La Marina imperiale giapponese iniziò la guerra del Pacifico con 10 portaerei, all'epoca la più grande e moderna flotta del mondo di questo tipo. Anche se alcune portaerei giapponesi, in accordo alle limitazioni imposte alla Marina dalle Conferenze Navali di Washington e di Londra, erano di piccole dimensioni. All'inizio delle ostilità gli Stati Uniti possedevano 6 portaerei, di cui solo 3 operavano nel Pacifico, mentre il Regno Unito ne possedeva 3, di cui solo 1 operante nell'oceano Indiano. Le portaerei giapponesi, come la Shokaku e la Zuikaku, eccedevano ogni altra portaerei al mondo in prestazioni e capacità fino allo sviluppo statunitense, a guerra in corso, della classe Essex.
In seguito alla battaglia delle Midway, nella quale furono affondate quattro portaerei giapponesi, la Marina imperiale si trovò improvvisamente a corto di questo tipo di navi e iniziò una serie di progetti ambiziosi per convertire vascelli militari e commerciali in portaerei di scorta. Il più grosso lavoro di trasformazione nel programma delle portaerei giapponesi fu quello della gigantesca Shinano, in origine la terza supercorazzata, dopo la Yamato e la Musashi.
L’intera storia della Shinano si riduce ad un mostruoso errore e ad un altrettanto sforzo sprecato. La progettazione di questa unità subì una sostanziale modifica, dato che in origine doveva essere una nave appoggio aerei senza una dotazione di apparecchi propri, destinata solo a trasportare combustibile e munizioni per gli aerei delle altre unità, nonché officine per ripararli. In seguito l'idea fu cambiata e l'unità ebbe un ponte di volo con un’aviorimessa per aerei propri, ma il loro numero fu assai limitato. Furono infatti 47, cioè quanti ne potevano portare le portaerei leggere che dislocavano 15.000 tonnellate. Per colpa del ritmo d’arresti e riprese dei lavori, lo scafo della Shinano era stato completato fino al ponte principale. Statisticamente fu la più grande portaerei ad essere costruita negli anni della seconda guerra mondiale, superata solo nel 1955 dalla Classe Forrestal americana che dislocava 75.900 tonnellate, però in grado di portare ben 100 aerei. Esternamente era simile alla Taiho, avendo un'isola sul lato destro, con a suo interno un fumaiolo inclinato di 26° verso l'esterno. Era però larga ben 9 metri in più e questo provocava una netta riduzione della velocità a 27 nodi, pur avendo lo stesso apparato motore della Taiho che sviluppava invece ben 33 nodi. La corazzatura di murata aveva lo spessore di 203 mm, il ponte di volo era protetto da piastre dello spessore di 101 mm, i depositi di munizioni avevano una protezione a murata di 178 mm, infine le caldaie e le macchine di propulsione erano quelle della classe Yamato.
Alla fine del 1944 alla Marina imperiale mancava il carburante e mancavano soprattutto aviatori preparati, questi fattori fecero della Shinano un colosso del mare completamente inutile e la sua fine ha qualcosa d’irreale e di patetico.
Il 28 novembre dello stesso anno salpò verso le acque ritenute più sicure di Kure, nel mar Interno. Qui sarebbe stato completato l’armamento e la nave avrebbe ricevuto il previsto numero d’aerei da caccia e bombardieri. Era una notte quasi perfetta per il viaggio che la nave iniziava, scortata dai cacciatorpediniere Hamakaze (foto), Yukikaze e Isokaze. Il comandante aveva richiesto un rinvio della data di partenza, motivando la sua richiesta all’alto comando della Marina imperiale. Infatti, a causa dell’urgenza con cui si erano terminati i lavori d’allestimento, alcune caldaie della nave erano incomplete: soltanto otto su dodici erano al momento in funzione e questo riduceva la velocità da 27 a 20 nodi. Infine la maggior parte dei 1.147 compartimenti stagni della nave non erano stati provati e l’equipaggio aveva ricevuto solo un minimo addestramento. Ma nonostante ciò la richiesta del comandante fu respinta e – come se non bastasse – venne informato che non ci sarebbe stata nessuna copertura aerea per la sua nave.
