Proroghina per l'operazione SOPHIA

(di Tiziano Ciocchetti)
09/12/18

Appare probabile, da parte dell’Esecutivo italiano, la proroga per la durata di mesi 3 (anziché 6 come richiesto dall’Unione Europea), nonostante il già noto parere contrario del ministro dell'Interno Matteo Salvini, dell’operazione SOPHIA.

Parere non condiviso dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta, la quale ha presentato alla riunione convocata dal presidente Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, una relazione con i costi per l’Italia in caso di chiusura di SOPHIA, stimati in 130-140 milioni di euro l’anno, per svolgere da sola i compiti attualmente in capo all’operazione europea.

Ufficialmente denominata European Union Naval Force Mediterranean, è un’operazione militare dell’Unione Europea, nata in seguito ai numerosi naufragi di migranti, a largo delle coste libiche, nell’aprile del 2015.

È doveroso ricordare che l’operazione SOPHIA è nata con lo scopo preciso di contrastare il traffico clandestino di migranti dalle coste della Libia, colpendo le organizzazioni criminali coinvolte in questa attività, e non certo quello di fornire un servizio di traghetti tra le due sponde del Mediterraneo.

Nonostante, in tre anni, sono state oltre 500 le imbarcazioni degli scafisti affondate o sequestrate, la task force europea non è riuscita a bloccare il traffico di clandestini.

La scorsa estate il Governo italiano ha cercato di coinvolgere nella questione degli sbarchi gli altri Paesi che partecipano all’operazione chiedendo, con decisione, di rivedere le regole d’ingaggio. La proposta dell’Italia è incentrata sulla rotazione dei porti di sbarco dei migranti fra i diversi Paesi europei, tuttavia la trattativa si è arenata a causa della ferma opposizione di Francia, Belgio, Croazia e Ungheria.

Fin dall’inizio, l’operazione SOPHIA, ha mostrato dei limiti intrinsechi. Se lo scopo era quello di contrastare i gruppi criminali responsabili del traffico di migranti, i mezzi messi in campo si sono rivelati a dir poco insufficienti.

In quest’ultimi anni la questione della lotta agli scafisti ha prodotto risultati quanto meno discutibili, mettendo in luce, se mai ce ne fosse bisogno, lo scarso grado di conoscenza delle tematiche relative alla Difesa da parte dei nostri politici e della stampa in generale. Si è arrivato a parlare dell’utilizzo degli UAV (droni senza pilota), per affondare le imbarcazioni degli scafisti nella rotta di ritorno dopo aver scaricato i migranti. Purtroppo si dimentica che i nostri UAV (PREDATOR e REAPER) non dispongono di armamento e non si conosce quando ciò avverrà, visto la dilazione nei programmi messa in atto dall’Esecutivo allo scopo di reperire risorse per "abolire la povertà".

In questo momento il ricorso al blocco navale appare impraticabile, in quanto occorrerebbe un numero di unità navali enorme per bloccare le coste della Libia. Inoltre, qualora arrivasse un barcone carico di migranti, per le leggi della navigazione, lo si dovrebbe abbordare e trasferire il carico umano sulle navi da guerra affinché possa arrivare in Italia nella massima sicurezza.

A questo punto sarebbe molto meno dispendioso organizzare un traffico regolare, con traghetti, che prelevino i migranti direttamente dai porti libici, in questo modo si eliminerebbe il business degli scafisti e l’Italia e l’Unione Europea risparmierebbero la montagna di soldi investiti nell’operazione SOPHIA.

Nonostante la propaganda politica dica il contrario, è evidente che un Paese come l’Italia non sia in grado di controllare, da solo, un fenomeno di tali dimensioni, come quello attuale dell’immigrazione.

Dal punto di vista delle capacità, l’Italia non dispone dei mezzi sufficienti per ottenere una sorveglianza completa dei traffici. L’apparato di intelligence, presente sul territorio libico, è probabilmente numericamente inadeguato e povero di risorse, visto i continui tagli nel settore.

Per quanto concerne la componente aerea, tornando a parlare di droni, quelli che abbiamo in dotazione sono ottimi per la sorveglianza sulla terra ma insufficienti per la sorveglianza areale sul mare, perchè dotati di sensori differenti, inutilizzabili in tale scenario operativo.

Per non parlare dei pattugliatori marittimi P-72A, in numero troppo esiguo per controllare lo specchio d’acqua interessato, così come lo sono gli elicotteri EH-101.

La verità di fondo è che l’Europa ha lasciato sola l’Italia ad affrontare l’emergenza immigrazione, quindi l’unica strategia che l’Esecutivo italiano può adottare è quella di mettere governi e Unione Europea di fronte alle proprie responsabilità. Deve essere stabilito un piano unico, superando il Trattato di Dublino e fornendo aiuto per quanto riguarda il controllo delle coste libiche, da parte di tutti i membri dell’Unione, in quanto il Mediterraneo è un’area strategica per l’intera Europa, da preservare al fine di garantire la sicurezza dei traffici commerciali e l’incolumità dei migranti.

(foto: EUNAVFOR MED OP. SOPHIA / web)