Sconfiggere l'ISIS ha un prezzo: Ramadi ormai è solo un cumulo di macerie

(di Davide Bartoccini)
05/05/16

Una serie di immagini satellitari mostrano le conseguenze degli otto mesi di bombardamenti aerei subiti da Ramadi, l'ex roccaforte dell'ISIS in Iraq, adesso ridotta ad un cumulo di macerie. Più di 3.000 edifici e quasi 400 tra strade e ponti sono stati distrutti dalle bombe degli aerei della Coalizione Internazionale.

Nella Piazza di Haji Ziad, nel centro della città, non un singolo edificio è rimasto in piedi: ristoranti, appartamenti, negozi sono rimasti distrutti o sono stati fatti saltare in aria dalle trappole esplosive lasciate dai militanti islamici, messi in fuga dalla tempesta di fuoco arrivata da cielo in appoggio all'avanzata delle forze governative irachene. La distruzione si estende ad ogni parte della città, un tempo dimora di un milione di persone, adesso completamente deserta. Ovunque enormi crateri, segni inconfondibili dello strike di una bomba laser-guidata interrompono le strade o lasciano a metà ponti che collegavano le due rive della città sul fiume Eufrate.

Gli edifici, scoperchiati e ridotti a masse informi di macerie e metalli distorti, testimoniano le deflagrazioni delle trappole esplosive fabbricate dai militanti dell'ISIS per lasciare alle proprie spalle solo morte e devastazione. L'ISIS ha impiegato la strategia della 'terra bruciata' disseminando la città di IED, ordigni esplosivi improvvisati e facendo saltare durante la propria ritirata tutti i ponti e le strade rimaste intatte.

È questo il prezzo della vittoria a Ramadi. Una città 'liberata' che però non esiste più. Nonostante la mancanza di elettricità, causata dalla completa distruzione dell'intera rete elettrica, la popolazione civile ha provato a tornare nelle proprie case dopo la liberazione; ma le trappole esplosive hanno provocato decine di vittime, evidenziando che la città non è sicura. Secondo le stime dell'agenzia di mappatura satellitare delle Nazioni Unite UNITAR, su totale di circa 55.000 edifici, 5,700 sarebbero rimasti completamente distrutti.

'Hanno lasciato solo macerie', ha detto il maggiore Mohammed Hussein, comandante del battaglione antiterrorismo iracheno, il primo ad entrare a Ramadi. 'Non si può fare nulla con queste rovine' - ha commentato.

Adesso si procede alla bonifica dell'area, mentre gli abitanti di Ramadi rimangono nei campi profughi nelle periferie di Baghdad, in quelli allestiti nei pressi del lago di Habbaniyah, o nei villaggi vicini.

Fonti internazionali riportano che nel corso dei combattimenti circa 800 civili sono stimasti uccisi, tra i raid aerei, gli scontri e le esecuzioni perpetrate in nome del Califfato Nero. Gli altri sono riusciti a fuggire, nonostante i posti di blocco stabiliti dall'ISIS sulle vie di fuga per impedire alla popolazione civile di allontanarsi dalla città.

Oggi i pochi segni di vita che si possono incontrare nella città di Ramadi sono i soldati dell'esercito regolare iracheno che adesso presidiano i checkpoint, e assistono inermi alla distruzione provocata dalla guerra.