Dopo una lunga serie di scaramucce di confine che aveva contribuito in maniera notevole ad alzare la tensione tra i due Paesi, Saddam Hussein decise di passare all’offensiva, forte anche delle notizie che davano in crescete disfacimento l’apparato militare iraniano. Ciò rafforzava l’idea dello stato maggiore iracheno di procedere con una rapida offensiva lampo, utilizzando una forte armata corazzata, per conquistare il Khuzestan, che costituiva l’obbiettivo principale, impiegando al contempo un’altra armata nel nord dell’Iraq per presidiare il confine e tenere occupate le forze iraniane colà presenti.
Se sulla carta il piano elaborato dalla dirigenza politico/militare irachena poteva avere un senso, dal punto di vista pratico era tuttavia indebolito da almeno tre elementi essenziali. Innanzitutto lo scarso coordinamento interarmi dovuto allo scarso addestramento e alla mancanza di esperienza pratica concreta in materia, a cui occorre aggiungere il fatto di aver investito tutto su una guerra lampo dando per scontata la totale assenza di arresti tattici ed il notevole attrito che una guerra meccanizzata completa poteva comportare e, infine, la grande dispersione delle formazioni militari iraniane che ne aumentava la possibilità di salvarsi dinnanzi ad un massico primo strike da parte dell’aviazione avversaria. Strike che l’Aeronautica irachena pose in essere il 22 settembre 1980, andando ad attaccare per prime le principali basi aeree nemiche e bloccare a terra definitivamente l’Aviazione Iraniana.
In un gesto quasi emulativo delle incursioni aeree israeliane della Guerra dei Sei Giorni, gli iracheni, pur causando gravi danni alle infrastrutture iraniane, non riuscirono a raggiungere il loro principale obbiettivo. Al contrario, gli iraniani, che all’inizio delle incursioni avevano preferito proteggere i propri aerei in hangar maggiormente protetti, contrattaccarono subito nel pomeriggio stesso del 22 settembre. E in tal frangente dimostrarono fin da subito la loro netta superiorità nei combattimenti aria-aria che si svilupparono.
La IRIAF (Forza Aerea della Repubblica Islamica dell'Iran, ndr) abbatté nel giro di poche ore cinque Fitter e due Mig-23, seguiti il giorno successivo da altri cinque aerei iracheni, grazie all’operato di autentici assi come il capitano Azimi dell’81° squadrone dell’8° aerobrigata, a cui riuscì una “doppietta” con il lancio dei missili AIM-54 sparati dal suo Tomcat.
Ci volle qualche giorno perché anche la IrAF (Forza Aerea dell'Iraq, ndr) potesse ottenere qualche abbattimento. Due F-5E vennero abbattuti dal MiG-21 MF pilotato da S.A. Razak, accreditato di altre due vittorie ad ottobre dello stesso anno.
In generale, tuttavia, nella prima fase delle ostilità e per tutto il 1980, il bottino dei piloti iracheni rimase modesto. Niente a che vedere con quello iraniano che al 31 dicembre 1980 poteva contare su 67 tra MiG- 21 o MiG-23, diciotto Fitter, un bombardiere Tu-22, sei elicotteri e un paio di aerei da trasporto.
Se gli iraniani erano capaci di mantenere una netta supremazia nei duelli aria-aria, tuttavia non riuscivano adeguatamente a supportare le proprie forze di terra. Di questo inevitabilmente si avvantaggiarono gli iracheni nelle prime settimane della guerra.
Nel nord, mentre la 1° e la 11° divisione rimanevano di presidio nel Kurdistan, la 4° divisione meccanizzata attaccava la frontiera e strappava agli iraniani, dopo giorni di duri combattimenti, la località di Panjwin, andando così a minacciare direttamente i più importanti centri del Kurdistan persiano.
Nel tratto centrale del fronte, invece, il 22 settembre scattava in avanti la 7° divisione meccanizzata per assaltare lo strategico nodo di Qasr-e-Shirin. Snodo che le forze attaccanti conquisteranno dopo un’intensa giornata di combattimenti per poi minacciare il capoluogo provinciale di Kermanshah.
