La Grecia, terra antica, conosciuta per i suoi filosofi e poeti, primo tra tutti il grande Omero (chissà se poi era veramente greco!), tra il 1400 e il 1800 fu assoggettata all'Impero Ottomano. Questa parte di storia è da noi molto meno conosciuta.
Furono quattro secoli di lotte tra partigiani greci e occupazione ottomana, lotta cui presero parte anche stranieri, tra questi Lord Byron.
Byron pensò sempre di essere portato per l'azione.
Se non aveva potuto seguire le sue inclinazioni, pensava, era colpa dei suoi problemi alle gambe, che forse lo facevano sentire inferiore agli altri.
Quando però nel 1823, stanco della vita tranquilla (e forse della sua ultima amante, la contessa Teresa Guiccioli), ha l'occasione di prendere le difese di un popolo, quello greco, da tanti anni sottoposto alla occupazione degli Ottomani, sposa la causa senza riserve e vi mette a disposizione la sua mente, lo spirito combattivo e tutti i suoi averi.
Lord Byron seguiva da tempo le imprese di Alessandro Mavrocordato, uomo politico greco che assieme ad altri patrioti greci, il 1° gennaio 1822, partecipò alla proclamazione dell'indipendenza.
Naturalmente Mavrocordato non era il leader della rivoluzione, ve ne erano altri e non si mettevano mai d'accordo (cosa che per certi aspetti assimila i greci agli italiani!).
Nel 1823 un greco, Luriottis, presentò le difese della causa greca di fronte al governo inglese. Un gruppo di politici inglesi cavalcarono l'onda della polemica e fondarono un comitato per l'indipendenza della Grecia. Ne facevano parte Geremia Bentham, Burdett, Hobhouse (amico di Byron), Kinnaird, Bowring e altri. Fu deciso di inviare un tal Blaquiere in Grecia per un'inchiesta. Blaquiere seppe che Byron aveva annunciato diverse volte di vole tornare in Grecia e decise che la fama del poeta avrebbe potuto servire a lui e alla causa greca, decise di invitarlo ad unirsi a lui.
Byron non riuscì a resistere alla tentazione, era proprio ciò di cui aveva bisogno: un motivo valido per fuggire dalla noia.
Il 13 luglio 1823 era a bordo dell'Ercole, il bastimento che l'avrebbe condotto in Grecia. Portava con se un piccolo seguito tra amici, animali, armi e munizioni (anche alcuni cannoni!) e soprattutto 50.000 dollari spagnoli, un tesoro per quei tempi.
La sera del 13 luglio l'Ercole salpò da Genova.
Byron non sarebbe più tornato, ma forse nelle profondità del suo animo lo intuiva. Ecco ciò che scriveva:
I morti si sono svegliati - e io dormirò?
Il mondo è in guerra con i tiranni - ed io dovrò inchinarmi?
La messe è matura - ed io esiterò a mieterla?
Non dormo più; la spina penetra nel mio giaciglio;
Ogni giorno una tromba risuona nel mio orecchio,
La sua eco nel mio cuore...
(Manfred)
Il 1° agosto l'Ercole arriva a Cefalonia dove si scoprì che Blaquiere, dopo averlo esortato di raggiungerlo, non l'aveva aspettato ed era tornato in Inghilterra.
Byron scoprì immediatamente che presso quella località, allora sotto il protettorato inglese, era considerato una celebrità, sia dagli inglesi di sua Maestà come dai greci che abitavano l'isola.
Tra i vari partiti in lotta scelse di appoggiare le operazioni di Mavrocordato, spendendo di tasca propria quattromila sterline per pagare gli equipaggi delle navi che l'avrebbero dovuto aiutare a rompere il blocco navale turco per raggiungere il suo partito in territorio greco.
Il 27 dicembre finalmente si decide a partire.
"Ho qualche speranza che la causa trionferà - scriveva - ma che trionfi o no, bisogna seguire le regole dell'onore rigidamente..."
Lungo il percorso furono attaccati dai turchi, il poeta riuscì a scappare e solo il 4 gennaio la flotta di Mavrocordato riuscì a ritrovarlo e condurlo a Missolungi: finalmente in territorio greco!
La situazione a Missolungi si dimostrò subito critica, non vi era organizzazione , nessun esercito, solo truppe raffazzonate e che non avevano alcuna voglia di combattere, inoltre, da troppo tempo erano lasciate a se stesse e le truppe che non sono tenute occupate impigriscono.
Mavrocordato vide in Byron una piccola speranza e gli offrì la carica di archistrategos.
Finalmente arrivò una parte dei rinforzi che attendevano. Il comitato di Londra aveva inviato mr. Parry con alcuni uomini e dei cannoni. Si trattava di un sottufficiale, Byron e la causa dovettero accontentarsi, d'altronde oramai aveva capito che la sua era una causa persa. Era impossibile mettere d'accordo anche solo due persone della combriccola.
Il migliori alleati degli Ottomani erano proprio i loro nemici, i greci e gli alleati inglesi!
I preparativi per l'assalto a Lepanto erano quasi terminati, il giorno si avvicinava. I problemi erano sempre gli stessi, mettere d'accordo greci e alleati e per farlo doveva ricorrere spesso ai suoi soldi, ma lo faceva volentieri, forse rassegnato.
Il 15 febbraio del 1824 licenziò buona parte delle sue truppe, i sulioti avevano infatti chiesto di nominare ufficiali una parte (cospicua) dei loro. Era la goccia che fece traboccare il vaso. Quel pomeriggio però si sentì male. Il viso era contratto e il corpo agitato da violente convulsioni.
Il 9 aprile decise di fare una passeggiata a cavallo, nonostante il tempo preannunciasse pioggia. Al ritorno Byron stava male. Nei giorni seguenti la febbre salì. Byron stava sempre peggio.
La sera del 19 si sollevò un violento uragano, su Missolungi, come a salutare per l'ultima volta l'anima di quel poeta e uomo d'azione che era stato:
Se rimpiangi la tua giovinezza, perché vivere?
Ecco il paese per una onorevole morte:
Scendi sul campo e dà la tua vita!
Cercati... una tomba di soldato
Che per te sia la migliore; guardati attorno,
Scegli il terreno e datti pace.