La battaglia di Waterloo

(di Federico Gozzi)
19/06/17

Waterloo è una delle battaglie più importanti della Storia, poiché rappresenta la tomba dell'Impero Napoleonico, il quale incarnava in parte le idee illuministiche e rivoluzionarie francesi - essendo il proseguimento necessario della Rivoluzione Francese - pur ponendosi temporalmente all'inizio dell'epoca della Restaurazione, ovvero un’epoca imposta in Europa al fine di riportare in vita il vecchio ordine politico, restaurando regni e privilegi antichi, spazzati via dal vento rivoluzionario che aveva invaso l'Europa.

L'Impero Napoleonico era ai suoi ultimi respiri: Napoleone era appena tornato dall'esilio dall'isola d'Elba per riprendere il potere e governare i rimasugli dell'Impero nel cosiddetto periodo “dei 100 giorni”, così chiamato proprio per evidenziare la sua brevità.

La battaglia fu combattuta il 18 giugno del 1815 tra le forze francesi, guidate da Napoleone, e le forze della “VII coalizione” composta da Inghilterra, Austria, Prussia e Russia, guidate da Wellington e dal feldmaresciallo Von Blücher. Napoleone ordinò che le proprie truppe avanzassero su Charleroi, per poi piombare al centro dello schieramento nemico, impedendone la concentrazione in un unico luogo e quindi sconfiggendo uno ad uno gli eserciti avversari. Inoltre dispose l'esercito su due ali e costituì una riserva, utilizzando la Guardia per supportare l'armata che ne avesse più bisogno.
Le armate della coalizione furono colte impreparate da questa mossa: Wellington e Von Blücher avevano posizionato le loro armate in un territorio compreso tra Liegi e Gand, senza fornirle di adeguati collegamenti fra di loro. Il Maresciallo Ney, comandante dell'armata francese diretta a Quatre-Bras, bloccò le proprie truppe a pochi chilometri dalla cittadina poiché credette di aver davanti l'intero esercito inglese, mentre era presente solamente un modesto contingente britannico di 4000 uomini. Questo errore di valutazione permise a Wellington di comprendere lo sbaglio che aveva commesso nel posizionare le proprie truppe: ordinò di inviare immediatamente dei rinforzi alla città per non rischiare di perdere l'intero fronte.
Napoleone, osservato lo schieramento prussiano a Ligny, decise di attaccare poiché credeva di aver davanti il grosso delle divisioni nemiche. L'offensiva iniziò contemporaneamente con quella di Ney contro Wellington, ed ebbe un grande successo. I prussiani furono sconfitti ma i francesi non disponevano degli uomini necessari per inseguire il nemico in rotta. Dal canto suo, Ney non sconfisse gli Inglesi. ma costrinse Wellington a ritirarsi poiché aveva il fianco scoperto a causa della sconfitta prussiana. Infine, la coalizione tutta, si ritirò presso Mont Saint Jean.

Durante la notte tra il 17 e il 18 giugno ci fu una grossa tempesta, la quale infangò tutto il terreno e lo rese più difficoltoso, questo dettaglio fu fondamentale per lo svolgimento della battaglia. Napoleone non fu preoccupato dalle cattive condizioni ambientali: si recò, come suo solito, a controllare il campo di battaglia, timoroso di un'ulteriore ritirata britannica che potesse posticipare uno scontro diretto. Alle 8:00 la pioggia cessò e il tempo migliorò. Ciò permise all'Imperatore di poter schierare l'esercito. Il suo piano era di attaccare, per costituire un diversivo, l'ala destra dello schieramento britannico per poi ordinare un assalto frontale contro gli Inglesi, sostenuto da un cannoneggiamento dell'artiglieria e per occupare Moint Saint Jean e annientare quindi la coalizione. Questa scelta brutale fu data dal fatto che, se l'offensiva si fosse sviluppata sull'ala sinistra, Wellington avrebbe potuto ricongiungersi con i Prussiani, mentre così si sarebbe ritirato verso la costa.
I francesi, quindi, attaccarono il castello di Hougomont, ma furono respinti dalla tenace resistenza britannica. Neanche l'intervento dell'artiglieria e di Napoleone riuscirono a sfondarne le difese, permettendo così a Wellington di tenere occupata una gran quantità di soldati napoleonici, impedendo inoltre l'uso della cavalleria francese.
Il fianco destro francese, disposto in direzione di Chapelle Saint Lambert, era minacciato da un possibile attacco prussiano. Napoleone ebbe in quel frangente la possibilità di ripiegare e raggruppare le forze per sostenere una nuova battaglia e probabilmente vincere la guerra, però decise di continuare con il suo piano di battaglia. Infatti i francesi iniziarono un cannoneggiamento contro le posizioni avversarie, ma ottennero un modesto risultato. Inoltre, il successivo assalto della fanteria francese a La Haye Sante, si dimostrò inizialmente un fallimento, poiché le truppe della coalizione, lì stazionate, offrirono una tenace resistenza. Alla fine, però, la posizione fu ugualmente espugnata e cadde sotto il controllo napoleonico. Ciò mise in serio pericolo l'integrità dello schieramento britannico, che rischiava la sconfitta. Mentre la situazione per gli alleati era critica nei pressi di Mont Saint Jean, data l'avanzata francese, ebbe luogo il tempestivo intervento della cavalleria inglese, il quale permise di disperdere le truppe napoleoniche e di salvare l'intero centro dell'allineamento alleato. La carica della cavalleria fu così prorompente che i dragoni inglesi riuscirono a raggiungere le postazioni d'artiglieria francesi e minacciare la loro sopravvivenza; i reparti a cavallo napoleonici contrattaccarono allontanando le truppe britanniche dalla zona e tutelando la batteria di cannoni francese.