Nel frattempo, la 2° divisione di fanteria irachena attaccava e conquistava di slancio Meheran per poi lanciarsi su Llam. A fine giornata aveva così raggiunto le pendici dei monti Zagros e tagliato il fondamentale asse stradale nord-sud. Nel mentre, una brigata corrazzata rinforzata si spingeva su Dezful per conquistare anche l’altro snodo statale strategico lì presente. Anche le due divisioni corrazzate del II Corpo si spingevano sempre più in profondità nel territorio persiano. Ad un certo punto, tuttavia, furono duramente contrastate da diversi contrattacchi provenienti dal cielo per mezzo di elicotteri da combattimento Cobra AH-1J dell’aviazione dell’esercito scortati da caccia dell’IRIAF.
I danni causati dai mezzi aerei iraniani furono terrificanti per la forza d’attacco corrazzata irachena. I missili anticarro sparati dagli aerei e dagli elicotteri falcidiarono a tal punto gli iracheni che in cinque giorni ben il 50 per cento delle due divisioni corrazzate del II Corpo era distrutto o divenuto inutilizzabile.
Ciononostante, unità della 9° divisione corrazzata del II Corpo erano comunque riuscite a penetrare in territorio iraniano per una quarantina di chilometri, conquistando la postazione radar di Dezful e arrivando a ridosso della base aerea di Vahdati dove si trovava il quartier generale della 4° aerobrigata.
Alle porte dell’infrastruttura citata, però, i mezzi iracheni furono di nuovo oggetto di un terribile contrattacco dall’aria, supportato questa volta anche da un pesante sbarramento di artiglieria. A causa di un tale stato di cose, al 30 settembre le diverse formazioni del II Corpo avevano bisogno di una pesante riorganizzazione. Ciononostante, ero riuscite a coprire e ad alleggerire la pressione iraniana sul III Corpo.
Questa importante unità aveva attaccato con i propri elementi lo Shatt el-Arab per assicurarsene il controllo già nei primissimi giorni di guerra. Successivamente, penetrava nella regione petrolifera del Khuzestan, confidando sul fatto che l’area ben si prestava all’impiego di grandi formazioni composte da mezzi corrazzati. E questo nonostante vi fossero numerose zone palustri suscettibili di essere allagate per rallentare l’avanzata e centri urbani di dimensioni importanti.
Giunta nell’area sopra menzionata, la 1° divisione meccanizzata avrebbe dovuto circondare da sud Ahwaz per formare una tenaglia con la 10° corrazzata/II Corpo e intrappolare così le forze iraniane lì presenti.
Ciò, tuttavia, non avvenne. Con le truppe persiane che riuscirono a disimpegnarsi efficacemente sul ponte di Pol-Naderi e la decimazione della 10° divisione irachena per mano dei velivoli avversari, la tenaglia non riuscì a chiudersi.
Non migliore sorte ebbero la 6° divisione corrazzata e la 3° meccanizzata. La prima, che aveva attaccato nel settore di Bostan passando il passo di Susangerd, si ritrovò bloccata alla periferia della città di Ahwaz. La seconda, invece, che avrebbe dovuto appoggiare con la propria azione l’operato della 3° divisione corrazzata contro Khorramashahr attaccando il grande centro industriale di Abadan, si ritrovò fin da subito in difficoltà e non riuscì a conseguire alcuno degli obbiettivi prefissati.
Ciò mandava completamente all’aria i piani dello stato maggiore iracheno, considerato anche che la 3° divisione era avanzata meno della metà di quanto previsto anche a causa dei continui attacchi aerei iraniani non contrastati efficacemente dall’Aeronautica irachena.
Da qui la necessità di una profonda e difficile riorganizzazione per gli iracheni già nella prima settimana di ottobre, di cui anche gli iraniani beneficiarono ampiamente. Vennero infatti richiamate sul confine le migliori unità disponibili dell’esercizio di presidio nelle altre zone del Paese a sostituzione delle male armate milizie rivoluzionarie locali e truppe di frontiera che fino ad allora avevano sostenuto la maggior parte dei combattimenti.
La guerra lampo di Saddam finiva così in un nulla di fatto. E la guerra si sarebbe protratta per altri otto lunghissimi anni.
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(foto: web)