Giovedì 28 ottobre, presso la sala convegni dell’Accademia dell’Alto Mare, nella base navale di via Acton, è stata intitolata l’infermeria della Marina Militare di Napoli al maggiore medico Vincenzo Tiberio. L’inaugurazione ha visto l’apposizione di una targa del 1961, già affissa nell’Ospedale della Reale Armata di Mare di Piedigrotta.
Con quest’atto simbolico, la Marina Militare ha inteso commemorare il maggiore Vincenzo Tiberio, militare, scienziato, uomo di mare e valente medico che ha prestato servizio nella Regia Marina tra il 1896 ed il 1915. Tiberio è noto per essere stato un attento studioso del potere chemiotattico e battericida di alcuni estratti di muffe, il cui lavoro sulla connessione funghi-antibiotici precorreva la scoperta della penicillina da parte di Alexander Fleming.
Ne hanno delineato la figura di valente uomo di Marina diversi relatori, moderati dal giornalista Massimo Milone, a cui si sono unite le testimonianze di due familiari del medico militare, i pronipoti Giulio Capone e Anna Zuppa Covelli.
Durante il convegno, gli aspetti più propriamente scientifici sono stati tracciati dal professore Gennaro Rispoli, direttore del Museo delle Arti Sanitarie di Napoli e dall’ammiraglio ispettore capo Riccardo Guarducci, capo del Corpo Sanitario della Marina Militare. Quest’ultimo, in particolare, ripercorrendo gli anni della carriera militare di Vincenzo Tiberio, ha sottolineato come "egli, in ogni sua destinazione, si sia prodigato per la tutela della salute degli equipaggi a lui affidati, dimostrando una visione straordinariamente precorritrice delle attuali norme di igiene e medicina preventiva. Nella sua opera, si evincono facilmente le qualità dell’osservatore, il metodo applicato alle rilevazioni e l’attenzione anche a dettagli non immediatamente coinvolti nella ricerca di igienista, che ha dimostrato la costante capacità di coniugare il rigore scientifico allo spirito di servizio proprio di un ufficiale medico della Marina".
L’ammiraglio ispettore capo Giuseppe Abbamonte, comandante Logistico della Marina Militare, ha portato alla platea il suo saluto, introducendo il grande valore dell’ufficiale Tiberio e dei suoi studi: "Un esperto ricercatore, un militare italiano che ha dato un grande contributo alla lotta contro le infezioni, un esempio ancora attuale per i nostri ufficiali medici. La spiccata intuizione e l’attento occhio critico caratterizzanti l’operato di Vincenzo Tiberio pongono alla nostra attenzione un singolare parallelismo tra la sua storia, privata e professionale, e quella del nipote Ugo Tiberio, ufficiale del corpo delle Armi Navali della Regia Marina, i cui studi lo portarono a scrivere la "Equazione del Radar". Entrambi uniti da un singolare e poco fortunato destino, quello cioè di non vedere riconosciute le loro grandi e geniali intuizioni e scoperte dai connazionali contemporanei, facendo sì che fama ed onori per le scoperte frutto del loro infaticabile lavoro e della loro genialità, fossero riservati a scienziati e ricercatori di altre nazionalità".