26 luglio 1941, attacco a Malta: il sacrificio di Teseo Tesei

(di Tiziano Ciocchetti)
26/07/19

L’isola di Malta - nella narrazione post bellica della Seconda Guerra Mondiale - rappresenta una sorta di roccaforte inespugnabile, capace di frustrare i tentativi di rifornimento navale dell’Afrika Korps, impegnato in una lotta mortale contro le forze del Commonwealth in Nord Africa.

Eppure, almeno fino alla primavera del 1941, Malta non rappresenta alcuna minaccia alle vie di comunicazione tra l’Italia e la Libia. La situazione cambia radicalmente in seguito allo spostamento di forze aeree italo-tedesche sul fronte greco, che si sarebbe allargato, poi, a tutta la penisola balcanica. Inoltre, il X Corpo Aereo della Luftwaffe, si stava mobilitando per l’imminente invasione dell’Unione Sovietica (22 giugno 1941), quindi aveva dovuto diminuire sensibilmente la sua presenza nel Mediterraneo meridionale.

Visto l’alleggerimento della minaccia delle forze aeree dell’Asse, il comandante della Mediterranean Fleet, l’ammiraglio Cunningham, decide di dislocare a Malta quattro cacciatorpediniere. Dopo i primi successi contro il naviglio italiano, Cunningham si convince di mandare nell’isola una divisione leggera composta da incrociatori e caccia (avvalendosi di radar), per attaccare i convogli carichi di rifornimenti destinati alle truppe italo-tedesche in Libia.

Successivamente viene stanziata a Malta un’intera divisione di incrociatori leggeri e una flottiglia di cacciatorpediniere: una seria minaccia per il naviglio impiegato per il rifornimento delle forze dell’Asse in Nord Africa.

Tale minaccia preoccupa non poco Supermarina, e il cambiamento strategico nel Mediterraneo meridionale emerge in tutta la sua drammaticità nella notte tra il 15 e il 16 aprile 1941, quando 4 cacciatorpediniere della Royal Navy attaccano il convoglio Tarigo distruggendolo completamente.

Dopo questo tragico evento, gli analisti di Supermarina, si convincono che Malta sarebbe diventata la base di partenza di unità di superficie veloci che avrebbero attaccato in modo sistematico i convogli diretti in Africa settentrionale. Sintomatico il promemoria n.65 S/RRP emesso da Supermarina: ...si impone l’aumento di agguati di nostri sommergibili nelle acque che circondano l’isola e anche, campi minati permettendolo, all’interno di quelle più prossime ai suoi accessi portuali, le stesse dove dovrebbero operare con maggiore e più costante frequenza nostri mezzi insidiosi.

Dopo qualche giorno la diffusione del promemoria, l’ammiraglio Raffaele De Courten, responsabile dei mezzi d’assalto, contatta il comandante della X Flottiglia MAS, Vittorio Moccagatta, per ordinargli la pianificazione di una incursione dei mezzi d’assalto contro Malta.

L’isola costituisce un obiettivo di estrema difficoltà, soprattutto per il superamento delle ostruzioni e per i sistemi difensivi presenti sulla costa.

Moccagatta, in data 26 aprile 1941, invia a De Courten una comunicazione riservata in cui illustra le possibilità operative per condurre l’attacco a Malta. Nella relazione, Moccagatta, individua negli MT (Motoscafo Turismo) gli unici mezzi in grado di eludere il sistema difensivo dispiegato a La Valletta, precisando, tuttavia, l’impossibilità di un’azione di sorpresa, viste le dimensioni dell’ingresso del porto. Caldeggiando quindi l’ipotesi un’azione di forza, con l’impiego di almeno otto MT, di cui tre o quattro sacrificati per la distruzione delle ostruzioni.

Nonostante le perplessità sulla missione, espresse dagli ambienti di Supermarina, la X Flottiglia viene autorizzata a procedere nella pianificazione.

Per verificare in maniera appropriata il sistema di sbarramenti che difendono l’obiettivo, Moccagatta invia, il 25 e il 28 maggio, due MAS in ricognizione esplorative delle coste maltesi, senza comunque acquisire elementi in grado di agevolare la missione. Viste le scarse informazioni acquisite, Supermarina decide di posticipare l’attacco.

Il 26 giugno i MAS 451 e 452 compiono una nuova ricognizione, arrivando fino a circa un miglio e mezzo dalla costa maltese. Dalle informazioni ottenute si decide di procedere nell’attuazione dell’operazione. Il 30 giugno, dalla base di Augusta, salpa una formazione navale: una serie di avarie ai mezzi costringe Supermarina all’annullamento della missione.

A luglio, comunque, ricominciano i preparativi con un nuovo piano d’attacco. A questo punto entra in scena il maggiore del Genio Navale Teseo Tesei, il padre degli SLC (Siluri a Lenta Corsa). Questi riesce a convincere Moccagatta ad inserire nell’operazione, a fianco degli MT, anche gli SLC.

