Un incontro preparatorio quello che i ministri della Difesa hanno avuto a Bruxelles in vista del Summit NATO di Varsavia del prossimo 9 e 10 luglio. Decisioni importanti quelle discusse, che vedono da una parte il rafforzamento della presenza dell’Alleanza lungo i confini orientali, dall’altra l’incremento delle attività di sorveglianza a sud del continente tramite il sistema Awacs – Airbone Warning And Control System. Tra gli obiettivi far fronte alle minacce provenienti da varie direzioni, consolidare la difesa collettiva e la cooperazione con i paesi partner.
Tra le decisioni NATO quella di rafforzare la sua presenza nell’Est Europa dispiegando quattro robusti battaglioni multinazionali in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, a causa della nuova tensione tra Occidente e Russia.
Il segretario generale Jens Stoltenberg ha affermato che “la NATO continuerà a proteggere e difendere tutti gli alleati contro eventuali minacce provenienti da qualsiasi direzione. Non vogliamo una nuova Guerra Fredda, manterremo aperto un canale di dialogo politico per cercare di gestire le relazioni con la Russia nel miglior modo possibile, così come assetti militari per evitare incidenti, come quello dell’abbattimento dell’aereo russo in Turchia”. E sempre di Turchia ha parlato in risposta allo schieramento da parte dell’Italia di una batteria di missili terra aria SAMP/T nell’ambito dell’operazione “Active Fence”, impegno assunto dalla NATO per rispondere alla richiesta di aiuto di Ankara per la "protezione dello spazio aereo dal rischio di sconfinamenti provenienti dalla Siria". Schieramento che lo stesso Stoltenberg ha accolto con favore: “un segno di solidarietà tra i Paesi Alleati. La presenza italiana accrescerà gli sforzi e le misure di sicurezza già attuate in Turchia, con gli aerei di sorveglianza Awacs, le batterie spagnole PATRIOT e la presenza navale nel Mediterraneo orientale”.
La presenza italiana in Turchia ha suscitato dubbi e perplessità, specie in un momento in cui è alto il coinvolgimento nel confronto tra Ankara e l’asse Damasco/Mosca.
È dal 26 gennaio 2013 che la NATO ha aumentato la capacità di difesa aerea della Turchia. Cinque gli alleati che hanno aderito all’operazione: Germania, Italia, Spagna, Paesi Bassi e Stati Uniti. Attualmente il comando della missione è detenuto dall’Air Command di Ramstein (GER) e gli assetti assegnati possono essere impiegati esclusivamente per attività di difesa missilistica, e non per l’imposizione di una no-fly zone. Per quanto riguarda le zone, gli alleati hanno concordato le aree da occupare a seguito di una valutazione militare dedicata e in collaborazione con la Turchia, nazione ospitante, e in stretto coordinamento con la NATO. Attualmente la Spagna si trova nella città di Adana e l’Italia in quella di Kahramanmaras.
Le batterie missilistiche utilizzate sono quelle spagnole (PATRIOT) e italiane (SAMP/T). Il PATRIOT, acronimo di Phased Array Tracking to Intercept Of Target, è un missile terra-aria guidato per la difesa tattica di un punto. Breve tempo di risposta, capacità di colpire contemporaneamente bersagli multipli, buona mobilità a terra e capacità di resistere a disturbi elettronici sono tra le caratteristiche che lo contraddistinguono.
Il SAMP/T, acronimo di Sol-Air Movenne Portee Terrestre, è un sistema missilistico terra-aria di ultima generazione efficace contro le minacce ad alta velocità come missili tattici balistici, missili da crociera, aerei da combattimento e veicoli di combattimento aereo senza equipaggio. È caratterizzato da un elevato grado di mobilità tattica e strategica in quanto può essere trasportato per via aerea, terra e ferrovia. Aster 30 SAMP/T è in grado di intercettare i bersagli ad altitudini che vanno dai 50 metri ai 15 chilometri. Contro bersagli aerei la portata massima dell’ASTER 30 è di oltre 100 chilometri.
Come in ogni missione NATO, il principio di base è che ogni nazione paghi i costi per la propria partecipazione. La Turchia come nazione ospitante fornisce un sostegno adeguato - come l'alloggio e l'elettricità. E alla polemica sui costi e sui tagli della spesa militare, considerato che l’Italia è anche il paese che spende di meno, Stoltenberg ha replicato “ho affrontato questo tema con il premier Renzi nel nostro recente incontro a Roma e mi aspetto da lui, così come da tutti gli alleati, che venga mantenuta la promessa di fermare i tagli alla spesa per la difesa, anzi di aumentarli e di spendere negli anni futuri il 2% del PIL”.