L'Australia ha sospeso le operazioni aeree nei cieli siriani dopo la dichiarazione rilasciata dal ministero della Difesa russo che ha minacciato di trattare ‘qualsiasi aereo dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti che vola a ovest del fiume Eufrate come un potenziale bersaglio’ (v.articolo).
I sei velivoli dell’Air Task Group della RAAF (Royal Australian Air Force) che comprende quattro cacciabombardieri F/A-18 Hornet, un'aereo-cisterna KC-30A e un velivolo AWACS E-7A-Wedgetail, tutti dislocati in una delle basi aerea messe a disposizione negli Emirati Arabi Uniti non voleranno più nello spazio aereo siriano.
La RAAF ha condotto 2,300 missioni di bombardamento su obiettivi in Siria e Iraq, 990 missioni di rifornimento in volo e 340 missioni di controllo aereo; ma in seguito al monito della Federazione Russa il Dipartimento di Difesa di Canberra ha dichiarato di voler evitare ‘potenziali minacce’.
La RAAF continuerà quindi a svolgere missioni sull’Iraq, coordinata dal CAOC (Combined Air Operations Centre) della Coalizione Internazionale situato a Al Udeid, in Qatar, ma fino a nuovo ordine non volerà nello spazio aereo siriano.
Questa prima ‘ritirata’ dimostra che la minaccia di Mosca di tracciare con le suoi sistemi d’arma anti-aerei ogni drone e jet della Coalizione che volerà a ovest dell’Eufrate ha decisamente sortito l’effetto desiderato.
Operazione Inherent Resolve (OIR)
Nell'ambito dell'Operazione Inherent Resolve - operazione che ha lo scopo di eliminare il gruppo terroristico ISIS in Iraq e Siria - partecipano agli attacchi aerei nello spazio aereo siriano: Stati Uniti, Francia, Bahrain, Giordania, Australia, Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti; negli spazi aerei iracheni : Stati Uniti, Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Giordania, Paesi Bassi e Regno Unito.
(foto: Royal Australian Air Force)