Cielo, mare e terra, ma lasciando il cielo alle competenze aeronautiche, con questo articolo desidero proporre qualcosa di inusuale rispetto al solito veicolo militare esclusivamente “terrestre”.
Il soccorso alle popolazioni infatti non sempre arriva via “terra”. Quando non arriva neppure per via aerea, vuol dire che stiamo trattando di loro, le macchine anfibie. Un settore un po' di nicchia e forse poco conosciuto, ma senz’altro in prima linea quando si tratta di salvare vite, magari in seguito a un'alluvione.
Va premesso che l’idea del veicolo anfibio risale – a parte il solito Leonardo da Vinci che inventò quasi tutto prima degli altri – al 1781 con una macchina a vapore progettata da S. Bentham, ma il suo reale debutto lo possiamo collocare durante il secondo conflitto mondiale per scopi militari; tuttavia dopo di allora le applicazioni del veicolo anfibio si moltiplicarono anche per scopi umanitari e pensate un po'… persino turistici, come leggeremo più avanti.
Anfibi, non solo su ruote ma anche su cingoli e che quando riemergono dai corsi d’acqua con le loro importanti masse ci lasciano sorpresi e affascinati da come affrontano le sfide della fisica, ancor più quando li osserviamo, nelle prestazioni off road, arrampicarsi ovunque con i loro grossi e tassellati pneumatici piuttosto che cingoli.
In ambito militare sono utilizzati dai reparti d’élite come nel caso del reggimento San Marco con l’AAV-7 - Veicolo Anfibio d'Assalto da 22 tonnellate di massa ma in questo articolo tratterò alcune tipologie made in Italy, forse meno in vista ma sicuramente sempre in prima linea per il soccorso alle popolazioni.
L’8X8 prende il largo
Prodotto in collaborazione con l’OTO Melara con meccanica IDV - Iveco Defense Vehicles – nel 2012 questo veicolo è la realizzazione di un progetto tenuto nel cassetto da diverso tempo e realizzato prendendo spunto dagli studi sui limiti di altri veicoli anfibi in commercio per le forze armate di altri paesi.
Stiamo per illustrare alcuni aspetti del VBA 8x8 SUPERAV - Veicolo Blindato Anfibio – che in comune con l’Iveco Centauro ha davvero parecchia tecnologia oltre a una forma simile.
Uno degli aspetti considerati è stato lo studio sull’avvicinamento a terra necessario alle navi militari, prima del via libera per abbassare gli scivoli e far entrare in acqua questi mezzi di fanteria. Infatti, le qualità acquatiche di questi pesanti mezzi rappresentano di solito un tallone d’Achille nella storia militare da sbarco e non solo.
...a pieno titolo tra i blindati anfibi anche con mare forza 3
Il VBA rientra a pieno titolo nelle ferree linee d’omologazione Stanag 4569 per quanto riguarda la sicurezza e protezione balistica dei suoi occupanti. La sua navigabilità, nonostante la massa di 24 tonnellate oltrepassa i 6 nodi nautici (10 km/h) con motore a 1800 giri, e le prestazioni terrestri sono identiche a quelle del Centauro che possiede, pensate un po', la stessa massa.
La propulsione marina è prodotta da una coppia di eliche posteriori che su terra rimangono esposte nonostante siano in acciaio e forse questo rimane un neo se bersagliato posteriormente. Le sue caratteristiche, in base all’allestimento, gli consentono un utilizzo anche come veicolo da posto comando, centro comunicazioni o sanitario.
Le caratteristiche su terra sono equiparabili ai veicoli 8X8 - Actl, Centauro e Freccia - per cui non starò a riproporre notizie già ampiamente documentate, ma piuttosto vorrei focalizzarmi sulle particolarità di alcuni aspetti tecnici.
Un motore Cursor
Monta un propulsore Iveco Cursor 13 che sviluppa 560 cavalli, lo stesso montato sulla versione da esposizione internazionale dell’Actl SM, ma che è stato ampiamente equipaggiato di serie sull’autocarro Iveco Stralis. La sua velocità massima si aggira sui 100 km/h con un’autonomia di 500 chilometri. Il cambio è un classico automatico a 7 rapporti, progettato da ZF in collaborazione con IDV e anche qui, intorno ai 1200 giri, il convertitore di coppia idraulico si esclude creando un rapporto rigido tra giri motore e ruote. Oltre al blocco della trazione e differenziali, sono presenti anche se escludibili, il sistema ABS e ASR.
Il sistema di trasmissione ad H
È l’aspetto forse più interessante e meno discusso. Probabilmente si tratta di un brevetto italiano e il sistema permette di trasmettere il moto a tutte le 6 o 8 ruote senza occupare troppo spazio in cabina, ma mantenendo altezza e stabilità del veicolo in parametri ottimali.
Altre produzioni estere di questo genere risultano infatti più rialzate per far passare l’albero di trasmissione centralmente al veicolo e questo può comportare, vista la maggior altezza, problemi di stabilità in marcia veloce su strada.
