L’area mediorientale è sempre stata al centro di numerose contese. Lo è tutt’ora con i vari conflitti iracheno, siriano e yemenita. Solo per citarne alcuni.... Lo è stata, soprattutto, nel corso del XX secolo.
In tale lasso di tempo si è combattuta una guerra destinata ad influenzare a lungo gli sviluppi geopolitici e militari. Il riferimento è alla cosiddetta "Guerra imposta" nella quale si contrapposero l’Iraq baathista, guidato da Saddam Hussein, e l’Iran sciita, guidato dall’Ayatollah Khomeini dopo la vittoriosa rivoluzione che aveva detronizzato lo Scià.
Il motivo del contendere riguardava principalmente il possesso ed il controllo dell’ampia e strategica via d’acqua, nella quale il Tigri e l’Eufrate confluiscono per poi sfociare nel Golfo Persico.
Tale zona, in arabo chiamata Shatt al Arab, è anche tradizionalmente ricca di petrolio. Non deve quindi stupire che sia stata oggetto di contesa tra Iraq e Iran fin dai primordi.
Nell’ambito dell’influenza esercitata dalla Gran Bretagna, gli allora regni persiano ed iracheno avevano stipulato, nel 1937, un apposito trattato riguardante la spartizione territoriale della zona, stabilendo che la porzione maggiore spettasse all’Iraq; l’accordo venne però sconfessato dall’Iran pochi anni dopo, nel 1969.
Approfittando del forte riarmo operato dallo Scià e della debolezza dell’allora neonato regime baathista iracheno, l’Iran riuscì a far accettare alla sua controparte sunnita un nuovo trattato a sé più favorevole che fissava la linea di demarcazione tra i due Stati al centro della via d’Acqua.
Era il 1975 quando veniva siglato ad Algeri il nuovo accordo (foto), all’Iraq rimaneva solamente una piccola fascia costiera con il porto di Umm Qasr e la penisola di Al Faw quale sbocco diretto sul mare. Un tale stato di cose era considerato inaccettabile dal nuovo uomo forte di Baghdad, nel frattempo salito al potere: Saddam Hussein.
Messo da parte il precedente anziano presidente Hasan Al-Bakr, dopo aver precedentemente preso il controllo del partito unico Baath, il nuovo raìs, per compensare la superiorità militare dell’Iran in vista di un possibile confronto militare per il possesso dello Shatt al Arab, decise di firmare con Mosca un accordo di assistenza militare nel 1972.
Sulla falsariga dell’accordo con l’URSS, Saddam entrò in contatto anche con diversi Paesi dell’Europa Occidentale per l’acquisizione di moderno materiale militare. Fu così che l’arsenale iracheno si riempì anche di mezzi militari francesi (in primis) ma anche tedeschi e italiani. Con queste ultime acquisizioni gli iracheni potevano schierare al confine con l’Iran un esercito di ben 212 mila uomini, con 2000 carri da combattimento e 1000 pezzi d’artiglieria, supportati da almeno 370 aerei e 230 elicotteri.
Tale enorme macchina da guerra, posta agli ordini del capo di stato maggiore, generale Nizar Al-Khazraji, fedelissimo di Saddam, nelle intenzioni del presidente iracheno, avrebbe dovuto scatenare una breve ma devastante campagna per conquistare la ricca provincia del Khuzestan ed assicurarsi così definitivamente una volta per tutte lo Shatt al Arab. Degli attacchi diversivi secondari sarebbero stati invece organizzati per tagliare alcune strade di arroccamento strategico ed ottenere pegni territoriali da utilizzare al tavolo dei negoziati.
Per l’attuazione del piano sopra esposto le Forze Armate irachene erano così disposte ed organizzate.
A nord, nella zona di Soleimanyah, era dislocato il I corpo d’armata formato dalle divisioni di fanteria VII ed XI, quest’ultima rafforzata dalla 113^ brigata proveniente dal III corpo d’armata, e la IV divisione meccanizzata.
Al centro, con un doppio ruolo difensivo ed offensivo, era di presidio il II Corpo. Se da un lato questa formazione avrebbe dovuto proteggere la Capitale e la sua grande autostrada di collegamento, dall’altro, in funzione offensiva, avrebbe dovuto attaccare il settore iraniano di Qasre-Shirin-Ilam-Mehran, utilizzando in maniera combinata la fanteria e le unità corrazzate in suo possesso. Per questo compito il II corpo aveva a disposizione tre divisioni di fanteria, la VII meccanizzata e le divisioni corazzate IX e X, a ranghi completi, con 10 mila effettivi circa e 600 carri T-62, oltre a BMP-1 e supporti vari come sistemi missilistici SA-6 e SA-9, più semoventi quadrinati ZSU-23 da 23 mm.
A completare lo schieramento terrestre iracheno vi era, infine, il III corpo sul quale ricadeva il compito principale della conquista del Khuzestan. Per assolvere a tale gravoso compito la grande unità era schierata lungo un settore che andava sa Dezful ad Abadan.
Facenti parte di questa formazione erano le divisioni corazzate III e XII, più la potente X brigata corazzata indipendente, avente a disposizione 100 carri T-72 di fornitura sovietica. Alle divisioni corrazzate citate il III corpo affiancava anche diverse unità meccanizzate. Concretamente, queste erano le divisioni I e V, alle quale andavano ad aggiungersi due brigate di forze speciali e la XII brigata corazzata indipendente.