A La Haye Sante continuavano feroci i combattimenti. Ney, al comando della cavalleria pesante francese, sferrò ripetuti assalti e cariche senza il supporto dei fanti. Ciò permise alle forze della coalizione di potersi disporre in quadrato e resistere ai cavalieri francesi, la cui carica era lenta a causa del terreno ancora melmoso, riuscendo infine a respingerli.

Alla fine, dopo numerose offensive, La Haye Sante cadde definitivamente in mano francese, mettendo scompiglio nella formazione alleata.
L'arrivo delle truppe prussiane e il loro conseguente attacco sul fianco destro, presso il villaggio di Plancenoit, mise in difficoltà l' Imperatore. Infatti, egli difese strenuamente le posizioni presso Plancenoit, riuscendo a riconquistarlo, ma dovette impiegare i suoi reparti migliori per e perse numerosi uomini in questa azione. Questo fu decisivo per il successivo assalto francese contro le truppe di Wellington attestate a Mont Saint Jean, il quale risultò un vero e proprio fallimento, poiché - nonostante l'impiego di tutta la fanteria disponibile, delle batterie d'artiglieria e sopratutto della Guardia Imperiale (l'elité dell'esercito napoleonico) - i francesi si ritrovarono a difendere disperatamente le posizioni conquistate, vittime dell'assalto dell'esercito alleato.

Wellington aveva ammassato tutte le riserve disponibili e le truppe superstiti nel settore, per poi impiegarle durante l'offensiva francese. Infatti, durante l'avanzata delle truppe francesi, gli alleati attaccarono il nemico, riuscendo a confinare la Guardia in determinate zone e costringendola successivamente alla rotta. La sconfitta dei migliori reparti napoleonici fece diffondere il panico tra le fila francesi: questo provocò lo sbandamento dei reparti napoleonici, mentre la situazione si aggravò all'arrivo del contingente prussiano nei pressi di La Haye e Papelotte, le quali furono conquistate dai germani.

L'intero fronte francese era allo sbando totale. La fanteria si ritirava in modo disordinato. La battaglia era ormai persa. Wellington ordinò l'inseguimento con la cavalleria, ma i reparti della Guardia Imperiale, guidati da Napoleone, difesero strenuamente i compagni per permetterne la ritirata: nonostante l'eroismo dimostrato furono annientati e i soldati si dispersero, incalzati dalle forze della coalizione. Napoleone, assieme ad altri generali, si ricongiunse con i rimasugli del I° reparto della Guardia, sotto l'assalto del nemico proveniente da tutte le latitudini.
Dopo la rotta, i prussiani inseguirono i francesi in ritirata, abbandonandosi anche a barbarie e crudeltà, massacrando prigionieri e soldati, senza risparmiare nessuno, saccheggiando le ricchezze dell'esercito napoleonico, come cannoni e carri. Nel frattempo, Wellington e Von Blücher, si incontrarono alla fattoria de Le Belle Alliance per definire i risultati della battaglia: fu deciso di intitolare la vittoria alla cittadina di Waterloo, dove i britannici disponevano del loro quartier generale.

La battaglia era terminata con la vittoria della coalizione e la sconfitta dell'Impero Napoleonico. Il parlamento francese, dopo pochi giorni, sfiduciò Napoleone (nonostante i modesti successi delle armate francesi in altri campi di battaglia) e affidò un governo provvisorio a Joseph Fouchè, un deputato della Convenzione e ministro di polizia. Agli inizi di Luglio, i prussiani restaurarono l'antica monarchia francese mettendo sul trono Luigi XVIII. Napoleone, dopo una tentata fuga, venne catturato dalla Marina Inglese e inviato in esilio a Sant'Elena, dove morì il 5 maggio del 1821.

(foto: web)