Il vero braccio armato delle Guardie della Rivoluzione, il cuore della Difesa Iraniana sono le Forze Quds. Lo stesso simbolo della Forza Quds riassume in una sola immagine l'intera missione: un pugno che stringe un mitra al cui vertice è scritto il sessantesimo verso dell'ottava Sura del Corano "Al-Anfal": "Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete e i cavalli addestrati, per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce. Tutto quello che spenderete per la causa di Allah vi sarà restituito e non sarete danneggiati ".
Il comandante della Forza Quds è direttamente nominato dalla Guida Suprema, che mantiene all'interno dell'unità speciale un suo rappresentante al fine di controllarne direttamente le attività. Prima di essere approvata, un'azione della Forza Quds segue un iter ben preciso: l'operazione è analizzata dall'unità di sicurezza presente all'interno dell'ufficio della Guida Suprema (la Divisione 101). In seguito viene discussa dal Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale e a questo punto si passa ad una speciale commissione formata dalla stessa Guida Suprema, presidente, dal segretario della Commissione di Sicurezza Nazionale, dal Ministro dell'Intelligence (il famoso MOIS), dal Ministro della Difesa e dal rappresentante della Forza Quds. Solo dopo questo passaggio, il controllo dell'operazione viene assunto direttamente da una delle divisioni che compongono la compongono. Le divisioni sono sei e sono tutte funzionali al ruolo della Forza Quds: intelligence; finanziamenti; formazione e training; politica; sabotaggi ed operativa.
Ad oggi si stima che ci siano circa 3000 agenti in tutto il mondo, con oltre 1000 persone dedite alla raccolta di dati d'intelligence. Il loro comandante- ormai da 14 anni - è Qassem Solemani ed è considerato a tutti gli effetti l'uomo più potente del medioriente attuale. Generale, comandante della Forza Quds, riunisce sotto le sue mani tutti i reparti dei Guardiani della Rivoluzione con compiti di intelligence ed eventualmente anche interventi militari all'estero. Amico personale della Guida Suprema ayatollah Ali Khamenei che lo definì “martire vivente" in più occasioni.
L'Iran dopo la ribalta russa sulla scena siriana è salito alle cronache come uno dei principali interlocutori tra Assad e Putin. Un mediatore militare, che nonostante quanto detto dai principali strateghi occidentali ha nelle proprie mani il destino del Kurdistan iracheno. Le Forze Quds sono famigerate per la loro estrema segretezza, l'organizzazione meticolosa con cui organizzano le operazioni, la riservatezza e la capacità di sottrarsi ad ogni intercettazione. Soleimani, definito per questo il comandante ombra è prima di tutto un raffinato militare cresciuto sui campi di battaglia, oltre che un musulmano devoto e strenuo difensore della teocrazia sciita al potere in Iran. L’ombra di Soleimani sembra che da qualche giorno abbia spostato le sue raffinate capacità verso il governo di Damasco. Città quest'ultima in cui sembra esserci da diverso tempo la Divisione di Intelligence più grande gestita dalla Forza Quds. Tanto che si dice che un reparto stia già operando insieme agli Spetsnaz inviati in Siria da Putin.
Immaginare di non tenere conto della così detta "variabile Soleimani" sulla scena siriana è a dir poco riduttivo. Solemani è un uomo ed un soldato che ha già dato prova di grande lungimiranza strategica e determinazione nel perseguire i suoi obbiettivi. Se l'Iran si dovesse schierare apertamente contro gli uomini del Califfato, Putin non sarebbe l'unica minaccia che questi ultimi dovrebbero temere.
La fredda ed avvolgente sensazione della sconfitta ha già avvolto più volte i nemici dello spietato comandante ombra, il Califfato sarà il prossimo sulla lista?