La composizione delle divisioni corrazzate e meccanizzate rifletteva in modo perfetto i dettami dell’organizzazione sovietica. Se quelle corrazzate erano strutturate su due brigate carri, una brigata meccanizzata ed una d’artiglieria semovente con supporti, quelle meccanizzate erano incentrate su una sola brigata carri – formata solitamente da circa 200 T-54/55 – e da due di fanteria blindata su BTR – 50/60. A queste unità, sempre nelle divisioni meccanizzate, si aggiungevano una brigata di artiglieria e supporti vari.
Per quanto concerne, invece, le brigate di forze speciali, strutturate solitamente su tre battaglioni, il nome non deve trarre in inganno! In Iraq, così come in molti stati arabi oggigiorno (vedi le celeberrime Tiger Forces dell’esercito siriano impiegate nella guerra civile in corso), non sono unità tipo commando ma, più semplicemente, reparti di fanteria di linea con un migliore equipaggiamento ed addestramento.
Il supporto aereo ravvicinato doveva essere fornito in massima parte dall’Aeronautica, anche se non mancavano reparti aerei nell’Esercito. Concretamente, questi erano strutturati su una brigata divisa in due stormi, il 1° ed il 2°, che a loro volta inquadravano otto squadroni ad ala rotante. Nei reparti erano operativi diversi tipi di elicotteri. Dai Mi-8 da trasporto, ai Gazelle francesi da ricognizione armata, armati con lanciarazzi e missili HOT, per arrivare agli Alouette III multiruolo. Nelle fila irachene erano altresì presenti il poderoso Hind in 17 esemplari assegnati al 4° squadrone indipendente d’assalto ed i più datati Westland Wessex Mk-52 in funzione di elicotteri d’assalto.
Un ruolo di primaria importanza nei piani del raìs era giocato anche dall’Aeronautica (in arabo Al Quwwat al-Jawwiya al-Iraqiya) anch’essa in larga parte costituita da mezzi provenienti dall’Unione Sovietica e strutturata nel modo seguente.
Nel nord, a Kirkuk, era dislocato uno stormo di cacciabombardieri montato su quattro squadroni dotati di Sukhoi 20/22 Fitter e MiG-21 MF. Un quinto squadrone, l’11° basato sempre su MiG-21 MF, era basato invece sulla base aerea di Firnas per proteggere l’importante città di Mosul. A Qayyarah, invece, era presente un nuovo stormo da intercettazione e superiorità area con reparti aventi in dotazione Mig-23 MLA ed i nuovissimi, allora, Mirage F-1EQ.
Nella grande base aerea di Al-Taqaddum di Tahmmouz era situato lo stormo bombardieri con i mastodontici bireattori Tu-22B/U e Tu-16 Badger in diverse versioni.
Affianco ai due modelli citati, lo stormo bombardieri schierava altresì due squadroni dotati dei trisonici MiG-25 Foxbat, nelle versioni da superiorità aerea e da ricognizione strategica.
A Rashid, ovverosia il principale aeroporto militare della capitale Baghdad, era dislocato uno stormo da caccia dotato di MiG-21 allo standard PFM e “bis”. Un altro reparto, del medesimo stormo, era invece dotato della versione del Fishbed ottimizzata per il doppio uso intercettore/ricognitore.
Scorrendo l’ordine di battaglia dell’aviazione irachena, ad Al-Kut si trovava uno stormo multiruolo che inquadrava un reparto di vecchi Sukhoi Su-7 Mk ed un altro su cacciabombardieri MiG-23 BN.
Nella base Tallil di Nassiriyah era situato un altro stormo da bombardamento, equipaggiato su due squadroni di Flogger. Infine, ad al-Widha/shoibiyah, si trovava un reparto montato su MiG-21 MF ed un altro su SU-22M.
A Tikrit e a Baghdad, si trovava, invece, la linea addestrativa della forza armata. Nella fattispecie, a Tikrit si trovava l’Accademia Aeronautica e le linee da addestramento basico, primario ed avanzato, su sette gruppi di volo. I velivoli in dotazione erano gli addestratori basici A.202 A Bravo, gli elicotteri Mi-2, Mi-4 e Gazelle, più gli aviogetti L-29 e Jet Prevost per l’impiego delle armi. Ad essi andavano ad aggiungersi anche un paio di PC-7 ad elica.
Il trasporto aereo era assicurato da un’apposita brigata ed era integralmente basato sulla base di Rashid e sull’aeroporto “Saddam” della capitale irachena. Era strutturato in tre gruppi montati, rispettivamente, su Il-76MD, An-12 ed An-2. A questi si affiancavano gli aerei civili della compagnia aerea nazionale “Iraq Airways”, in special modo gli An-24.
Lo schieramento dell’Aeronautica era completato, infine, dalla difesa aerea integrata. Questa, allo scoppio delle ostilità, poteva contare su un gran numero di siti armati con sistemi SA-2 ed SA-3 sovietici, oltre che cannoni automatici da 57/73 mm. In consegna - nel 1980 - erano anche quattro batterie di missili Roland-2 su autocarri.
A completare lo schieramento iracheno ci pensava la Marina Irachena. Decisamente la meno importante rispetto alle altre due forze armate, aveva un’entità davvero modesta per via della ridotta fascia costiera controllata dall’Iraq. Accanto ad una piccola fregata costruita in Jugoslavia nel 1978 erano presenti alcuni gruppi d’attacco formati da motomissilistiche ex sovietiche, classe OSA, tre cacciasommergibili, una ventina di vedette, cinque dragamine ed alcune unità da sbarco classe Polnocny. Come per l’Esercito, anche la Marina poteva contare su una componente aerea. Nella fattispecie, un reparto di elicotteri navalizzati Super Frelon.
(foto: web)