Il sistema ad H prende il suo movimento all’uscita dal cambio posto anteriormente e qui un ripartitore lo sdoppia su due alberi in lega leggera che percorrono le fiancate del VBA. In corrispondenza delle ruote, dove c’è il punto d’attacco degli ammortizzatori idraulici a controllo pneumatico, un sistema di rinvii meccanici porta il movimento dalla trasmissione alla ruota.
Alcune produzioni estere utilizzano sistemi idrostatici con pressioni nell’ordine di 250 bar, basandosi in definitiva sul funzionamento degli escavatori da cantiere.
Il successo del progetto
Il VBA trova il suo spazio all’apice dei AVV7 e dell’Arisgator e questo progetto è stato molto apprezzato non solo da parte del Marine Corps ma anche da diversi eserciti nel mondo che sempre più stanno dimostrando interesse alla produzione di CNH Iveco Defence.
Veicoli di questo genere, come lo svizzero Mowag Piranha, vedono un impegno importante anche negli eserciti dell’America latina, dove i corsi d’acqua e fiumi sono molto diffusi. La polizia colombiana li utilizza durante le dure rappresaglie contro i Narcos, i trafficanti di droga che spesso rispondono senza troppi problemi contro la milizia con armi da guerra come i mitragliatori M60.
Un ottimo progetto quello del VBA anche se ne sono stati prodotti pochi esemplari. Potrebbe essere l’anticamera per la realizzazione anfibia del Centauro o magari del Freccia.
ARK, un logistico non necessariamente militare ma sulle orme dell’M113
Prodotto dalla Aris in provincia di Torino è un veicolo non protetto ma cingolato e per questo motivo riesce ad avere una mobilità davvero eccellente su qualsiasi fondo.
La sua cabina di guida che ricorda un “gatto delle nevi” è dotata posteriormente di un ampio cassone per il trasporto di persone o materiali. Si ispira però a quell’efficienza testata per il mondo militare che ha dimostrato il carro logistico M 548, un parente più light dell’M113, che tutti noi ormai conosciamo (v.articolo). Tuttavia l’Aris, produce anche una versione anfibia, l’Arisgator, una rivisitazione anfibia dell’M113 in dotazione all’Esercito italiano
Apprezzato e indispensabile, i suoi cingoli non tradiscono le aspettative
Protezione civile, Forze armate, Vigli del fuoco affidano all’ARK un delicato compito, soprattutto quando si tratta di utilizzarlo in alternativa all’elicottero, magari per ricercare dei dispersi.
Il motore
Non è stato facile avere questa notizia, che in rete non esiste tra l’altro, ma desideravo proporvi qualcosa di completo, almeno per gli appassionati del settore. Avevo compreso, senza dati certi, che poteva essere un propulsore simile a quello del M548 o M 113 ma ad articolo completato è arrivata la notizia dall’Aris. Si tratta quindi di un motore prodotto dalla Detroit Diesel con sei cilindri a V aspirati di 5.0 cc per circa 212 cavalli. È da sottolineare che questo tipo di apparato può arrivare anche a 8.0 cc. Negli USA è spesso allestito sui grossi camion della Kenworth ma anche sui pullman della Greyhound lines, quelli con carrozzeria in alluminio che vediamo spesso nei film. Il suo cambio invece è un Allison 4 marce automatico e sia motore che cambio - adesso possiamo dirlo - sono assemblati anche sul M548 e M113 da cui l’Ark prende origine.
Possiede due idro-jet con turbine mosse dalla pressione dell’olio collocate ai lati anteriori e quando sono in pressione l’ARK solleva di poco, come se respirasse, la parte anteriore dove si trova il motore e la sua velocità di navigazione raggiunge i 6 nodi, 10 km/h mantenendo un regime di coppia ottimale.
Il punto forte dell’ARK e però nell’off road, dove i suoi cingoli non tradiscono le aspettative. La stabilità è data da una chiglia poco pronunciata, ma sufficiente a non farlo inclinare nel galleggiamento. Adatto sia in mare che nei fiumi, la sua struttura è in lega leggera e appena si tocca il terreno, la propulsione si interrompe passando la sua forza ai cingoli. In acqua si guida con un semplice joystick, mentre a terra ci sono le due leve freno come per l’M113 e un cambio automatico Allison.
L’allestimento può assumere le configurazioni di cargo logistico, per interventi boschivi o per trasporto persone. Lungo quasi sette metri, è largo come un autobus, 2,55 metri, e ha un’autonomia di servizio di ben 500 chilometri.
Anche per il turismo l’anfibio va alla grande
Ad Amburgo sul fiume Elba, in Germania, in Austria ma anche a Lisbona sul Tago e sull’Arno a Firenze – dove la giunta comunale ci sta pensando – non è certo raro vedere un atipico natante “galleggiare” con vistose e colorate livree e con a bordo dei sorpresi e divertiti turisti. Non spaventiamoci quindi, perché in queste nazioni è normale vedere un pullman galleggiare sull’acqua mentre passa in rassegna le località più suggestive.