Quindi, contro Malta, si sarebbe svolta un’operazione combinata, rendendola con ciò ancora più complessa e rischiosa. Perché Moccagatta accetta di modificare il piano (in quello originale gli SLC erano stati scartati per l’impossibilità di inserimento con i sommergibili a causa della scarsa conoscenza dell’ubicazione delle mine nemiche) e accetta le richieste di Tesei?

Credo che a tal proposito siano illuminanti le parole dell’ammiraglio Virgilio Spigai: Teseo Tesei riuscì a far accogliere anche la propria idea di partecipare alla spedizione con semoventi subacquei che erano stati esclusi dai progetti primitivi, contemplanti solo l’impiego dei barchini esplosivi: Spaventosamente provato nel fisico dalle prove superate nel dramma dell’Iride e nella seconda spedizione dello Scirè contro Gibilterra, dichiarato idoneo per sei mesi al servizio di sommozzatore per grave vizio cardiaco, egli voleva bruciarlo, quel resto di cuore che gli restava, in una memorabile impresa da eroe… Non era più padrone che del resto dei resti della sua originale possente salute. I superiori non osarono impedirgli di spenderlo in modo degno. Così fu deciso che anche due semoventi partecipassero alla spedizione, che risultò terribilmente complessa.

La spiegazione di Spigai getta una luce su un’incursione che rappresenta, senza ombra di dubbi, un chiaro fallimento tattico.

Il 23 luglio, la ricognizione aerea della Regia Aeronautica segnala una forte presenza di naviglio nemico a Malta: è l’occasione attesa per lanciare l’attacco.

Il giorno X è fissato per il 26 luglio 1941. La sera del 25 luglio la formazione navale lascia Augusta diretta verso Malta. Ovviamente, né a Supermarina né al comando della X Flottiglia sono a conoscenza della presenza dei radar, i quali annullarono l’effetto sorpresa dell’attacco e mise gli inglesi nella condizione di tendere una sorta di agguato ai mezzi italiani.

Tralasciando le vicende degli altri componenti della missione, ci soffermeremo sul crollo del ponte di Sant’Elmo che è direttamente collegato alla scomparsa di Tesei e del suo secondo, Alcide Pedretti.

Dal rapporto del tenente di vascello Costa, pilota di uno degli SLC: alle 4,30 esatte la rete doveva saltare perché ciò era previsto nelle operazioni di insieme, combinate anche con un contemporaneo attacco aereo che avrebbe dovuto mascherare l’esplosione della rete.

Tesei, in quella circostanza, mi ha detto le seguenti parole che valgono a testimoniare, mediante la mia deposizione, la fede e il coraggio di tale ufficiale, portati fino al sacrificio [presumo che non farò in tempo altro che a portare a rete il mio SLC. Alle 4,30 la rete dovrà saltare e salterà. Se sarà tardi spoletterò al minimo]. Egli partiva alle 3,45 circa. Non ha potuto avere il tempo di arrivare a rete per eseguire le operazioni di spolettamento con un conveniente anticipo per allontanarsi dalla zona di esplosione. Alle 4,45 ho udito lo scoppio. Il maggiore Tesei ha volutamente, per la riuscita dell’azione, sacrificato la sua vita, con quella del suo secondo uomo che con lui ha voluto eseguire la missione fino alla fine, spolettando al minimo e saltando con il suo ordigno.

Sulla fine di Tesei, e del suo secondo, permangono seri dubbi, visto che la spolettatura dei maiali era generalmente regolata a 30 minuti, in modo da permettere agli assaltatori di allontanarsi dal luogo dell’esplosione. È da escludere, quindi, una volontaria deflagrazione della carca esplosiva.

Negli anni ‘50 dello scorso secolo - ad opera dell’esperto navale Joseph Caruana - venne ripescato il relitto di un SLC, ancora munito della testa esplosiva, portato poi sfortunatamente ad affondare in alti fondali, insieme ad altri residuati bellici rinvenuti in vicinanza della costa.

Le conclusioni più veritiere sembrano essere ancora una volta quelle di Spigai: risulta…accertato in sede tecnica che la regolazione minima delle spolette degli apparecchi era di 30 minuti. Anche regolando al minimo, l’operazione avrebbe dovuto avere tempo sufficiente per sottrarsi all’effetto dell’esplosione. E allora? Poiché l’apparecchio risulta certamente distrutto si deve pensare che il pilota sia stato colto da malore sulle ostruzioni oppure ucciso per lo scoppio di cariche diverse da quella del suo apparecchio? Mistero.

Io ritengo inutile indagare troppo su come si svolsero i fatti. Tesei è un eroe chiamato dal destino della sua vocazione alla gloria umana e alla pace del Cielo.

Foto: web