Gli ‘Squali Volanti’ cinesi, potrebbero raggiungere la Siria tra pochissimi giorni e non tra settimane, così come precedentemente previsto. E’ il sito di intelligence israeliano DEBKA a rilanciare la notizia, citando una conversazione riservata avvenuta poche ore fa tra russi e cinesi.
I bombardieri di quarta generazione J-15, secondo DEBKA, raggiungeranno molto presto la Siria per unirsi alla campagna aerea russa. Nonostante lo scetticismo iniziale (in realtà le informazioni degli israeliani sono state sottovalutate) sulla presenza della portaerei cinese ancorata al porto di Tartus, la conferma è poi arrivata direttamente dai russi. Abbiamo anche una portaerei cinese, ha dichiarato il presidente del Comitato di Stato della Difesa della Duma Vladimir Komoyedov fugando ogni dubbio al riguardo.
Sappiamo che il vettore cinese è giunto in Siria privo del suo gruppo imbarcato da attacco e scortato da un incrociatore lanciamissili. Ad oggi il suo ruolo è prettamente logistico. Secondo le prime indiscrezioni, i bombardieri cinesi sarebbero stati schierati a bordo della Liaoning entro novembre.
Molto prima – affermano gli israeliani – quei caccia saranno in Siria a giorni e non tra settimane ed andranno subito in battaglia.
Se i cinesi dovessero davvero entrare in azione, sarebbe un avvenimento storico per la prima operazione militare in Medio Oriente ed il battesimo del fuoco, in condizioni di combattimento reale, della portaerei Liaoning.
Mosca, intanto, avrebbe chiesto a Baghdad il permesso di utilizzare una base aerea per colpire anche tutte le postazioni nemiche poste nel nord dell’Iraq. Sarebbe opportuno porre l’accento, infine, su due distinte dichiarazioni proferite nelle ore scorse. Ieri, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, a margine di una seduta del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York, ha commentato la crisi in Siria con queste parole: "Il mondo non può permettersi di stare a guardare e guardare con le braccia conserte, ma non deve nemmeno interferire". Parole che fanno da eco a quanto affermato dal primo ministro iracheno Haider al-Abadi: “siamo favorevoli ad un dispiegamento di truppe russe in Iraq per combattere le forze dell’Isis. Mosca potrebbe così fare i conti anche con i 2500 ceceni musulmani che lottano con lo Stato islamico in Iraq”.