Hitler era ad un passo dall’ottenere la più bramata tra le sue fantascientifiche ‘Wunderwaffen’: una bomba nucleare con la quale avrebbe ribilanciato le sorti del secondo conflitto mondiale. Secondo il rapporto APO 696, siglato da numerosi agenti dei servizi segreti americani (OSS) e britannici (MI6), e accompagnato dalla testimonianza diretta di quattro esperti tedeschi - due fisici, un chimico e un esperto di missili - gli scienziati nazisti che formalmente non portarono mai a termine il ‘programma nucleare’ da impiegare contro il nemico, avrebbero comunque dimostrato al Führer che un arma nucleare era conseguibile. La dimostrazione avvenne nell’ottobre del 1944 attraverso il test di una ‘testata rudimentale’.
Secondo la dichiarazione del pilota tedesco Hans Zinsser, che era in volo il giorno del test, ‘un fungo atomico’ si levò nel cielo nei pressi di Ludwigslust. Sul suo registro di volo, consegnato ed esaminato dagli investigatori alleati al termine della guerra, si legge distintamente: "I primi di ottobre del 1944 ero in volo a 12-15 km dalla stazione per i test nucleare nei pressi Ludwigslust, sud di Lubecca. Una nube a forma di fungo con sezione fluttuanti accompagnata da turbolenze si leva dal suolo fino ad un altezza di circa 7000 metri senza collegamenti apparenti oltre il punto in cui ha avuto luogo l’esplosione. Forti disturbi all’apparato elettronico rendono impossibile ogni comunicazione radio e impediscono la corretta consultazione della strumentazione di bordo". Questo report è stato recentemente declassificato da ‘top secret’ e proviene dagli archivi nazionali di Washington.
Secondo le stime effettuate la nube, che si sarebbe estesa per oltre 10 km (6,5 miglia), è stata descritta come di 'strane e inconsuete colorazioni’. La manifestazione della singolare nube a fungo fu seguita da un’onda d'urto percepita distintamente sulla barra di pilotaggio del He-111 sul quale Zinseer si trovava. Secondo un altro registro di volo consultato dagli investigatori alleati, un secondo pilota alzatosi in volo un’ora più tardi e decollato anch’esso nell’area nei pressi di Ludwigslust osservò lo stesso fenomeno.
L’archivio custodiva anche la testimonianza del corrispondente italiano Luigi Romersa, inviato da Mussolini per assistere e riferire riguardo la ‘nuova arma dei tedeschi’. Roversa osservò l’esplosione da terra. È ben noto come Hitler perseguisse con tutte le sue risorse l’obiettivo di padroneggiare la tecnologia nucleare per poterla impiegare in maniera offensiva o come deterrenza attraverso i suoi missili balistici: i razzi Vergeltungswaffe V2. Se il Terzo Reich fosse stato capace di lanciare dalla base di Peenemünde anche un solo missile dotato di potenza atomica avrebbe senza dubbio costretto alla resa il Regno Unito sconvolgendo in tal modo le sorti del conflitto.
La testimonianza dei quattro scienziati tedeschi presente nel report declassificato fa inoltre menzione di un incontro top secret avvenuto a Berlino nel 1943 tra il cancelliere Adolf Hitler e il ministro agli armamenti Albert Speer: l’incontro venne riportato come 'vertice nucleare’. Che gli alleati fossero al corrente dei progressi del programma nucleare nazista basato sugli studi della ‘fissione nucleare dell’uranio’ pubblicati nel 1939 dagli scienziati Otto Hahn e Fritz Strassmann - concomitante al Progetto Manhattan condotto negli Stati Uniti da Oppenheimer e Fermi - è ben noto date le numerose operazioni militari che dedicano tra il ’42 e il ’43 al sabotaggio della produzione di ‘acqua pesante’ (deuterio e ossigeno): reagente che veniva impiegato come moderatore chimico per permettere al plutonio 239 di raggiugnere la fissione nucleare. Nonostante questo il report redatto dagli investigatori dei servizi segreti alleati si conclude affermando che non si ritiene che i tedeschi sarebbero stati in grado di innescare una reazione nucleare necessaria ha provocare un’esplosione nucleare controllata. Queste conclusioni non sono dunque in grado di spiegare quanto accaduto nei cieli sopra Ludwigslust nell’ottobre 1944. Probabilmente gli scienziati tedeschi evacuati durante l’Operazione Paperclip - poi ingaggiati dalla CIA a partire dal 1946 - hanno tirato delle conclusioni più dettagliate a riguardo e, forse, hanno capito che per un pelo non erano arrivati... alla bomba atomica!