La Corea del Nord e il nucleare (2/3): lo sviluppo storico del programma nucleare nordcoreano

17/10/17

Il programma nucleare nordcoreano iniziò nei primi anni ’60 quando fu istituito un complesso di ricerca per l’energia atomica a Yongbyon con scopi, almeno ufficialmente, solo civili, sulla spinta del principio del “Songun” (traducibile come spiegato nella prima parte “Prima l'esercito”. Questo concetto politico pone l'esercito in una posizione di superiorità rispetto ad altri organi statali: esso diviene il principale elemento della società nordcoreana e del suo governo per la tutela stessa dello Stato, al quale è necessario destinare ogni energia e capacità. Sull’onda di tale assunto venne così costruito il primo reattore, di fornitura sovietica (l’IRT-2M), che divenne operativo nel 1965.

Successivamente, la Corea del Nord ne costruì autonomamente un secondo, grazie sempre alle forniture sovietiche ed ai giacimenti naturali di minerali di uranio, principalmente costituiti da uraninite (biossido di uranio) di alta qualità, stimati in circa 4 milioni di tonnellate, presenti sul proprio territorio. Grazie a questa risorsa naturale e al decisivo aiuto anche della Repubblica Popolare Cinese, negli anni ’80 la dirigenza nordcoreana ha potuto proseguire il programma per gli armamenti nucleari, fatto che ha dato un forte impulso allo sviluppo della missilistica nel Paese a nord del 38esimo parallelo, dato che per avere un deterrente nucleare rispettabile è necessario disporre di vettori adeguati.

I risultati di tale programma nucleare fino ad oggi non sono certi: secondo la DIA (Defense Intelligence Agency) all’inizio del 2005 Pyongyang disponeva di 12-15 ordigni, per la CIA erano due o tre, mentre per il Dipartimento dell’Energia erano sette o otto.

Tanta incertezza dipende da molteplici fattori come la capacità di produzione di plutonio, sottoprodotto della fissione dell’uranio 238 nelle centrali nucleari, nonché dai criptici tests posti in atto dalla Corea del Nord dagli anni 2000 ad oggi. Secondo fonti nordcoreane, questi iniziarono con successo nel 2006 quando, nel poligono di Punggye-yok, nel nord del Paese, è stato fatto detonare un ordigno sperimentale di una potenza compresa supposta tra i 5 ed i 15 Kt. Successivamente il secondo test ebbe luogo nel 2009 sempre presso lo stesso poligono e con una potenza stimata di 2,3 Kton che generò un sisma di magnitudo compresa tra 4,7 e 5,3 a seconda delle stazioni di rilevamento. La potenza andò aumentando col terzo test effettuato nel 2013: questa volta viene stimata tra i 6 e i 16 Kton a seconda delle fonti con una magnitudo compresa tra i 4,9 e i 5,1.

Non a caso si è sempre parlato di stime: i test atomici sotterranei - come quelli eseguiti dalla Corea del Nord negli anni sopra indicati - generano onde sismiche paragonabili a quelle di un terremoto di media intensità e tramite l’analisi di queste è possibile risalire alla potenza dell’ordigno impiegato. Per farlo vengono prese in considerazione due tipi di onde che sono generate dalla composizione delle onde principali generate da un sisma (le onde P e le onde S): le onde di Rayleigh e le onde di Love (dette Lg).

Attraverso calcoli logaritmici effettuati sulle misurazioni dei sismogrammi si riesce a stabilire, con un certo margine di errore, la potenza dell’ordigno esploso. In particolare la potenza Y viene determinata dalla formula M=A+B Log Y dove A e B sono delle costanti che dipendono da quale sistema di misurazione della magnitudo viene utilizzato (ne esistono diversi) ed M è la misurazione della magnitudo data dalle onde P, S, Lg misurate dal sismogramma. Il margine di errore è dato da fenomeni di attenuazione dati dalla particolare composizione della Terra, che non è omogenea sia a livello di composizione che a livello di densità, da qui l’incertezza nel calcolo della potenza degli ordigni.

Manuele Serventi Merlo

Leggi anche: "La Corea del Nord e il nucleare (1/3): premesse ideologiche e storiche"

(foto: KCNA / web)