Alcune riflessioni sui droni: verso l’abbandono dello human-in-the-loop

(di Filippo Del Monte)
02/07/24

Una delle caratteristiche emblematiche della guerra russo-ucraina e che essa, per utilizzare le parole della giornalista de “Il Foglio, Cecilia Sala, è “una guerra del 1914, condotta nelle trincee, e una guerra dove i protagonisti delle battaglie sono piccoli droni fabbricati con stampanti 3D da seicento euro, alimentati con le batterie delle sigarette elettroniche Iqos, che trasportano bombe".

Effettivamente i droni dotati di visuale in prima persona (FPV) stanno avendo un ruolo centrale nei combattimenti di fanteria, specie in questa fase del conflitto ucraino, dove i russi sono impegnati nel tentativo di conquistare l’area di Kharkiv.

Da "arma d'emergenza", introdotta sul campo di battaglia dagli ucraini a causa della penuria di munizioni convenzionali - figlia anche della ritrosia e dei dubbi dell'Occidente nelle forniture di munizioni e sistemi d’artiglieria - e della oggettiva inferiorità delle Forze Armate ucraine rispetto ai russi nei sistemi di supporto alla manovra, i droni FPV - che hanno anche un bassissimo costo di produzione e sono, dopo un minimo addestramento, facili da manovrare - sono diventati un'arma ormai presente in battaglia e con cui fare i conti.

Le cifre sull’utilizzo dei droni FPV sono interessanti: nel periodo compreso tra il 1º gennaio e il 9 marzo 2024, sono stati confermati da video 5.285 strike per le AFU e 4.120 per le truppe russe. Di questi, il 54% sono stati attacchi condotti contro unità di fanteria. La battaglia che si sta combattendo tra Neskuchne e Liptsy vede drappelli di fanteria ucraini e russi scontrarsi con ampio utilizzo di droni. E questo specifico utilizzo dei droni è particolarmente interessante poiché i sistemi unmanned non vengono più utilizzati come armi di supporto, ma sono parte integrante del combattimento di fanteria.

Si può pensare che, colpendo colonne di fanteria o corazzati, i droni stiano svolgendo la stessa funzione dell'artiglieria, ma a fare la differenza, ancora una volta, è la possibilità di utilizzare i droni per sovraccaricare le difese del nemico, impedendo l'attivazione di contromisure efficaci e rendendo inutile la neutralizzazione di alcuni - perché solo di alcuni si parla - dei dispositivi lanciati contro di esso. A dover essere contrastata è la ridondanza dei droni più che il loro potenziale distruttivo. Nel caso dei droni, infatti, la massa è potenza.

Qualche tempo fa su "Foreign Affairs", Stephen Biddle aveva identificato come "novecentesca" (in alcuni tratti anche ottocentesca si potrebbe aggiungere) la natura della guerra in Ucraina, dove, però, si utilizzando tecnologie del XXI secolo per combattere. Ma ciò non vuol dire che sia rivoluzionaria. Non è ancora l’epoca di “Star Wars”, a dominare sono ancora le jüngeriane “tempeste d’acciaio”. Tuttavia è bene sottolineare come il sapiente utilizzo dei droni da parte ucraina sta avendo una influenza notevole in una parte importante del dibattito industriale-militare dell’Europa occidentale.

L’ex pilota di elicotteri della Bundeswehr, Florian Seibel, CEO dell’azienda tedesco-ucraina Quantum Systems, ha fondato la newco Stark Defense con l’obiettivo di progettare e produrre droni da combattimento guidati dall’intelligenza artificiale. Seibel è uno degli imprenditori e tecnologi della difesa che stanno acquisendo molteplici esperienze dalla guerra in Ucraina e che già fornisce a Kiev droni di vario tipo.

Per Seibel, la produzione massiccia di droni ad elevato contenuto tecnologico e potenziale distruttivo è lo strumento che un’Europa con una popolazione sempre più vecchia e limitate capacità di produrre e stoccare armamenti convenzionali può utilizzare per contrastare eserciti numerosi e ben armati.

La superiorità tecnologica è l’unico campo in cui l’Europa può eccellere nella fase di preparazione di un conflitto e poi durante la guerra. E i droni che ha in mente Seibel sono multidominio ed in grado di operare a terra, in acqua ed in aria. Il sostrato dottrinario delle riflessioni di Seibel e di tanti sostenitori della “dronizzazione” delle Forze Armate occidentali è figlio di almeno tre questioni fondamentali: 1) il bagaglio d’esperienze della guerra russo-ucraina; 2) le riflessioni sull’IA applicata ai sistemi d’arma; 3) la costruzione di una difesa europea basata sul primato tecnologico.

Proprio per quanto riguarda il secondo punto, occorre evidenziare che i droni della Quantum System, dotati di IA e chip Nvidia, non dipendono dal GPS né da un pilota umano; sono, dunque, in grado di elaborare autonomamente i dati atti ad individuare gli obiettivi e distinguere gli amici dai nemici. I droni che Quantum System ha esportato in Ucraina o prodotto direttamente in loco, seguono ancora il modello "human-in-the-loop", dove la decisione di colpire o meno un obiettivo spetta ancora al soldato umano.

Nel prossimo futuro non è detto che non si scelga - e le riflessioni sulle implicazioni etiche dietro questa scelta già sono numerose - di consentire ai droni di colpire obiettivi nemici in autonomia, attraverso elaborazioni e decisioni direttamente prese dall’intelligenza artificiale nel caso in cui sia impossibile comunicare con i decisori umani.

La direzione per la quale propende Seibel è proprio questa, tanto da dichiarare che uno degli obiettivi della Stark Defense è proprio quello di creare le condizioni tecniche affinché gli stati maggiori euro-occidentali abbiano la possibilità di superare, qualora optassero per questa strada, il concetto di “human-in-the-loop”.