Era in mare da meno di 24 ore, non si era neppure allontanata dalla vista della costa, quando fu sorpresa dal sottomarino americano Archerfish (foto sotto) e centrata da quattro siluri. Gli ordini in codice, del sommergibile americano, dicevano d’incrociare al largo della baia di Tokyo, a sud-est dell’isola di Honshu. Il tentativo di mantenere il più assoluto segreto sulla Shinano era quindi riuscito. Il manuale di riconoscimento della Marina USA non la menzionava nemmeno, al contrario l’esistenza delle sue unità gemelle era nota. Preso il contatto con le unità giapponesi, l’Archerfish si pose in rotta d’avvicinamento, giunto in posizione ottimale lanciò i suoi siluri.
Alle 3.17 il primo siluro squarciò lo scafo della Shinano e nei successivi 30 secondi altri tre siluri trafissero la grande nave. Le esplosioni non avevano causato grossi danni, ma - a causa della velocità che la Shinano manteneva - l’acqua di mare irruppe nello scafo, attraversandolo da un compartimento all’altro, provocando con la sua pressione devastazioni maggiori. Verso le 5, quando l’inclinazione toccò i 18 gradi, l’evaporazione dell’acqua dolce smise di funzionare e alle ore 7.05 le macchine si fermarono per mancanza di vapore. I tre caccia della scorta si disposero lungo i fianchi dell’immobile nave ed iniziarono a raccogliere i feriti e gli uomini in mare. Alle 10.38 il comandante diede il permesso di abbandonare la nave, salutò i suoi ufficiali e comunicò loro che sarebbe rimasto a bordo.
La carena della Shinano raggiunse la posizione verticale, con la prua rivolta al cielo, rimase sospesa per un momento, mentre l’acqua marina allagava lo spazio rimasto, poi emise una sorta di lamentoso ruggito prima d’inabissarsi nel Pacifico. Giù con la portaerei andarono il comandante, i sepolti vivi, i moribondi e - con il risucchio - centinaia d’uomini aggrappati disperatamente allo scafo ed ai ponti. Alle 14, quando la Shimano giaceva sul fondo del Pacifico da più di tre ore, le ricerche dei superstiti cessarono e dal cacciatorpediniere Hamakaze fu trasmesso un messaggio al comando della Marina imperiale: “Il ritratto dell’Imperatore al sicuro a bordo dell’Hamakaze, superstiti della Shinano 1.080 uomini, tutti i documenti segreti affondati con la nave”. La Shinano, la più grande portaerei del mondo, era affondata durante il suo viaggio inaugurale. Quando il Giappone firmò la resa, l’Archerfish fu uno dei 12 sommergibili che entrarono nella baia di Tokio con la flotta, in occasione della cerimonia svoltasi sulla corazzata Missouri. Per l’affondamento della Shinano il comandante, capitano di fregata Enright, fu insignito della Navy Cross.
La Shinano, nata come ibrido dallo scafo di una corazzata, avrebbe dovuto incrementare l'esiguo numero di portaerei pesanti che il Giappone possedeva nel 1944 (Taiho, Shokaku e Zuikaku). Si caratterizzava per l'impressionante corazzatura e allo stesso tempo per lo scarso numero di aerei ospitati. In teoria sarebbe dovuta essere la portaerei più corazzata e protetta dell'epoca, anche se lo scarso numero di aerei a disposizione ne rendeva dubbia la capacità offensiva.
Shinano fu una provincia del Giappone, in quella che oggi è la prefettura di Nagano. L'antica capitale si trovava vicino alla moderna città di Matsumoto, che divenne un'importante città della provincia. A causa delle sue grandi dimensioni, Shinano, durante il periodo Sengoku, fu spesso divisa in più feudi e diverse città castello si svilupparono in essa. La portaerei Shinano prese il nome proprio da questa provincia; passerà comunque alla storia per la sua enorme stazza e per le dimensioni gigantesche del suo ponte di volo.
Scheda tecnica:
Costruita nel Cantiere Arsenale di Yokosuka
Impostata il 4 maggio del 1940
Varata 8 ottobre 1944
Entrata in servizio il 19 novembre 1944
Dislocamento: 62.000 tonnellate
Lunghezza 290 m
Larghezza: 40 m
Immersione: 10,29 m
Velocità: 27 nodi
Protezione: fino al galleggiamento 400 mm
Apparato motore: 4 gruppi turbine, 12 caldaie, 4 eliche Potenza 150.000 cavalli.
Combustibile: 8904 tonnellate
Autonomia: 10.000 miglia a 18 nodi
Aerei: 42 aerei pronti; 5 aerei di riserva
Armamento: sedici cannoni da 147 mm
145 mitragliere contraeree da 25 mm
dodici lanciarazzi a 28 canne da 127 mm
Equipaggio: 2400 uomini