero. Del resto oggi, vedi il VTLM Lince o Humvee, con telaio portante, possiedono schemi con sospensioni indipendenti con trapezi angolati e braccetti che stanno eccellentemente soppiantando i ponti rigidi.
In realtà era interessante la sua capacità di traino e, anche in abito civile, non sono isolate le notizie di camion impantanati e rimessi sull’asciutto dall’AR76.
ARNA e ACP
Tra le notizie, si vocifera che anche l’insuccesso dell'Alfa Romeo Alfa 90, Alfa 6, Arna (Alfa-Nissan con meccanica Alfasud) abbia visto una sorta di costrizione verso le Forze Armate – ed enti locali – per l’acquisito dei vari modelli.
Anche per l'ACP 80 dell'Iveco le domande non sono poche, e sono molti a sostenere che fosse un camion “esagerato” nonostante una notevole portata senza però un utile cassone ribaltabile, una condizione che lo avrebbe relegato a impieghi sprecati come il trasporto del personale sul pianale dopo l’aggiunta di panche in legno capaci di ospitare 18 uomini.
Al tal proposito, oltre al Mulo meccanico e il carrello MTC per gli Alpini (v.articolo), anni 70 e 80, ricordo qualche anonima confessione durante la stesura del pezzo su Iveco MMW135, il sostituto di ACM80 su base Eurocargo. Sarebbe curioso sciogliere alcuni dubbi sui teorici 11 milioni di euro investiti nel progetto nonostante una produzione limitata a qualche unità peraltro un po' problematica.
Sembrerebbe che Astra fosse stata risollevata in un momento di crisi grazie alla commessa per ACTL - su base HD8 e Trakker.
Le curiosità sarebbero sostanzialmente due:
Perché non è stata individuata per tempo una piattaforma adeguata per un autocarro tattico logistico multiruolo?
Il progetto ACTL è stato rifinanziato con denaro pubblico?
Sarebbe interessante per la redazione, ricevere un comunicato IDV circa l’indiscrezione sui 50 nuovi VM90 commissionati recentemente dall’esercito.
Le Forze Armate dovrebbero essere una risorsa e non un ripiego. Dopo aver ascoltato diversi punti di vista, il generale prende una pausa e mi confessa il suo pensiero. “C'è da chiedersi se classe politica e vertici istituzionali siano consapevoli che un giovane che sceglie di intraprendere la carriera militare non aspira a essere un operatore della protezione civile né a sostituirsi alle ditte specializzate per asfaltare le strade della Capitale e tanto meno a subentrare ai vigili urbani nel controllo dei campi rom”.
Una tradizione?
Anche l’Olivetti, dopo la nomina del generale piemontese Luigi Poli a CSE - stando sempre alle indiscrezioni - utilizzò i metodi di Fiat, per smaltire una congrua partita di pc rimasta nei magazzini di Ivrea. L’approvvigionamento prese il nome coniato dalla naja, di Operazione POLIVETTI. A quanto pare i suoi utilizzatori nell’amministrazione militare, non furono entusiasti verso le nuove apparecchiature poco performanti.
Vicende che sicuramente fanno riflettere, così come la più recente notizia che vedrebbe l’Aeronautica Militare correre in soccorso di Piaggio-Aerospace per alcuni esemplari di P.1HH, aerei a guida remota con caratteristiche non rispondenti alle odierne esigenze dell'Arma Azzurra.
Burocrazia e Forze Armate squattrinate?
Ambiguità, omertà e scaricabarile, sono senz’altro terreno fertile, in tutti i settori, per muovere interessi talvolta poco chiari.
Oggi è il cittadino - anche quello con le stellette - a richiedere più chiarezza e trasparenza. La stampa, al di là delle frasi di circostanza, dovrebbe essere aiutata e non boicottata, per non rimanere di fatto isolata nel suo servizio al Paese.
Mi auguro che l’esercizio d’ascoltare anche gli ultimi e in particolare gli addetti ai lavori, non rimanga un’irrealizzabile sogno affogato nell’ipocrisia.
L’auspicio, con la modernizzazione delle FFAA in un contesto europeo è lo smantellamento di malcostumi e il prevalere di scelte più sagge ed imparziali da parte di chi è pubblicamente retribuito per realizzare l’interesse del Paese.
Un ringraziamento e un concreto apprezzamento alla determinazione e al coraggio del generale Nicolò Manca.
Dedico l’articolo: a tutti i comandanti e ai ragazzi dei reparti della brigata meccanizzata Sassari, “Sa vida pro sa Patria”.