L’Esercito statunitense è stato il primo ad utilizzare, in combattimento, un’arma lunga a canna liscia con munizionamento a piombo spezzato.
Già nel corso della guerra per l’indipendenza le milizie continentali impiegavano le spingarde, ovvero dei moschetti ad avancarica con una canna liscia di diametro sufficiente per contenere più di una palla di piombo alla volta. Nel corso di uno scontro a distanza ravvicinata, questa tipologia di arma era in grado, con un solo colpo, di ferire gravemente un intero plotone nemico.
Bisogna comunque attendere l’inizio del XX secolo per vedere un impiego dei fucili a canna liscia - shotgun - su larga scala. Durante l’insurrezione dei Moros nelle Filippine, le truppe americane utilizzarono su vasta scala il modello Winchester Modello 1897 - azionato a pompa, con canna corta carenata e munito di punto d’aggancio per la baionetta - per fermare le cariche suicida dei ribelli.
In seguito all’ingresso nella Prima Guerra Mondiale degli Stati Uniti d’America, le truppe inviate sul fronte occidentale, agli ordini del Generale John Joseph Pershing, convinto sostenitore dell’efficacia degli shotgun, portano un grande quantitativo di queste armi, anche il nuovo modello 1912.
L’efficacia del munizionamento spezzato offre ulteriore dimostrazione nel corso dei combattimenti che si svolgono nello spazio angusto delle trincee. Tuttavia l’impiego in Francia dei fucili a canna liscia ha vita breve, l’Alto Comando tedesco emanò una circolare secondo la quale tutti i soldati nemici catturati e trovati in possesso di armi caricate con munizionamento a piombo spezzato – assimilate alle Dum Dum e alle palle espansive, vietate dalle convenzioni internazionali – sarebbero stati considerati criminali di guerra e giustiziati sul posto.
Nel successivo conflitto, il Corpo dei Marines riprese l’utilizzo dei fucili calibro 12 contro i giapponesi, impiegando per la prima volta un semi-automatico - il Browning Auto-5, in versione a canna corta - nonché numerosi modelli a pompa come il già citato M-97 e l’Ithaca M-37.
Il conflitto nella giungla del sud-est asiatico porta ad un ulteriore incremento dell’utilizzo delle armi calibro 12 tra le truppe americane. Proprio nel corso della guerra in Vietnam, gli addetti ai lavori cominciano a sollevare dubbi in merito ad un’arma che non consente di ingaggiare bersagli a lunga distanza, di fatto costringendo il fante a portare con sé il peso aggiuntivo di un fucile in più con relativo munizionamento.
In base a queste limitazioni, si sviluppa nella seconda metà degli anni ’80 il concetto dello shotgun militare come arma accessoria, ovvero ideare un calibro 12 in grado di integrarsi con il fucile d’assalto, in modo da ridurre gli ingombri e le complicazioni per l’operatore e allo stesso tempo dandogli la possibilità di affrontare minacce multiformi anche a grandi distanze.
L’Esercito statunitense comincia a sviluppare, alla fine degli anni ’90, un programma denominato LSS (Lightweight Shotgun System), il cui scopo è la realizzazione di un sistema d’arma ad anima liscia a ripetizione in calibro 12, modulare, impiegabile come accessorio oppure a sé stante (stand-alone), tramite l’installazione di un calcio telescopico.
Allo Shot Show del 2008 partecipa la C-More System che in quell’occasione presenta il proprio progetto: un’arma realizzata con componenti in alluminio macchinato 6065-T6, ad eccezione per la canna in acciaio inossidabile munita alla bocca di un rompifiamma di grandi dimensioni, con numerose aperture di sfogo, che funge contemporaneamente da freno di bocca, estintore della vampa e da breacher, rende cioè possibile utilizzare l’arma per abbattere una porta sparando a bruciapelo su una serratura o su un cardine senza il rischio di creare pressioni pericolose all’interno della canna.
L’otturatore è di forma cilindrica con fresature longitudinali, di fatto somiglia molto a quello di una carabina M4. Lo scorrimento manuale dell’otturatore è azionato da una leva d’armamento di tipo straight-pull posizionata su una guida lungo il lato sinistro della cassa dell’arma; la manetta d’armamento del meccanismo è progettata in modo da poter essere ribaltata verso il basso in posizione di riposo e, per mettere il colpo in canna, si deve tirarla indietro fino a fine corsa e poi rilasciarla. L’ampia finestra di espulsione si trova sul lato destro della cassa; lo scatto ad azione singola è munito di una sicura manuale e l’alimentazione avviene tramite un caricatore a scatola amovibile monofilare realizzato in polimeri, della capacità di 3 o 5 cartucce calibro 12/76.
Privo di mire metalliche, in quanto progettato come arma accessoria, il calibro 12 della C-More Systems può essere montato su qualsiasi fucile d’assalto della serie M16/M4 tramite un sistema non diverso da quello impiegato per il lanciagranate M-203. In caso di necessità, tramite una chiave torx si potrebbe montare all’arma una impugnatura a pistola di tipo M16, oppure un calciolo tattico con impugnatura e calcio telescopico in stile M4, facendolo diventare un fucile a pompa a tutti gli effetti, inoltre una rotaia MIL-STD-1913 Picatinny posizionata sul castello superiore consente l’installazione di organi di mira.
Nel 2009 le Forze Armate americane hanno dato inizio ad un ciclo di test di valutazione presso alcuni dei principali reparti dell’Esercito, come la 101° Divisione Aviotrasportata e gli Special Groups dello USSOCOM, il Comando congiunto delle Forze Speciali.
I risultati di questi test hanno costituito la base per una serie di modifiche, riguardanti la canna, l’otturatore e il calciolo: non è più prevista la sola impugnatura a pistola come optional, ma un calcio tattico che comprende una impugnatura modello M16 e calciolo telescopico a quattro posizioni di tipo M4. Nella versione accessoria, l’M26 può essere agganciato sotto la canna di qualsiasi arma di derivazione M16/M4, tramite un sistema identico a quello utilizzato dal lanciagranate M203, o in alternativa per mezzo di una cerniera ad aggancio/sgancio rapido installabile su una slitta Picatinny.
Nel febbraio del 2012, la 101° Aviotrasportata è stata equipaggiata con il nuovo sistema M26 MASS, impiegandolo in maniera estensiva nel teatro afghano.
Il vantaggio di avere un simile sistema d’arma a disposizione è indubbio: oltre ad un’arma che consente di colpire con efficacia un bersaglio sulle distanze brevi e brevissime senza dover rinunciare alla portata e alla precisione del fucile d’ordinanza, l’M26 permette di effettuare ingressi forzati sfondando rapidamente porte o barricate, nonché di adattarsi rapidamente al possibile cambiamento di tipologia di missione tipico dei conflitti asimmetrici, passando da diversi tipi di munizionamento letale al non-letale, semplicemente cambiando caricatore ed effettuando un ciclo di armamento.
(foto: U.S. Army)