Un autobus e non un vaporetto, che circola per le strade cittadine, facendo le sue normali fermate, ma a un tratto imbocca uno scivolo e prende il largo nei corsi d’acqua continuando la sua corsa o forse sarebbe meglio chiamarla "navigazione".
Amphi Coach GTS 1, è il primo autobus di 12 metri in grado di navigare laghi e fiumi con una velocità di tutto rispetto, pari a poco più di 20 nodi, circa 40 km/h. Su strada può raggiungere i 120 km/h e trasportare 50 persone come un autobus della stessa categoria, ma attenzione, poiché oltre le 8 tonnellate di massa la sua velocità su strada è limitata a 100 km/h.
È costruito su piattaforma Iveco e il suo motore è il robusto NEF Tector da 250 o 300 cavalli, la versione più piccola di questo propulsore è lo stesso applicato sul bus Sitcar da 40 posti in uso alle Forze Armate. Il nostro anfibio si appoggia sulla meccanica Iveco Cargo e possiede la trazione integrale inseribile mentre la spinta in acqua è garantita da due idro jet simili a quelli delle moto d’acqua. In progetto però, c’è un sistema di idrogetto elettrico per rendere ancora più ecologico ed economico questo autobus.
Iveco 6640G 4x4, un ACM 80 rialzato e che scende in acqua…
Con una meccanica collaudata, la stessa dell’ACM 80, Iveco con Magirus è sul campo o forse è meglio dire, “nell’acqua” con un due assi molto diffuso quando si tratta di protezione e difesa civile.
Il 6640G 4X4 è anfibio e motorizzato con lo storico motore 5.499 cc con 195 cavalli e 5 marce che gli consentono con i rapporti più lunghi una velocità su strada di 110 km/h, mentre grazie alle sue 2 turbine idro jet, supera gli 11 nodi.
Arruolato a pieni voti nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e protezione civile ha un carico utile pari a più di due tonnellate, ma al di là delle sue caratteristiche “acquatiche” è interessante la potenza di tiro del suo verricello, che può lavorare con sforzi fino a quattro tonnellate e mezzo. Il suo equipaggio è formato da tre operatori e può trasportare nella conformazione con cassone, circa 10 persone aggiuntive.
Il VM 90 “Sealand” è arrivato fino in Corsica, navigando…
Se il precedente veicolo rendeva i giusti onori all’ACM, il camaleontico VM 90 potrebbe renderli all’Iveco Daily, infatti Sealand “incarna” la versione anfibia di questo progetto multitasking e a prima vista sembra una versione più piccola (lo è infatti) del 6640G 4x4. Ma sono struttura, cabina e frontale a tradire “il camaleonte VM90” facendoci capire subito che siamo di fronte proprio al Veicolo Multiruolo 90 in uso alle Forze Armate.
Ha tutte le caratteristiche stradali e off road del VM militare, con motore testato in versione 2.5 e 3.0 cc con rispettivamente 105 e 150 cv; una trazione anteriore inseribile grazie a due differenziali e un ripartitore centrale con un cambio a 5 marce più le ridotte e un gruppo propulsore posteriore con dei cucchiai all’estremità delle bocche di getto, manovrabili con un joystick dal posto guida, i quali in base al loro orientamento, deviano il flusso dell’acqua sotto pressione per cambiare direzione. Possiede un serbatoio aggiuntivo da 300 litri che gli consente un’autonomia “terra – acqua” di tutto rispetto.
Il suo collaudo, curato dall’ingegner Maurizio Zanisi di Milano, ha visto il prototipo Sealand impegnato nell’attraversata del canale di Corsica in 14 ore per circa 75 miglia nautiche, 140 chilometri. L’ingegnere ha anche raccontato con soddisfazione, che un facoltoso cliente del Belgio, ha voluto un esemplare di questo prototipo a bordo della sua nave per poter esplorare le meravigliose isole incontrate durante la navigazione verso l’Australia, dopo averlo fatto scivolare in acqua dalle pedane dell’enorme imbarcazione.
Un riconoscimento ai vigili del fuoco e alla logistica militare
Quando incontriamo o vediamo nei telegiornali questi veicoli bianchi e rossi oppure verdi, generalmente l’associazione con l’evento non è certo dei più allegri. Credo quindi sia doveroso rivolgere ai vigili del fuoco tutto il meritato riconoscimento per le capacità che li rendono indispensabili e sempre straordinari. Lo stesso vale per tutti i militari addetti all’incessante lavoro della logistica dell’Esercito, una realtà magari meno in vista, ma la prima ad arrivare e l’ultima a partire, come i professionisti civili dei Corpi ausiliari, che offrono il loro indispensabile contributo mettendo in campo, quando richiamati, la loro competenza civile per la difesa del Paese.