Mentre il mondo piangeva le vittime di Parigi, gli Stati Uniti, sabato notte, hanno consegnato un secondo carico di munizioni alla coalizione araba siriana per via terrestre. Le munizioni, secondo quanto affermato dal Pentagono, sono state tresferite da Erbil verso la Siria orientale.
La coalizione siriana dovrebbe annoverare circa 5.000 combattenti guidati da venti leader riuniti sotto un'unica causa (la caduta del regime di Assad). Nonostante il programma “train and equip” americano sia stato sospeso, continua la fornitura di equipaggiamento ai ribelli. Dal Pentagono sottolineano che sono state consegnate soltanto munizioni calibro 7,62 per gli Ak-47 e non missili anticarro, secondo quanto recentemente garantito al governo turco. Quest'ultimo, infatti, teme che l'equipaggiamento pesante possa essere utilizzato dall'YPG, alleato chiave degli USA nella lotta contro l'Isis, ma strettamento legato al PKK, nel vicino Iraq, gruppo di sinistra che da trent'anni combatte contro il governo turco.
C'è però un duplice problema. Il primo è che gli americani forniscono missili anticarro ai ribelli da almeno due anni. Il secondo è che il programma TOW, supervisionato dalla CIA, è totalmente separato da quello miseramente fallito dal Pentagono che, secondo le intenzioni, avrebbe dovuto influenzare il risultato dell'altra guerra condotta in Siria, quella nella parte nord-orientale del paese contro lo Stato islamico.
Sappiamo che i missili TOW (acronimo di Tube-launched Optically-tracked Wire-guided), sono stati forniti dagli Stati Uniti e dai suoi alleati all’Esercito Siriano Libero ed ai gruppi che combattono contro il governo di Bashar al-Assad. Ad un costo di 12/15 mila dollari ad esemplare, appare evidente quanto, questo equipaggiamento anticarro, facesse parte della dotazione standard americana in sostegno alle truppe ribelli.
La CIA ha avviato il programma TOW nei primi mesi del 2014, con l'obiettivo di contrastare Damasco fornendo formazione, armi leggere, munizioni e missili anticarro: strumenti che si sarebbero rivelati essenziali per colmare il gap con l’equipaggiamento pesante del governo lealista. I missili giungevano (?) in Siria dall’Arabia Saudita, dietro fornitura della CIA. Il piano, così come descritto dal Pentagono, aveva l’obiettivo di esercitare una sufficiente pressione militare contro le forze di Assad e convincerlo ad un compromesso politico. Una sorta di “invito” al tavolo delle trattative, magari evitando quel collasso che avrebbe scatenato il caos nel paese. L’entrata in scena della Russia, invece, ha stravolto l’intera strategia della CIA.
Dopo i recenti attentati, anche quella minima speranza di fornire ai ribelli i missili stinger è svanita. In precedenza anche lo stesso Obama aveva posto il veto contro la fornitura di tale piattaforma antiaerea per timore che potesse cadere nella mani dei terroristi. Purtroppo i dati fino ad oggi diramati parlano chiaro: tra il 30 ed il 50% dell’intera fornitura USA fornita agli iracheni (per fare un esempio) è caduta in mano allo Stato islamico senza colpo ferire. E non parliamo soltanto di equipaggiamento leggero: lo Stato islamico ha “ricevuto” dai carri armati all’artiglieria pesante.
Quello di sabato scorso è il secondo rifornimento americano. Nel primo, avvenuto l'11 ottobre scorso, gli USA hanno paracadutoto 50 tonnellate di munizioni di piccolo calibro nel nord della Siria. I quattro aerei C-17 hanno lanciato munizioni per M-16 ed AK-47. Le 50 tonnellate di materiale sono state paracadutate nella provincia Al-Hasakah, sede di curdi siriani, arabi e di una comunità assira di minoranza.
(foto: archivio US Air Force)