Dopo avere arrestato, il 16 novembre, l'offensiva nemica a Cortellazzo, impedendo così ai tedeschi e agli austriaci di arrivare a Venezia e di vincere, sull'onda di Caporetto, la guerra europea, la Marina Italiana torna all'offensiva, proseguendo la propria tradizionale strategia con in più, questa volta, la precisa intenzione di sottolineare agli occhi di tutti la volontà di riscossa della Nazione.
Già il 18 novembre una squadriglia di cacciatorpediniere, composta da Audace, Abba, Ardente e Animoso batte, di buon mattino, le trincee austriache presso Revedoli con 600 colpi di cannone da 102 mm. L'azione, che solleva l'entusiasmo delle truppe italiane e le ire dei generali asburgici, viene rinnovata il giorno dopo dai caccia Stocco, Orsini, Sirtori e Ardito, che tirano 100 colpi per pezzo contro le linee nemiche tra Revedoli e Caorle; il 20 novembre è il turno delle postazioni avversarie presso Grisolera. Detto obiettivo viene nuovamente attaccato il 23, questa volta da ben 8 cacciatorpediniere. La reazione nemica, affidata alle batterie costiere e agli aerei, si rivela inefficace.
Per aggiungere, come dicono gli inglesi, offesa ad ingiuria, il 25 novembre le cannoniere Capitano Sauro e Folgore - due piccoli ex mercantili asburgici catturati nel 1915 - risalgono addirittura il Piave per 5 chilometri, cannoneggiando e mitragliando a uno a uno tutti i capisaldi austriaci avvistati.
Dal canto suo, la marina austro-ungarica, allo scopo di appoggiare dal mare l'avanzata del proprio Esercito, aveva trasferito a Trieste le corazzate Wien e Budapest. Queste navi da battaglia vengono danneggiate entrambe il 16 novembre, davanti a Cortellazzo, dal preciso tiro della batteria costiera da 152 mm comandata dal tenente di vascello Bruno Bordigioni; benché costrette a ritirarsi dal successivo intervento delle unità navali italiane, continuano comunque a rappresentare, a tutti gli effetti, una costante potenziale minaccia per il fronte a mare italiano sul Piave.
La notte fra il 9 e il 10 dicembre 1917 i MAS 9 (comandante il tenente di vascello Luigi Rizzo, ideatore sin dalla primavera di quell'impresa, lungamente studiata) e 13 (capo timoniere 1^ cl. Andrea Ferrarini) salpano da Venezia, sotto la scorta delle torpediniere 9PN e 11PN. Dopo quasi due ore di duro e silenzioso taglio, a mano, dei cavi delle ostruzioni, i due MAS penetrano nel Vallone di Muggia, navigando lentamente e senza rumore sui motori elettrici. Dopo un'ultima ricognizione, destinata a confermare la mancanza di reti parasiluri nel bacino portuale, i MAS lanciano a distanza ravvicinata.
Il Wien, colpito a centro nave, affonda in pochi minuti. La reazione avversaria non impedisce alle piccole siluranti di uscire da quel porto e di rientrare, indenni, alla base.
L'affondamento di questa corazzata è il primo grande successo italiano sul mare della Grande Guerra, conseguito dopo anni di sforzi tenaci. L'azione, ben pianificata, viene abilmente comunicata e valorizzata in modo da sottolineare l'inversione di tendenza della Nazione dopo quasi due mesi di crisi.
Ideatore e convinto sostenitore, sin dal 1915, della strategia della "battaglia in porto" è l'ammiraglio Paolo Thaon di Revel, Capo di Stato Maggiore della Marina nel 1915 e nuovamente nel 1917-1919. Sempre in prima linea, il futuro Grande Ammiraglio si dimostra costantemente aperto alle nuove idee, dall'aviazione navale ai sommergibili fino ai MAS e ai treni armati, e incoraggia l'iniziativa dei propri marinai, non esitando a verificare di persona la "scena" dei forzamenti dei porti avversari, come quando una notte del settembre 1917, si spinge a bordo di un motoscafo a poche centinaia di metri dalle ostruzioni triestine nel corso della redazione finale del piano di Rizzo.